'Wellness' di Nathan Hill: quando un romanzo scambia la lunghezza per profondità
WELLNESS
Nathan Hill
Rizzoli
736 pagine
21 maggio 2024
Chicago 1993. Elizabeth e Jack sono arrivati nella grande metropoli a vent’anni, due origini molto diverse, ma lo stesso obiettivo di costruirsi una vita. La città è effervescente, in piena trasformazione, tante sono le spinte verso una nuova scena culturale. I due ragazzi vivono in due piccoli appartamenti in un quartiere bohémien, dove artisti e studenti infondono linfa giovane a una vecchia area industriale. Fin qui, non si conoscono. Ma le loro finestre affacciano sullo stesso vicolo e la sera, quando le luci si accendono, si accendono anche le loro vite intime: lei sfoglia pesanti manuali alla luce di una candela, accanto un bicchiere di vino, lui mescola colori e solventi, ispeziona negativi con la lente di ingrandimento. Elizabeth studia psicologia, Jack è fotografo. È inverno e si osservano. Una sera, a un concerto, Jack si fa coraggio e avvicina Elizabeth invitandola a bere qualcosa. Il periodo dell’università vissuto insieme è esaltante, ma a distanza di vent’anni, dopo il matrimonio, dopo un figlio, cosa resta? Oggi, i risparmi investiti nell’appartamento all’ultimo piano di un ex cantiere navale e i progetti di ristrutturazione rivelano i cedimenti dei loro sogni. Elizabeth, ad esempio, vorrebbe due camere da letto e due ingressi separati, mentre Jack non ne capisce il senso. Ecco il benessere ottenuto. Se Wellness sia il canto del cigno dell’amore coniugale contemporaneo o il resoconto di due anime che, affiancate, attraversano la vita pienamente è da scoprirsi in questo affresco poderoso, ironico e tenero, e infine spietato di un’intera parte di mondo.
Prometteva il Nirvana, ho trovato la sala d'attesa
C'è un momento preciso, nella vita di una lettrice, in cui capisci che non stai per leggere un capolavoro, ma stai per sopportare un libro.
Wellness di Nathan Hill prometteva tutto: il grande romanzo generazionale, il ritratto intelligente delle coppie contemporanee, la dissezione ironica delle ossessioni moderne.
E invece mi sono ritrovata in una lunghissima, estenuante sala d'attesa narrativa, con sedie scomode e aria viziata.
Le prime dieci pagine? Fulminanti. Di quelle che ti fanno pensare: "Ok, ci siamo!"
Poi, lentamente ma inesorabilmente, il soufflé collassa. E non si rialza più.
Un grande romanzo sulle coppie (nelle intenzioni)
Jack ed Elizabeth dovrebbero essere il cuore pulsante di questo libro: una coppia che attraversa il tempo, le crisi, i compromessi, le illusioni.
Sulla carta, ottimo.
Nella realtà della lettura, molto meno.
La trama esiste, sì, ma viene sommersa da un mare di digressioni, riflessioni, spiegazioni, sottolineature e ulteriori spiegazioni delle spiegazioni.
Hill sembra terrorizzato all'idea che il lettore non colga la sua intelligenza, quindi ce la ribadisce... per oltre 700 pagine.
Confessione da lettrice: se non fosse stato per l'audiolibro, questo romanzo sarebbe stato abbandonato senza rimorsi intorno a pagina 50.
Dio benedica gli audiolibri: salvano le librerie... e i nervi dei lettori!
Jack ed Elizabeth: quando i personaggi diventano un test di pazienza
Jack è, senza mezzi termini, un soggetto da "due palle".
Elizabeth è il tipo di personaggio che ti fa pensare che alcune persone starebbero meglio da sole, invece di stracciare i maroni agli altri e chiamarla complessità emotiva.
Non sono personaggi profondi: sono personaggi prolissi.
Non evolvono: ristagnano.
Non ti coinvolgono: ti sfiniscono.
Il problema non è che sono imperfetti (ben venga), ma che Hill sembra convinto che la quantità di introspezione equivalga automaticamente a qualità.
Spoiler: no.
Il capitolo della palestra, ovvero: chi ti ha chiesto tutto questo?
Parliamone.
Ci serve davvero un capitolo infinito sul protagonista che va in palestra per smaltire la pancetta, tra proteine, carboidrati e senso di colpa?
Io e Roby, che in palestra siamo di casa, ci siamo guardati e abbiamo detto all'unisono: "Ma chi ce l'ha fatto fare?"
Se annoi noi, immagina i lettori da divano.
Questo capitolo è il simbolo perfetto di Wellness: un'idea minima, stirata fino allo sfinimento, come un elastico che prima o poi si spezza.
Scambio di coppie: ma davvero?
A un certo punto arriva anche il capitolo sullo scambio di coppie.
E qui la domanda non è "perché?", ma "per quanto ancora?"
Non scandalizza, non provoca, non aggiunge davvero qualcosa: serve solo a ribadire che questo libro non sa quando fermarsi.
Ogni tema diventa un pretesto per scrivere troppo. Molto troppo.
Quando l'autore si innamora del suono della propria voce
Nathan Hill sa scrivere, su questo non c'è dubbio.
Il problema è che lo sa... e ce lo ricorda in continuazione.
Questo è uno di quei libri in cui senti l'autore sussurrarti all'orecchio: "Guarda come sono bravo. Hai visto? E allora guarda ancora".
Wellness è l'esempio perfetto di un romanzo che avrebbe funzionato benissimo in 200 pagine.
Perché ne ha più di 700?
Perché nessuno ha avuto il coraggio di dirgli: "Basta"?
Non ero io, era proprio il libro
Ammetto di aver dubitato di me.
Con tutte le lodi ricevute, ho pensato di essere una voce fuori dal coro.
Poi ne ho parlato nelle stories su Instagram e ho scoperto un mondo sommerso di lettrici e lettori che lo hanno detestato o abbandonato senza arrivare alla fine.
E allora no: non sono io.
Sei proprio tu, libro maledettamente noioso.
Il verdetto finale (senza creatina)
Voto: 1 ballerina su 5.
Non perché sia brutto in senso stretto (lo è!), ma perché è (anche) estenuante.
Perché scambia la lunghezza per profondità.
Perché pretende tanto tempo senza restituire un'emozione proporzionata.
Livello lacrimale → 0/10
Livello comfort → 1/10
Giusto perché l'audiolibro mi ha evitato il lancio dalla finestra.
Ora tocca a voi, come sempre: l'avete amato, odiato o abbandonato senza sensi di colpa?
Raccontatemi, voglio sapere se anche per voi Wellness è stato benessere o solo una lunghissima seduta di sopportazione.
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