Cinque segnali che la tua TBR ti sta sfuggendo di mano (e come riderci sopra)



"Ciao, mi chiamo Laura e la mia TBR ha superato i ventordicimila volumi"

Ammettiamolo: la TBR (To Be Read, cioè la pila di libri da leggere, per chi ancora vive felice nel mondo dei lettori equilibrati) è come quella pianta che prometti di annaffiare ogni giorno e poi ti ritrovi a fine estate con una giungla in salotto. Solo che al posto delle foglie, ci sono copertine, trame e sensi di colpa rilegati in brossura.
Ogni volta che dico "non compro più libri finché non finisco quelli che ho", un libraio da qualche parte sente un brivido di panico e un algoritmo di Amazon mi manda una newsletter affettuosa tipo: "sicura di voler mentire così, ancora?".

Le scuse creative di chi vive nel (dis)ordine

"Questo lo prendo per le ferie". Certo, come no. Peccato che le ferie durino due settimane e i libri in valigia siano venti.
Oppure la mia preferita: "Ha una copertina bellissima". Perché, si sa, non esiste niente di più razionale dell'acquisto estetico compulsivo.
E poi c'è il classico: "È un regalo mio, da me per me, perché me lo merito".
Spoiler: non è un regalo, è una dichiarazione di guerra allo spazio vitale rimasto sulla mensola.
Ma noi siamo così: creature di carta e automistificazioni poetiche. Potremmo scrivere un tratto di psicologia del lettore bulimico e metterlo... nella TBR, ovviamente.

Quando realizzi che ti servirebbero quattro vite (e meno Netflix)

C'è un momento preciso in cui lo capisci. Ti fermi davanti alla libreria, socchiudi gli occhi e hai una visione: te stessa a novant'anni, ancora lì, a sfogliare il terzo capitolo di "quel romanzo che avevi iniziato nel 2025".
Eppure, nonostante la consapevolezza che non basterebbero quattro reincarnazioni, continui. Perché leggere è la tua droga buona. Solo che, invece di sniffare, annusi le pagine nuove.
Nel frattempo, Netflix lancia un'altra serie e tu, coerente come un biscotto nel tè, decidi di "guardarne solo un episodio". Tre stagioni dopo, la TBR ti osserva dall'angolo, giudicante come una suocera letteraria.

TBR: la mia creatura senziente (e leggermente ostile)

Ci sono sere in cui giuro di sentire un sussurro provenire dalla libreria. Non è il vento, non è il frigorifero: è la TBR che mi parla. 
"Mi leggerai...vero?"
"No, stasera no. C'è pioggia, umidità, Mercurio è retrogrado."
"Bugia. Hai solo paura di me."
E ha ragione. Perché la mia TBR ormai ha assunto personalità multiple: c'è la parte thriller che complotta, la narrativa contemporanea che si lamenta e i classici che mi guardano con accademico disprezzo.
A volte penso di doverle dare un nome. Qualcosa di evocativo. Tipo "Apocalibreria".

Autoinganni sofisticati (aka come farsi credere lettori organizzati)

Mettere ordine alla TBR è come riordinare la mente: fallisci dopo tre minuti ma ti senti un po' meglio.
"Li metto in ordine di uscita!"
"Li leggo in base all'umore!"
"Creo un excel con le priorità!"
Sì, certo. Poi arriva la nuova uscita di un autore che ami e il foglio Excel finisce a fare da sottobicchiere.
L'unico vero ordine della TBR è quello cosmico: il caos organizzato dall'anima del lettore.

Momento di crisi (drammatica ma con stile)

C'è chi piange davanti ai finali tristi, io piango davanti ai miei scaffali. Ogni volta che provo a contare i libri "da leggere", la mia anima lascia il corpo e si rifugia su Audible.
Provo a fare pulizia, ma ogni volume che elimino mi sussurra: "Davvero vuoi rinunciare a me?".
E finisco per tenerli tutti, anche quelli che so già che non leggerò mai. Perché l'idea stessa di poterli leggere "un giorno" è la coperta di Linus dei lettori patologici come me.

Conclusione empatica (e assolutamente assolutoria)

Non siamo lettori disordinati, siamo visionari.
Sognatori con la sindrome da accumulo e la convinzione che il tempo, prima o poi, si dilati per farci leggere tutto.
La verità è che la TBR non è un mostro: è il promemoria di tutte le vite che vorremmo vivere.
Quindi sì, ridiamoci sopra. Mettiamo un altro libro in lista, fingiamo che sia l'ultimo e brindiamo alla nostra meravigliosa, disperata, caotica passione.
Con una cioccolata calda in mano, ovviamente. E la promessa - bugiarda ma dolce - che "da domani leggo solo quello che ho già".





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