Recensione 'Vorrei chiederti di quel giorno'
di Lorenzo Tosa - Rizzoli


VORREI CHIEDERTI DI QUEL GIORNO || Lorenzo Tosa || Rizzoli || 23 gennaio 2024 || 368 pagine


«Sapere o ignorare sono forme simmetriche di salvezza.» ƈ in questo dittico contraddittorio e duellante l’innesco del racconto di Lorenzo Tosa. E l’inchiesta privata e corale su Bruno, suo padre, morto suicida il 2 aprile 1986, non puĆ² che partire dall’ultimo giorno e dalle ultime ore trascorse insieme. Lorenzo aveva solo due anni e mezzo, non puĆ² ricordarle ma puĆ² ricostruirle e in parte immaginarle, e da lƬ avviarsi nel lungo e tortuoso viaggio per ricomporre i pezzi di una storia finora taciuta, in un’operazione di omissione concordata messa in atto dalla sua famiglia. Lo farĆ  parlando con chi Bruno lo ha conosciuto e amato, gli amici, i compagni, le donne della sua vita; ricorrendo alla memoria e ricucendo i frammenti di Bruno arrivati fino a lui, senza sconti per nessuno e per se stesso; scavando anche nelle proprie insicurezze di bambino, di giovane adulto e di genitore a sua volta, per rispondere all’urgenza di conoscere e raccontare suo padre. C’ĆØ quindi Genova in queste pagine, c’ĆØ l’Italia degli anni Sessanta e Settanta e la generazione della politica e della contestazione, il turbinare nell’aria e nei cuori di nuovi modi di stare insieme nell’amicizia e nell’amore, e lo scontro tra i padri e i figli che sarĆ  la cifra forse piĆ¹ paradigmatica di quegli anni. Dentro la vicenda di Bruno Tosa, ragazzo di trentatrĆ© anni, c’ĆØ la riflessione, cosƬ attenta e delicata nelle parole di Lorenzo, sul crollo psichico che porterĆ  all’esito della vicenda, sullo stigma che il disagio mentale ancora si porta dietro, sulla cronaca di una morte non annunciata. Un racconto spietato e tenero, composto di silenzi e urla rabbiose, di presenze, assenze e abbandoni. Un cerchio che si chiude, nella salvezza che solo il conoscere puĆ² garantire, avvicinandosi un pezzo alla volta «a quell’utopia che chiamiamo anche veritĆ ».


Quando perdi tuo padre ad appena due anni e mezzo, tutto quello che sai di lui ĆØ ciĆ² che ti viene raccontato dagli altri; i tuoi ricordi non sono altro che il riflesso di chi ha vissuto quella persona prima di te, di chi l'ha amata, ci ha riso e pianto insieme, ha percorso con lui un pezzo della sua vita, ha fatto, in qualche modo, parte della sua esistenza.
A due anni e mezzo sei troppo piccolo per aver costruito una tua scatola di ricordi, ma sei anche troppo piccolo perchƩ quel lutto ti tocchi in qualche modo.
Se, perĆ², tuo padre si ĆØ suicidato e quel suicidio ĆØ diventato un macigno all'interno della tua famiglia, qualcosa da nascondere dietro silenzi sempre piĆ¹ pesanti, allora in te rimarrĆ  sempre qualcosa di incompiuto.

Lorenzo oggi ĆØ un adulto, padre a sua volta, e con quel lutto mai elaborato sino in fondo ci ĆØ cresciuto e ha dovuto conviverci sino a quando, nel bel mezzo di una giornata qualunque, suo figlio Ludovico non decide di spalancare quella scatola di ricordi seppellita in fondo al cuore.
Ludovico ĆØ un bambino e di quel nonno Bruno non ha mai sentito parlare prima, ma saranno proprio il suo sguardo innocente e le sue domande ingenue a far sƬ che Lorenzo capisca che ĆØ arrivato il momento di far pace, per quanto possibile, con quel passato taciuto e con quella figura che, seppur assente ormai da una vita intera, ĆØ ingombrante come poche altre.
Il giorno in cui decise di morire, mio padre ci aveva accompagnato all'asilo. Nessuno lo vide piĆ¹, e lui non disse nulla.
Lorenzo Tosa, giornalista genovese particolarmente seguito sui social, mette su carta il suo viaggio alla scoperta di quel padre perduto troppo presto e lo fa con una dettagliata ricostruzione di quello che fu Bruno Tosa da giovane, in un flusso che oscilla tra la riscoperta del padre e una presa di coscienza che lo porterƠ a far pace con sƩ stesso.

Con una spinta quasi violenta, Lorenzo costringe dapprima la madre e poi chiunque abbia incrociato Bruno durante la sua esistenza, ad aprirsi con lui, a raccontare, sviscerare, tirare fuori quei segreti che, forse, un figlio non dovrebbe conoscere del proprio genitore.
Quello che ne verrĆ  fuori sarĆ  il ritratto di un ragazzo particolarmente bello tanto quanto ombroso, che nella sua vita ha lottato contro dei demoni forse piĆ¹ grandi di lui, che ha amato e tradito e amato ancora.
Un donnaiolo, come si diceva una volta, che forse ĆØ stato sopraffatto dalla sua voglia di ribellione a quello che era un sistema acerbo.
ƈ cosƬ che ci ritroveremo a vivere il Sessantotto con le sue lotte politiche, operaie e studentesche, tutto attraverso gli occhi e le parole di chi era al fianco di Bruno.

Non ĆØ semplice "giudicare" una storia come questa, perchĆ© c'ĆØ dentro l'esistenza di una persona reale; non siamo davanti a un romanzo inventato, non ci sono dei personaggi creati piĆ¹ o meno bene, qui c'ĆØ la vita vera col suo carico di dolori. 
Il viaggio dell'autore alla scoperta di quel padre perduto ĆØ sicuramente emozionante; i primi capitoli toccano corde che muovono le coscienze di ognuno di noi.
Andando avanti, purtroppo, soprattutto nella parte centrale della storia, la politica prende il sopravvento sulla narrazione personale, rendendo il romanzo piĆ¹ statico, meno scorrevole e, di conseguenza, meno piacevole alla lettura.

Sarebbe stato possibile scegliere una chiave di scrittura diversa? Non lo so, perchƩ Bruno Tosa era quello che ci viene narrato tra queste pagine: un ragazzo fragile, in lotta con sƩ stesso e con la societƠ in cui viveva e non penso che il figlio avrebbe potuto raccontarlo diversamente.
Tutto ciĆ² che si trova in queste pagine ĆØ funzionale alla storia raccontata. Il punto ĆØ che ĆØ funzionale a chi di questa storia ĆØ protagonista e ne fa parte, mentre il lettore si ritrova a essere uno spettatore marginale, quasi un intruso in quello che ĆØ un sentimento di amore filiale spezzato troppo presto.

La Libridinosa

Cosa fai nella vita? Leggo!

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