"Le ore fragili" di Virginie Grimaldi - Quando il dolore fa meno rumore


LE ORE FRAGILI
Virginie Grimaldi
Edizioni e/o
256 pagine
17 settembre 2025


Diane ha sempre avuto sogni semplici. Un marito, due figli e un lavoro che le piace è più di quanto avesse osato sperare. Il giorno in cui Seb la lascia il suo mondo vacilla. Concentrata sul proprio dolore, non vede la tragedia che si sta svolgendo altrove. Accanto a lei, nella camera di fronte alla sua, le risate della figlia si estinguono. Lou ha sedici anni e paura di crescere, e la sua prima pena d’amore le strappa qualcosa di più che semplici lacrime. Quando Diane lo capisce è pronta a tutto per aiutarla, anche a tornare verso un passato da cui era fuggita. Insieme, madre e figlia camminano su un filo teso. Sotto di loro, il torrente della vita ribolle e porta via con sé le ore fragili.


Questa volta niente risate di cortesia

Con Virginie Grimaldi io ho un patto chiaro: di solito mi prende per mano, mi fa sorridere mentre mi colpisce in basso, poi mi lascia con gli occhi lucidi e la sensazione di essere stata capita.

Con Le ore fragili è successo qualcosa di diverso.
Niente ammiccamenti, niente ironia salvagente. Qui si entra subito in apnea e si resta sott'acqua più a lungo del previsto.

Non è un brutto libro. È un libro che non ti consola subito. Ed è esattamente per questo che mi ha spiazzata.
E forse, se sei in un momento fragile, è anche per questo che potresti averne paura.

Una frattura che non si vede

Ci sono due voci. Due età. Due solitudini che si sfiorano senza mai sovrapporsi del tutto.
Una ragazza giovanissima, schiacciata da un peso che non sa nemmeno spiegare bene. E una donna adulta che porta addosso una stanchezza diversa: più silenziosa, più colpevole.

Il romanzo cammina tra attacchi di panico, depressione giovanile, senso di inadeguatezza, legami che provano a salvarti mentre tu stai affogando.
Niente scene urlate.
Niente melodrammi da prima serata.
Qui il vero rumore è quello che senti solo dentro.

E sì, c'è una "sorpresa" narrativa. Non dirò quale, dirò solo che per me ha distratto più che arricchire.
Come un faro acceso dove forse sarebbe stato meglio restare al buio.

Confessione da lettrice stanca: io che volevo un appiglio

Lo ammetto: io mi sono seduta accanto a questo libro con addosso una stanchezza emotiva importante.
Di quelle che ti fanno dire: "Ok, leggiamo, ma sii gentile".

E invece no. Questo romanzo non è gentile, è onesto. E a volte l'onestà, quando sei già un po' a terra, pesa il doppio.

Ci sono momenti in cui ho pensato: "Grimaldi, dammi una battuta, un'ironia di emergenza". E lei niente. Dritta. Seria. Ostinata nel dolore.
Risultato: lettura intensa, sì. Ma anche faticosa nel più vero senso del termine.

Quando non puoi salvare nessuno (nemmeno te)

I personaggi di Le ore fragili non cercano di piacere, non vogliono essere empatici. Non sono neppure "simpatici" nel modo in cui spesso lo sono quelli di Grimaldi.
Sono inermi.

E tu che leggi, ti senti inutile con loro.
La ragazza è un nodo che si stringe sempre di più.
La donna adulta uno specchio che non perdona.

Due solitudini diverse che si parlano senza mai davvero coincidere. Ed è qui che il romanzo colpisce più forte: ti toglie la fantasia del salvataggio.
E quando un libro ti nega l'illusione di poter "sistemare le cose", fa più male. Ma a volte è anche più vero.

Meno ironia, più lama

Qui devo essere onesta sino all'ultima riga: mi è mancata la Grimaldi ironica. Quella che ti fa ridere mentre ti sta facendo piangere e tu non capisci quando c'è stato il sorpasso.

La scrittura resta pulita, leggibile, scorrevole.
Ma è più spoglia, più notturna, più severa.
Si sente che questo libro nasce da un'esperienza personale vera, dichiarata, attraversata sulla pelle. E questo lo rende autentico, ma anche meno "riposante" rispetto ad altri suoi romanzi.

Qui non ti ripari. Qui resti esposto.

Quando il trucco non convince

C'è un punto, verso il finale, in cui il romanzo decide di cambiare passo.
Io lì ho avuto un attimo di: "Ah". Non di stupore, proprio di spiazzamento.

Per me quella scelta narrativa non aggiunge profondità: la sposta. E io, che ero completamente immersa nel flusso emotivo principale, mi sono sentita un filo tirata fuori.
Non rovina il libro, ma non lo migliora nemmeno.
E quando sei così dentro una storia, anche una piccola deviazione pesa più del previsto.

Livelli di sopravvivenza emotiva - Test tecnico della Libridinosa

Per chi, come me, misura tutto in parametri di tenuta psicologica:
→ Livello lacrimale: 7,5/10
Non pianto fisso, ma più volte ho deglutito male.
→ Livello comfort: 5/10
Non ti abbraccia, ti sta seduto accanto mentre tremi.

Libro da leggere quando non sei fragile, ma quando sei pronta a guardare la fragilità degli altri senza schermi.

Il voto trasformato in verità

Do 4 stelle a Le ore fragili perché è un libro che ho rispettato, che ho ascoltato, che ho anche sofferto.
Ma le 5 stelle, per me, sono quelle storie che oltre a colpirmi mi fanno sentire vista nel mio modo di stare al mondo.
Qui mi sono sentita più spettatrice che complice.

4 stelle perché è un libro che non consola, ma resta.
E non è poco. Ma non è tutto.

Le ore fragili siamo noi quando nessuno ci guarda

Le ore fragili non è un romanzo che ti accompagna per mano. È uno che ti dice: "Cammina. Fa male, ma cammina".
È il libro che ti torna in mente nei giorni in cui fingere di stare bene costa più che stare male sul serio.
E forse è per questo che, anche se non l'ho amato come altri, me lo porto dietro.

E ora lo chiedo a te, senza filtri: lo leggeresti in un tuo momento di fragilità o lo eviteresti proprio per quello?
Parliamone nei commenti, qui non si finge niente.




 

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