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2 gennaio 2025

Ciao, Cesare...



Sono passati quasi dieci anni e non ho mai avuto il coraggio di tornare da te. Quasi dieci anni e il massimo che mi sono concessa di fare è stato rileggere qualche passaggio, qualche frase, mai più di due pagina alla volta, spesso aprendoti a caso.

Sono passati quasi dieci anni e io e te siamo diventati quasi una cosa sola, la frase che più spesso mi sono sentita rivolgere: "Ma lo ha scritto parlando di te?". E pensare che non ci conoscevamo neanche!
Eppure l'ho pensato anche io: mentre ti scoprivo per la prima volta, riga dopo riga, borbottio dopo borbottio; mentre ti consigliavo a chiunque mi chiedesse un libro per uscire dal blocco del lettore, da regalare a un amico triste, da donare per far felice qualcuno.

Quasi dieci anni e tu sei tornato nella mia vita, prepotente, e con la tua faccia burbera mi hai chiesto: "Beh? Pensavi di farti viva prima o poi?". Ah Cesare mio, vecchio sociopatico del mio cuore, sapessi quante volte ci ho pensato! Quante volte mi sono avvicinata furtiva a quel ripiano che ti ospita da così tanto tempo... tu lì, in mezzo tra una ragazzina impertinente e un quarantenne irrisolto e io che allungo la mano per afferrarti, per tornare a parlare con te, e poi ti rimetto giù perché la paura ha sempre la meglio.

E allora ci hai pensato tu a tornare a trovarmi, perché, in fondo, io e te siamo cocciuti allo stesso modo e quando ci mettiamo in testa una cosa non c'è modo di farci desistere!
Era novembre, fuori iniziavano a vedersi le prime luci di Natale di quelli che, dice uno studio, sono felici e addobbano prima del tempo (che poi chi abbia stabilito quale sia il tempo giusto, io mica l'ho ancora capito!). Nei supermercati panettoni e pandori imperversavano già da un paio di mesi buoni e io continuavo a ripetere tra me e me che stiamo tutti correndo troppo, che stiamo perdendo il piacere di gustarci ogni cosa a suo tempo.
Hai suonato alla mia porta, mi hai costretta in poltrona e siamo stati lì, a parlare per un po' di ore... poche, Cesare, sempre troppo poche!

Poi ti sei girato e sei andato via... di nuovo. Ti sei sistemato lì, su quello stesso ripiano, stavolta più lontano dai tuoi amici di sempre; a dividervi tante storie nuove, tanti personaggi che mi hanno accompagnata in questi anni in cui sei stato assente.
E stavolta non ho resistito, sai, Cesare? Perché mi mancavi, perché avevo bisogno di parlare ancora con te, di perdermi in un tuo abbraccio e di sentirmi dire che, nonostante tutto, andrà tutto bene. 

Mi sono avvicinata e ti ho ripreso in mano. Mi sono seduta in poltrona e mi sono nuovamente perduta nel tuo sguardo. Fuori ha iniziato a scurire, stavolta di luci di Natale se ne vedono tante: gli alberi brillano dietro le finestre delle altre case, le luminarie invadono le strade anche in questo piccolo posto in cui vivo.

Ti ho ritrovato, Cesare mio, e sei sempre quello di dieci anni anni! Io, invece, sono un po' cambiata e stavolta, se possibile, ti ho sentito ancora più mio, ma quanto male mi hai fatto?
Mi sono ritrovata a piangere tra le tue braccia, singhiozzando come quei bambini ai quali viene tolto il gioco preferito; mi mancava l'aria, mi mancavi tu. Eppure adesso so che sei lì, una certezza, una roccia, un punto fermo.

Ciao, Cesare mio, io ti prometto di non far passare altri dieci anni prima di venire a trovarti, ma tu vedi di fare altrettanto!
 

6 novembre 2024

Recensione 'La vita a volte capita' di Lorenzo Marone - Feltrinelli


LA VITA A VOLTE CAPITA
Lorenzo Marone
Feltrinelli
5 novembre 2024
311 pagine


Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere una collezione di scatolette di fiammiferi per poi essere costretto per oltre cinquant’anni a collezionarle davvero. Ormai vedovo e ottantenne, con mille acciacchi e le giornate vuote, Cesare si trova ad affrontare un agosto in città. Nel condominio al Vomero sono rimasti in pochi: c’è la dirimpettaia gattara, ossessionata dalla telecamera al pianterreno; l’amico di una vita con cui Cesare gioca la stessa partita di scacchi da anni; e Lady Blonde, un’adolescente che non si stacca mai dal cellulare. E soprattutto ci sono i ricordi, ricordi subdoli che si insinuano dappertutto. Proprio lui che si è sempre dichiarato immune ai sensi di colpa, ora si trova a fare i conti con mille domande. E se nella vita fosse stato più risoluto, dolce e accogliente? Se avesse trovato il coraggio di lasciare la moglie? Se avesse passato più tempo con i figli? Se, in definitiva, avesse sbagliato tutto? Finché un giorno, nel parco in cui è solito portare Batman, il cane affidatogli dalla figlia, Cesare nota una ragazza dai capelli corti spruzzati di viola. Si chiama Iris e ha negli occhi qualcosa di fragile e familiare. È l’inizio di una goffa ma tenera amicizia, in cui Cesare trova inaspettatamente conforto. D’un tratto, ci sono persone di cui deve, e vuole, occuparsi, e questo lo fa sentire felice. D’un tratto, non c’è più da rimuginare, ma da agire, da aiutare. Perché la vita a volte capita quando meno te lo aspetti, e bisogna trovare il coraggio di afferrarla al volo.

31 gennaio 2016

Come un'asociale si innamorò di un vecchio scorbutico

31 gennaio 2015


Come sempre sono nella stanza librosa, accucciata in poltrona, col muso di Merlino su una gamba e un libro tra le mani. È un libro particolare. L'ho terminato da pochi minuti, ho le guance ancora umide di lacrime e un crescente senso di solitudine mi alberga dentro.

Ho la sensazione che quella che mi accingo a scrivere sarà una delle recensioni più difficili della mia carriera di blogger. Come farò a spiegare chi è Cesare? Come si spiega a chi ancora non conosce quello scorbutico settantasettenne, che un uomo così, egoista, sociopatico, anche un po' vigliacco, può entrarti nel cuore, ridurtelo a brandelli e non uscirne più?

Cesare è uno dei personaggi meno amabili che io abbia incrociato sulla mia strada di assidua lettrice. Un anziano che, per queasti tutta la sua vita, ha calpestato i sentimenti altrui; un uomo pieno di rimpianti, un pessimo marito e un padre forse peggiore. Eppure... Eppure io, poco più di 48 ore fa, ho preso in mano questo libro, tra l'altro con una sorta di diffidenza nei confronti della dicitura Un caso letterario senza precedenti, e mi sono innamorata di quel disgraziato di Cesare dopo meno di due pagine!

Disegno realizzato da Alberto Zuccalà

Ok, adesso mi siedo, prendo carta e penna e cerco di spiegare al mio piccolo mondo di lettori che uno come Cesare si può amare, ma che amarlo è rischioso, perché Cesare Annunziata, una volta che gli hai aperto la porta di casa tua, è uno che non va più via!

Bene. Appoggio la punta della penna sul foglio e le parole sgorgano spontanee, veloci, sembra quasi che corrano più del mio pensiero
Mi sono bastati venti minuti per dire al mondo che amo Cesare!

31 gennaio 2016

È trascorso un anno da quando ho metaforicamente salutato Cesare. Metaforicamente sì, perché Cesare è qui con me, imperituro, da 365 giorni. Sorride sornione, mi guarda di traverso, si è impossessato del mio cuore e non lo ha più lasciato.

In questi 365 giorni sono cambiate tante cose e tanti altri libri sono passati attraverso il mio sguardo critico.
Oh, ne ho letti di libri belli, eh! Ma Cesare...

Proprio qualche settimana fa, Lorenzo, colui dalla cui penna Cesare ha preso vita, ci ha comunicato l'imminente uscita del suo nuovo romanzo.

Io ci tengo a dire una cosa: stimo Lorenzo, innanzitutto come persona, avendo avuto modo di conoscerlo, e, ovviamente, come scrittore. Non so cosa possa provare lui in questo momento. Lui che, come ha più volte ripetuto, la vita se l'è davvero vista sconvolgere in quest'ultimo anno!

Credo, mi permetto di immaginare, che all'eccitazione per una nuova storia che sta per vedere la luce, si accompagni, forse, quel timore tipico di chi sarà giudicato anche sulla base di un grande successo!

Di Lorenzo, ultimamente, mi ha colpita una frase: <<Poi, magari, mi direte ceh Cesare è sempre Cesare...>>
Chissà, Lorenzo! Forse hai ragione! Insomma, noi lettori, quando ci innamoriamo sul serio, non sentiamo ragioni!
Mettiamola così: io ti dico che, per quanto riguarda me, Cesare è indimenticabile! Sì, lo ammetto e me ne sono resa conto proprio in questi giorni, quando, sistemando la mia libreria, ho dovuto sfogliare alcuni libri per rammentarne passaggi, frasi o personaggi.

Poi ho preso in mano il tuo, di libro, e...niente! Non c'è stato bisogno di fare nulla, perché ce l'ho tutto in mente, scena dopo scena, capitolo dopo capitolo.

Insomma, ormai mi conosci un po', Lorenzo! Hai idea di quanti libri avrò letto nella mia vita? Tanti! Da Cesare ad oggi ne ho avrò avuti tra le mani almeno un centinaio! Eppure, il tuo è l'unico che io ricordi per intero. L'unico che, io consigli senza pesnarci su due volte (e  mi sa che questa cosa la sapevi già!).

E allora facciamo un patto, Lorenzo, ti va? Io prometto di leggere il tuo nuovo romanzo con lo stesso sguardo ingenuo col quale mi approcciai a Cesare un anno fa! Perché, insomma, io questo romanzo lo aspetto a braccia aperte già da un po'!
Ma...eh sì, c'è un ma, piccolo piccolo, ma c'è! Ma lo leggerò seduta in quella stessa poltrona, col muso di Merlino su una gamba e Cesare che prepara il caffè in cucina!

Che dici, Lorenzo? Si può fare?