RICORDATI DI BACH || Alice Cappagli || Einaudi || 30 giugno 2020 || 251 pagine
Sono viva. Mi sono fatta male. Sono da sola.
Sono strani i percorsi che ci indicano la via. Sono strani gli svincoli, le deviazioni, gli stop e le ripartenze che fanno di noi ciò che non avremmo mai pensato di essere!
Cecilia Bacci è poco più che una bambina quando la sua vita prende una piega assolutamente inaspettata a causa di un incidente stradale. Un incidente che potrebbe farle perdere del tutto l'uso della mano sinistra.
Ma una sera, mentre si trova a casa dei nonni e della zia Cocca, Cecilia trova un vecchio violoncello.
Mai, in casa sua, si era parlato di musica e mai Cecilia avrebbe sospettato che qualcuno dei suoi familiari avesse avuto a che fare con uno strumento.
Ricordati di Bach, secondo romanzo di Alice Cappagli, che mi aveva stupita e conquistata, poco più di un anno fa, con Niente caffè per Spinoza, è un romanzo breve ma di grande intensità .
L'autrice pizzica le corde del dolore, fisico e dell'anima, e lo fa con la dolcezza e la delicatezza che abbiamo scoperto e amato nel suo primo scritto.
Alice ci racconta la storia di una bambina che, improvvisamente, dovrĆ fare i conti con una se stessa diversa da quella a cui era abituata.
Ma ci racconta, soprattutto, la storia di un grande amore, uno di quegli amori che non sempre si riconoscono al primo sguardo, quegli amori un po' strani e timidi, che si osservano da lontano, poi si sfiorano e, infine, ci prendono per mano e ci tengono stretti in un abbraccio caldo e accogliente
...da quel momento sarebbe stato quello il posto dove incastrare cuore, cervello, polmoni.
Ricordati di Bach ĆØ la storia di Cecilia e del suo violoncello, la storia del suo amore, improvviso e inaspettato, per questo strumento pesante, grande, a volte ingestibile, e per la musica; per le note, gli spartiti, i vibrati, i balzelli; e le dita che fanno male, i calli, i tagli, i capelli da tenere legati per evitare che diano fastidio, la schiena che deve stare dritta per non accasciarsi sullo strumento.
C'è questo e molto di più in questo romanzo che parte quasi schiaffeggiando il lettore, mettendolo davanti all'evidenza dei fatti: il corpo fa male, ma la musica guarisce.
Aspettavo il ritorno di Alice Cappagli dal giorno stesso in cui ho salutato Marvi e il Professore, perchƩ di Alice ho amato ogni parola.
Ritrovarmi tra le pagine di questo romanzo ĆØ stato un po' come sedermi a chiacchierare con lei, scoprire le pieghe della sua vita e carpirne qualche segreto.
In queste pagine l'autrice ci svela se stessa e lo fa con la delicatezza che contraddistingue alcune opere, ma anche con quei vibrati e quei balzelli che solo un musicista esperto sa tirare fuori dalle corde del suo strumento!
Poco importa che, a tratti, soprattutto nella parte centrale del romanzo, io abbia un po' faticato a capire qualcosa, che alcuni termini mi siano rimasti lƬ, davanti agli occhi, misteriosi come quelle note che Cecilia legge senza alcuna fatica e che per me, invece, rimarranno sempre e solo dei segni neri su un foglio di carta.
Questo romanzo si legge con gli occhi del cuore, si ama e si ascolta in religioso silenzio.
Accomodatevi, signori. Prendete posto, mettetevi comodi. Le luci si spengono, il sipario si apre, Cecilia è lì, col suo abito nero. Silenzio, prego. Chiudete gli occhi e aprite il cuore.
... vedevo tutto attraverso le effe del violoncello, uno steccato di effe che mi isolavano meglio di un impermeabile.
Ringrazio la Casa Editrice Einaudi per avermi fornito una copia del romanzo
Anche a me è piaciuto molto questo libro. E da pianista dilettante l'ho letto ancor più intensamente.
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