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'Frankenstein' di Mary Shelley: riflessione emotiva su un romanzo più umano dei suoi mostri

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Un romanzo in una notte buia e tempestosa... come certe nostre giornate Diciamocelo: Frankenstein  è una di quelle letture che ci accompagna da sempre, magari prima come mito, poi come film improbabile visto in tv, e infine come libro vero e proprio, quando decidiamo che è ora di conoscere la storia dalla voce della sua creatrice. E che creatrice! Mary Shelley, ventenne e con il mondo che ancora non sapeva che una ragazza così giovane stesse per rivoluzionare la letteratura gotica. Leggere Frankenstein  oggi significa entrare in una casa di legno scricchiolante, con una tazza di cioccolata calda in mano e un temporale che bussa alle finestre. E sì, anche il mio cane che si rifiuterebbe di uscire. È un romanzo che ti accoglie, ma ti inquieta, che ti scalda e ti gela allo stesso tempo. È accogliente, ma col cardigan nero. Victor Frankenstein o l'arte di farsi del male da soli Victor è il classico personaggio per cui vorresti creare una chat di gruppo con tutte le tue amiche e s...

Lettera ironica agli editori: copertine, errori e amori impossibili coi lettori

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Cari editori, accomodatevi. Niente paura, non mordo. O quasi. Sedetevi, prendete una tazza (ma niente tè pastello, vi prego) e ascoltate. Questa non è una guerra, è una lettera d'amore un po' stropicciata , piena di ironia e qualche graffio. Perché, vedete, noi lettori vi amiamo - ma ci fate anche un po' arrabbiare. Vi seguiamo, vi sosteniamo, vi riempiamo le tasche e le storie Instagram, ma ogni tanto... ci chiediamo se viviate nello stesso mondo nostro. Quello dove una copertina è importante, ma anche una trama leggibile; dove le bozze andrebbero corrette prima della stampa; e dove non serve un titolo lungo quanto un testamento per attirare l'attenzione. A chi pubblica solo copertina pastello con tazze di tè: serve uno psicologo (e un grafico sobrio) Cari editori dell'estetica zuccherosa, possiamo parlare? Ogni volta che vede una copertina con una ragazza di spalle, un fiore appassito e un font calligrafico color cipria, un lettore muore dentro. Capisco la necessi...

Recensione "La mondina" di Silvia Montemurro: quando la maternità diventa potere (e prigione)

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LA MONDINA Silvia Montemurro Edizioni e/o 265 pagine 8 ottobre 2025 Nella Torino di inizio secolo, Lena non ha voce. Nessuno vuole ascoltare quello che la giovane mondina potrebbe rivelare sulla famiglia da cui è stata “accolta”. Nessuno ha interesse che i più indicibili segreti delle brave persone della borghesia cittadina vengano messi in piazza. L’infanzia tradita e l’adolescenza, il privilegio e il sopruso, il silenzio e il bisogno di giustizia. Infine il desiderio, la maternità, e la ferma volontà di prendere in mano la propria vita. C’è tutto questo nel nuovo romanzo di Silvia Montemurro, che ancora una volta ci racconta senza sconti l’Italia da cui veniamo. 1913, Lena è una mondina di quindici anni, orfana di madre e padre, che lavora in una risaia vicino al rione Cappuccini a Vercelli. Lena è isolata da tutti. La sua migliore amica Maria è appena morta e lei continua a darsi la colpa per quello che è successo. Anche il ragazzo di cui è invaghita, Tobia, non si dimostra poi così...

GLI ERRORI DELLE LETTRICI - Quando leggere diventa un dovere: come riscoprire il piacere della lettura senza sensi di colpa

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“Ci sono libri che finiscono. E poi ci sono libri che ci finiscono.” Lo confesso: ogni tanto mi capita di guardare la mia libreria e sentirmi… giudicata . Tutti quei dorsi allineati, come soldatini pronti a ricordarmi che non leggo abbastanza, non leggo in fretta, non leggo quello che dovrei. E così, la lettura - quella che un tempo era il mio rifugio - diventa una lista di obiettivi da spuntare. Un progetto da monitorare. Una corsa a chi soffre di più.  Perché ormai, ammettiamolo: non leggiamo più solo per piacere. Leggiamo per sentirci brave lettrici . Il mito tossico del “devo finirlo perché l’ho iniziato” C’è un mantra che circola da generazioni di lettrici martiri:  “L’ho iniziato, quindi lo devo finire.” Ecco, no! Questo non è un giuramento di sangue, è solo una pessima abitudine travestita da virtù. Nessuno ci obbliga a portare a termine un libro che ci annoia, ci irrita o ci svuota. Non è un matrimonio: non hai firmato niente.  Io, per esempio, ci sono cascata pi...