IL MORSO DELLA VIPERA || Alice Basso || Garzanti || 2 luglio 2020 || 340 pagine
Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia : racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l'altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall'affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole. Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime. Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo, quando un'anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l'unica a crederle. Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c'è niente? Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l'intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi. Dopo aver creato Vani Sarca, l'autrice torna con una nuova protagonista: combattiva, tenace, acuta, sognatrice. Sullo sfondo di una Torino in cui si sentono i primi afflati del fascismo, una storia in cui i gialli non sono solo libri ma maestri di vita.
Poco più di un anno fa, in lacrime, disperata, salutavo Vani Sarca, mia compagna di avventure per un intero lustro, personaggio nel quale così tanto mi sono riconosciuta da aver dato il suo nome al mio cane! No, non ho chiamato Silvana il mio cane, l'ho chiamata Vani Sarca... nome e cognome!
Sapevo che Alice sarebbe tornata in libreria e sapevo anche che, se da una parte aspettavo con ansia un suo nuovo romanzo, dall'altra ne avevo anche un po' paura.
Sarebbe riuscita a creare qualcosa di altrettanto "forte"? Sarebbe riuscita a conquistarmi ancora? Che poi, diciamocelo: quando uno scrittore diventa pure amico, è sempre tutto più difficile. Perché io lo so che Alice è Alice e che avrebbe accettato anche una critica, un'alzata di spalle, un mio: "Ok, brava, ma Vani...", ma io mi sarei comunque sentita un po' una cacca!
E così, quando, in tempi non sospetti, pre-covid, pre-lockdown, questo nuovo libro è segretamente giunto tra le mie mani, io l'ho dapprima fissato, scrutato, annusato (solo metaforicamente, perché i libri puzzano sempre, per quanto mi riguarda!). Gli giravo intorno come fanno i cani quando devono capire chi hanno davanti.
Di sicuro c'è da dire che la copertina ha un suo perché. Insomma, stavolta nessuno fuggirà a gambe levate vedendola ben esposta in libreria!
Poi si apre il libro e ci si imbatte, immediatamente, in Anita Bo, una giovane e avvenente fanciulla torinese.
Siamo nel 1935 e Torino, come il resto d'Italia, è alla mercé di Mussolini e del fascismo.
"Siete fascisti?" "Cosa dovevamo fare?"
Ecco, questo credo sia il primo pregio del nuovo romanzo di Alice Basso: ci addentriamo in un periodo storico che, a detta di molti, era tutto uno splendore, ma Alice, con la sua innata ironia, è bravissima a far emergere le lacune, le pecche, i dolori, il sangue versato in quel periodo. Cosa che, a quanto pare, recentemente viene spesso dimenticata.
Ma torniamo alla nostra protagonista! Anita è un personaggio che salta immediatamente all'occhio del lettore e non solo per la sua avvenenza fisica, quanto per la sua mente, ahinoi, spesso poco brillante! Insomma, Anita Bo è il classico esempio di ragazza bella e un po' stupida, di quelle a cui, in quegli anni, veniva sempre detto "che ti importa? Tanto tu sei bella!".
Immaginate il suo disappunto quando dovrà rendersi conto che non sempre e non tutti gli uomini guardano alla bellezza e che, soprattutto, una buona cultura può aiutare in tanti ambiti della vita!
Quella che Alice ci racconta è la storia di una ragazza che, davanti alla proposta di matrimonio del suo fidanzato, in barba a tutte le regole dei tempi, prende tempo e dichiara che, prima di convolare a giuste nozze e diventare una perfetta donna di casa e madre di famiglia, vuole lavorare per almeno un anno.
Corrado Leone, dei famosi Alimentari Leone (no, niente parentela coi Leone delle pastiglie!), anche lui in barba a ciò che i tempi "imponevano", accetta la proposta della sua fidanzata.
Ed è così che Anita Bo si ritroverà a lavorare come dattilografa per Saturnalia, una rivista specializzata in racconti gialli di importazione americana.
Adesso, se conoscete Alice, potrete già immaginare che Anita si ritroverà invischiata in un piccolo giallo da risolvere. Ma, a differenza di Vani, la nostra nuova eroina tutto è meno che uno stinco di intelligenza, quindi preparatevi a delle grasse risate!
Nuova avventura, quindi, per Alice Basso! Un'avventura che, come avrete modo di scoprire leggendo questo primo romanzo (sì, nel caso non lo sappiate si tratta di una nuova serie!) ha dietro un grande studio da parte della sua autrice che, pignola come poche, si è tuffata in decine di volumoni (notevolmente più alti di lei, non che ci voglia molto!) per far sì che il lettore si sentisse totalmente immerso in quel 1935 che ospita il racconto.
Tutto, dai nomi dei personaggi all'abbigliamento, passando, ovviamente, per corsi e ricorsi storici, calza a pennello.
Non una sbavatura, non una parola fuori posto all'interno di questo romanzo, durante la lettura del quale vi ritroverete magicamente a immaginare Anita esattamente come una di quelle dive del cinematografo che tanto abbiamo amato negli anni: il suo rossetto rosso (messo e subito tolto con una velina perché appaia quanto più naturale possibile!), i suoi abiti, i capelli con l'ondina... nulla viene lasciato al caso, tanto che, a fine lettura, vi sembrerà quasi strano indossare dei jeans e delle sneakers!
Insomma, Alice Basso è tornata (per fortuna!) e lo ha fatto in grande stile, coniugando la sua capacità di creare personaggi che si installano subito nell'immaginario del lettore al punto tale da crederli reali e inserendoli perfettamente in un contesto storico sicuramente non facile, ma che fa parte del nostro bagaglio e che la Basso racconta con dovizia di particolari e con il sorriso che contraddistingue sempre le sue storie!
Anche questa volta, poi, arrivati all'ultima pagina, partirà l'imprecazione verso l'autrice e la richiesta, a gran voce, del romanzo successivo!
Ringrazio Alice e la Casa Editrice Garzanti per la copia in anteprima del romanzo
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