Recensione 'Niente di nuovo sul fronte occidentale' di Erich Maria Remarque - Neri Pozza


NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE 
Erich Maria Remarque
Neri Pozza
24 marzo 2016
207 pagine


Kantorek ĆØ il professore di BƤumer, Kropp, MĆ¼ller e Leer, diciottenni tedeschi quando la voce dei cannoni della Grande Guerra tuona giĆ  da un capo all'altro dell'Europa. Ometto severo, vestito di grigio, con un muso da topo, dovrebbe essere una guida all'etĆ  virile, al mondo del lavoro, alla cultura e al progresso. Nelle ore di ginnastica, invece, fulmina i ragazzi con lo sguardo e tiene cosƬ tanti discorsi sulla patria in pericolo e sulla grandezza del servire lo Stato che l'intera classe, sotto la sua guida, si reca compatta al comando di presidio ad arruolarsi come volontari. Una volta al fronte, gli allievi di Kantorek - da Albert Kropp, il piĆ¹ intelligente della scuola a Paul BƤumer, il poeta che vorrebbe scrivere drammi - non tardano a capire di non essere affatto "la gioventĆ¹ di ferro" chiamata a difendere la Germania in pericolo. La scoperta che il terrore della morte ĆØ piĆ¹ forte della grandezza del servire lo Stato li sorprende il giorno in cui, durante un assalto, Josef Behm - un ragazzotto grasso e tranquillo della scuola, arruolatosi per non rendersi ridicolo -, viene colpito agli occhi e, impazzito dal dolore, vaga tra le trincee prima di essere abbattuto a fucilate. Nel breve volgere di qualche mese, i ragazzi di Kantorek si sentiranno "gente vecchia", spettri, privati non soltanto della gioventĆ¹ ma di ogni radice, sogno, speranza.


Forse non ĆØ stata una buona idea quella di leggere questo libro proprio adesso, mentre quei folli che ci governano parlano di "prepararsi alla guerra per avere la pace", mentre guardo mio figlio, imberbe diciannovenne e mi chiedo cosa lo aspetti. Mentre la mattina mi guardo allo specchio e mi chiedo come reprimere la voglia che mi assale quotidianamente di "marciare su Roma" e far capire alla nanerottola bionda che ha emeritamente rotto il cazzo.

Ok, respiro, mi placo e provo a fare la blogger seria che sta qui per parlare di libri e non per rischiare la galera.
Forse non ĆØ stata una buona idea leggere questo libro proprio adesso, ma mi chiamava, premeva per essere letto. E, in fondo, esiste un momento adatto per un libro cosƬ?
"E allora a che scopo c'ĆØ la guerra?" [...] "Ci deve essere gente a cui la guerra giova".
Paul BƤumer ha diciotto anni appena quando, assieme ad alcuni suoi compagni di scuola, parte per il fronte. 
Lui, MĆ¼ller, Leer e Kropp passano direttamente dai banchi di scuola ai campi di combattimento. Mentre sfogliano libri e studiano nozioni che, si renderanno conto troppo tardi, a nulla serviranno loro, il professor  Kantorek, un ometto smilzo, vestito di grigio e con un muso da topo, li fulmina con lo sguardo e li taccia di vigliaccheria: perchĆ© dei giovani sani e forti stanno dietro un banco invece di onorare e difendere la propria patria?
Ed ĆØ cosƬ che i quattro ragazzi decidono di arruolarsi, assolutamente ignari di ciĆ² che li attende, ignari di cosa dovranno vedere e soffrire per difendere quella Germania che li definisce "valorosi soldati".

SarĆ  la voce del giovane Paul, aspirante poeta, a raccontarci, con gli occhi puri di un ragazzo della sua etĆ , il fronte di guerra.
SarĆ  la sua voce, ancora acerba, ancora fanciullesca, a farci vivere la parabola che affligge ogni soldato: la fame che stringe lo stomaco, i pidocchi che mordono le carni, i compagni che corrono al tuo fianco e, d'improvviso, non ci sono piĆ¹.
Paul ci porterĆ  in quel tempo in cui tornare a casa in licenza era quasi piĆ¹ doloroso che rimanere sul campo, perchĆ© sempre piĆ¹ duro era, poi, dover fare ritorno sapendo, questa volta sƬ, cosa lo avrebbe atteso.
Era ancora estate quando siamo venuti avanti, ed eravamo centocinquanta uomini. Ora fa freddo, ĆØ autunno, cadono giĆ  le foglie e le voci suonano stanche [...] Una fila, una breve fila procede quel mattino. Trentadue uomini.
Remarque tratteggia un quadro vivido di descrizioni, in cui nulla ci viene celato. Come madri doloranti, soffriremo per quei ragazzi che sacrificheranno la loro vita in nome di ideali di conquista di pazzi governanti.

Forse non ĆØ stata una buona idea quella di leggere questo libro proprio adesso, perchĆ©, una volta di piĆ¹, mi sono resa conto di quanto la storia non ci abbia insegnato nulla, di come tutto venga sempre dimenticato e di come tutto si ripeta.
In questo momento migliaia di bambini, donne e uomini stanno morendo sotto bombe lanciate da chi sta al riparo dei proprio palazzi.
A cosa serve tutto ciĆ²? A che scopo l'essere umano decide di uccidere suoi simili? "Per tracciare un confine... per un pezzo di terra o per un pezzo di pane..."



La Libridinosa

Cosa fai nella vita? Leggo!

1 commento:

  1. Letto tanti anni fa e perfettamente fisso nella mia memoria. ƈ una delle rappresentazioni piĆ¹ grandi della devastazione interiore della guerra, della perdita dell’ ingenuitĆ , del dolore assoluto, dell’inutilitĆ  di ogni guerra. Lo faccio leggere sempre ai miei alunni, perchĆ© capiscano e non dimentichino.

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