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12 luglio 2016

Lettura a quattrocchi #1 - 'Vita dopo vita' di Kate Atkinson - Nord





Buongiorno! Oggi prende il via un nuovo modo di recensire! Io e Laura de La biblioteca di Eliza abbiamo spesso delle letture in comune. Così ci siamo dette "perché non tirarne fuori qualcosa?". Nascono così le letture a quattrocchi, dove l'una interverrà nella recensione dell'altra! 
Qui, in rosso, troverete i commenti di Laura. Le mie elucubrazioni sulla sua recensione, ovviamente, sono sul blog!


In una gelida notte di febbraio del 1910, a Londra nasce una bambina. Il cordone ombelicale è stretto intorno al suo collo, e nessuno riesce a salvarla.
In una gelida notte di febbraio del 1910, a Londra nasce una bambina. Il cordone ombelicale è stretto intorno al suo collo, ma il medico di famiglia, giunto proprio all’ultimo istante, lo taglia e permette alla piccola di respirare.
Inizia così la vita straordinaria di Ursula Todd, una vita che, nel corso degli anni, verrà spezzata più e più volte, mentre l’umanità si avvia inesorabilmente verso la tragedia della guerra.
Vita dopo vita, Ursula troverà la forza di cambiare il proprio destino, quello delle persone che incrocerà e quello del mondo intero?

Vita dopo vita è uno di quei rari e fortunati casi in cui il talento creativo e la qualità letteraria hanno saputo conquistare anche il grande pubblico. Salutato dalla critica come un capolavoro destinato a rimanere nella storia della letteratura, questo romanzo è da mesi in testa alle classifiche inglesi e americane ed è stato eletto miglior romanzo dell’anno da alcune tra le più prestigiose testate giornalistiche del mondo.

Titolo: Vita dopo vita
Autore: Kate Atkinson
Titolo originale: Life after life
Traduzione a cura di: Alessandro Storti
Editore: Nord
Data di pubblicazione: 22 maggio 2014
Pagine: 544

Trama: 1  Personaggi: 1  Stile: 1  Copertina: 3 



Prendete in mano questo libro e leggete la sinossi (no non fatelo! Che fai? Li attiri in trappola??). Bella, vero? Fa pensare ad un libro pieno di risvolti, ad una di quelle storie che inizi e non vuoi più smettere di leggere!
Ora mettete giù questo libro e fuggite, scappate a gambe levate il più lontano possibile da lui e dalla storia che contiene (ah ecco). Perché questo libro è noioso, pesante, inutile, insulso (hai detto noia? no perchè è Noia questo libro! N-O-I-A).
Questo libro causa attacchi improvvisi di narcolessia: vi sedete su un divano o vi sdraiate sul letto, lo aprite, ne leggete qualche pagina e, improvvisamente, sono passate 2 ore, i vostri occhi si sono chiusi, magari avete anche sbavato sulle pagine (ecco come usarlo…) e, cosa peggiore, non ricordate nulla di ciò che avete letto sino a quel momento (e anche perchè questa risorge come non fosse successo niente! Cioè tu vai a letto che ‘ste cavolo di tenebre sono cadute e la mattina.. puff… rieccola!).
Insomma, questo libro è una sofferenza. Una di quelle sofferenze che io non mi infliggo mai, uno di quei romanzi che abbandono dopo neanche 50 pagine.
Quindi? Perché tutto questo autolesionismo? Perché la copertina, bella pure quella, rientra in uno degli obiettivi della tappa in corso di una Reading Challenge a cui partecipo. E anche perché c’era in ballo questo progetto di lettura a quattrocchi assieme a Laura. E allora mi sono armata di pazienza e tenacia e l’ho letto. Tutto. (che è colpa mia?)

Ursula Todd, la protagonista, durante tutta la storia muore circa 15 volte. Nasce morta, col cordone ombelicale attorciagliato al suo piccolo collo. Nello stesso momento, però, nasce, sempre col cordone ombelicale a strozzarla, e viene prontamente salvata. 
E questo è ciò che accade per tutte le quasi 530 pagine (530...530...530… posso piangere?) che compongono il romanzo.
Superate le prime 150, l’illuminazione: Ursula si reincarna tutte le volte e sempre in se stessa, anche se in periodi differenti della sua vita. O almeno credo che questo sia ciò che accada, perché, lo ammetto, la scrittura di Kate Atkinson è alcuna criptica ed enigmatica e, insomma, io non è che abbia molto capito il senso di questa storia! (ah ma c’era un senso? Siamo sicure? Non me ne voglia la signora Atkinson ma a me il senso è completamente sfuggito).

Al di là della noia insita nella narrazione (uh, noia, una parola che riconosco!), ciò che mi è mancato in questa storia è il trait d’union che avrebbe dovuto legare le varie vita di Ursula, i personaggi che interagiscono con lei. Insomma, l’insieme di tutta la sua vita non sembra altro che un impasto venuto male, uno di quegli impasti che tende a stracciarsi, a sbriciolarsi e la cui unica cosa che si può fare è gettarlo via. (Cestino)
Ursula non riesce mai a conquistare l’attenzione del lettore, a farlo suo, a suscitare la curiosità di scoprire cosa ne sarà della sua vita o meglio delle sue vite. (sprecate… lo vogliamo dire che sono sprecate?)

In tutto ciò, l’unica cosa che mi rimane di questo libro è la certezza di aver fatto bene a non essermi lasciata tentare dal nuovo libro della stessa autrice!