7 luglio 2016

Recensione 'Piccole sorprese sulla strada delle felicità' di Monica Wood - Sperling & Kupfer


«Per un attimo sentì di non essere ancora nata, come se la sua lunga vita fosse stata solo una prova prima dello spettacolo vero e il sipario stesse per alzarsi.»
La signorina Ona Vitkus ha vissuto una vita riservata e ineccepibile, i suoi segreti – e le sue pene – celati con cura a occhi indiscreti. 
Questo finché non arriva lui, il bambino insolito con la passione per i Guinness dei primati. 
Lei ha 104 anni, lui soltanto 11. 
Da bravo boy scout, dovrebbe semplicemente aiutarla nei lavori di casa ogni sabato, ma con la sua curiosità e il suo entusiasmo contagioso infrange pian piano la scorza diffidente e un po' burbera di Ona, riuscendo a farla parlare di sé, a cominciare da quelle lontane origini lituane, e persino a coinvolgerla in un progetto singolare: farle vincere il record di «Automobilista patentata più anziana».
Ona, che nel suo secondo secolo di vita credeva di avere ormai chiuso con l'amicizia, è conquistata da quel ragazzino con l'aria fragile e buffa che la fa sentire speciale. 
Ed è profondamente delusa quando quei sabati fatti di faccende domestiche, racconti e lezioni di guida s'interrompono di colpo. Passa un sabato, poi un altro: del bambino, nessuna traccia.
Fino a quando si presenta a casa sua uno sconosciuto, un uomo di nome Quinn. 
È il padre del ragazzino ed è lì per completare quello che suo figlio aveva iniziato prima di essere strappato alla vita troppo presto.
Da quel momento, Ona si ritroverà alle prese con i sensi di colpa di un padre, con il dolore di una famiglia spezzata, con un inatteso viaggio on the road che diventa un viaggio dell'anima. 
Perché quella vita che le ha riservato più schiaffi che carezze ha ancora qualcosa di bello da regalarle.
E, soprattutto, perché lei ha ancora tanto da offrire a chi ha smesso di sperare nella magia inattesa del destino.

Autore: Monica Wood
Titolo originale: The one-in-a-million boy
Traduzione a cura di: Federica e Stefania Merani
Editore: Sperling & Kupfer
Data di pubblicazione: 7 giugno 2016
Pagine: 359

Trama: 3  Personaggi: 2  Stile: 3  Copertina: 5 




Ho visto il cartonato di questo romanzo durante il Salone del Libro di Torino e, in compagnia di Chiara e Baba, sono rimasta a fissarlo ammaliata.
Complice il mio compleanno, mio figlio, che è uno che va molto a pelle copertine, me lo ha regalato.

Così, un paio di giorni fa l'ho preso in mano, ho tolto la sovracopertina e ho iniziato a leggerlo. E mi sono ritrovata ad avere a che fare con un undicenne morto. Non fate quella faccia, non è spoiler: questa cosa la scoprirete dopo meno di 5 pagine.
Ho cercato di entrare nello spirito di questa storia, in quella presunta delicatezza che l'autrice cerca di trasmetterci per 350 e più pagine. Ma non ci sono riuscita. Spiacente.

Ona Viktus è un'immigrata lituana di 104 che si ritroverà ad avere a che fare con un boy-scout undicenne con la strana passione del Guinness dei Primati.
E sarà proprio questo il filo che li legherà e che ci condurrà per mano all'interno della storia. 
Purtroppo, per quanto mi riguarda, sarà anche ciò che ha reso la lettura lenta e, a tratti, noiosa e ripetitiva.
Il continuo sciorinamento di record, i tentativi per far sì che Ona possa rientravi, le liste (sì, le liste. Io le amo, ma in questo contesto sono di una noia quasi mortale), tutte le piccole psicosi di un undicenne particolare, hanno appesantito la mia lettura.

Mi sono ritrovata davanti a dei personaggi alquanto piatti: una centoquattrenne senza alcuna caratteristica che la facesse risultare particolarmente amabile o, viceversa, antipatica al punto di risultare quasi simpatica.
Un ragazzino che, come detto, sin dalle prime pagine, è solo un'entità.
E poi ci sono i genitori. Un padre che è stato assente per due terzi della vita del figlio, che non è mai riuscito ad amarlo in pieno e che, adesso che non lui non c'è più, sembra quasi voler espiare le sue colpe portando a termine i compiti iniziati dal figlio e, cosa ancora peggiore, pare voler pagare per il fatto di non essere mai riuscito a comprendere quel ragazzino così strano.

Paradossalmente, le parti migliori del libro sono proprio quelle in cui il ragazzino non è protagonista, perché rendono la storia appena più scorrevole

Mi ha anche infastidita la solita storia del viaggio. Pare proprio che, negli ultimi anni, quando c'è un anziano protagonista, lo scrittore di turno non si senta abbastanza realizzato se non butta lì, in mezzo alla storia, un viaggio.

Insomma, il classico libro la cui copertina vale più della storia in sé.


5 luglio 2016

Recensione (a due tastiere) 'Stanza, letto, armadio, specchio' di Emma Donoghue - Mondadori

Jack ha cinque anni e la Stanza è l'unico mondo che conosce. È in quel luogo chiuso all'esterno che è nato e cresciuto, è lì che vive con Ma', senza esserne mai uscito. I suoi compagni sono gli oggetti contenuti nella Stanza, si chiamano Letto, Specchio, Piumone, Labirinto. Di notte a volte Ma' lo chiude dentro Armadio e spera che lui dorma quando Old Nick viene a farle visita. La Stanza è la casa di Jack, per Ma' è la prigione dove Old Nick la tiene rinchiusa da sette anni. Grazie al suo amore e alla sua determinazione, Ma' ha creato per Jack una straordinaria possibilità di vita, gli ha costruito intorno un mondo forse migliore del nostro. Però Ma' sa che non potrà mai essere abbastanza, né per lei né per Jack. E così escogita un piano per fuggire. Non sa quanto sarà difficile il passaggio da quell'universo chiuso al mondo là fuori…

Autore: Emma Donoghue
Titolo originale: Room
Traduzione a cura di: Chiara Spallino Rocca
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 1 novembre 2010
Pagine: 341

Trama: 3  Personaggi: 2  Stile: 3  Copertina: 3 






*in viola le parti scritte da Stefania, che si è prestata alla tortura di leggere un libro contemporaneamente a me e di scrivere una recensione di coppia. Vi giuro che è ancora viva!

Ho questo libro sul mio Kobo da tempo immemore. Eppure non mi sono mai decisa a leggerlo, quasi spaventata da una sinossi che mi prospettava una storia decisamente forte, dura da affrontare, qualcosa che, nel mio immaginario, mi avrebbe spezzato il cuore.

A chi? Per spezzare il cuore a te, manco Ercole...

Ho anche visto il trailer del film e il conseguente riaffacciarsi del libro, con la solita (orrenda) copertina che riproduce la locandina; eppure io continuavo a starne lontana nonostante le decine di recensioni positive che fioccavano on-line.

Fioccavano, come i cornflakes che mangia Jake: 100, precisi!

Finché, qualche settimana fa, la Bacci mi ha detto che aveva intenzione di leggerlo. E io mi sono detta: “Perché no? Magari leggendolo assieme a lei (che fa la cretina!) l’atmosfera sarà più leggera!”. 

E la cretina ha detto “Una lettura condivisa nientepopodimeno che con la vippa Libridinosa?” E chi si faceva sfuggire un’occasione così succosa!

Così, d’accordo, abbiamo deciso di leggerlo contemporaneamente, di confrontarci durante la lettura e di scrivere un post a quattro mani (o due tastiere, come preferite!).

E un neurone e mezzo (sì, il mezzo è il mio).

La storia ci viene raccontata da Jack, 5 anni, recluso dalla nascita in una stanza di 11 mq assieme alla madre.
Ma’ (così la chiama lui) aveva 19 anni quando è stata rapita e reclusa nella Stanza. Noi li troviamo lì, dove ogni oggetto ha un nome, dove bisogna inventarsi dei giochi, dove il mondo non è mai entrato se non attraverso lo schermo della tv.
Jack non sa che fuori c’è la vita, ci sono le persone, i giochi, la scuola, il sole, il mare. Jack ha il suo piccolo universo che è fatto da Ma’, Letto, Porta, Dondolo, Tavolo…

E Jack ha i suoi rituali, sempre uguali, giorno dopo giorno, perchè gli danno sicurezza e in certi momenti gli danno la possibilità di estraniarsi da quello che succede dentro Stanza. Come quando arriva Old Nick, la sera, e fa cigolare le molle di Letto, allora Jack conta i suoi denti, che sono venti, non uno di più e non uno di meno e quando ne conta diciannove è quasi sollevato perchè può ricominciare a contarli.

Ecco, tutto ciò, raccontato dalla voce di un bambino, avrebbe dovuto intenerirmi, straziarmi, commuovermi. Io, invece, ho trovato tutta la prima parte del libro assolutamente pesante, ripetitiva, noiosa. Credo sia ovvio pensare che l’autrice abbia voluto rendere tutto così reiterato per trasmettere al lettore le sensazioni che Ma’ e Jack provavano: quella quotidianità fatta sempre degli stessi gesti, circondati sempre dagli stessi oggetti, giornate con orari stabiliti per ogni cosa.
Io, purtroppo, non sono riuscita ad empatizzare con lo stile di Emma Donoghue e con i personaggi e questo modo di descrivere le loro giornate mi è risultato assai pesante, a volte fastidioso, tanto che spesso ho avuto voglia di mollare lì il libro e passare ad altro.
Ho proseguito, invece, sperando che la storia avesse una svolta. E la svolta c’è stata. Ma ha portato tutto ad una forzatura della narrazione a tratti eccessiva.
Ma’ e Jack rimangono, per me, due personaggi assolutamente estranei, con i quali non sono riuscita a creare alcun legame. 
La storia in sé è forte, ma non al punto tale da farmi battere il cuore.
Insomma, per quanto mi riguarda, un libro di cui potevo tranquillamente fare a meno.

Io invece ho empatizzato molto con JackerJack, l’eroe di Ma’, quel bimbo che con la sua nascita ha salvato questa ragazza permettendole di non impazzire avendo come priorità la sua crescita, il suo benessere e le sue necessità. 

Di non impazzire? Io se mi ritrovassi chiusa in una stanza di 11 mq e per di più con un infante, sai che fine farei?

Ho trattenuto il fiato durante la fase della liberazione, quando Mister Cinque (Jack) aveva sulle sue piccole spalle tutta la responsabilità della riuscita del loro piano di fuga, dalla quale dipendeva la loro vita, sia in senso metaforico che fisico.
Ho anche pianto (togliti quella smorfia dalla faccia: sì, ho pianto TU.HAI.PIANTO? *libridinosa sconvolta*) quando il loro piano stava per fallire.
Mentre ho trovato un po’ tirata la seconda parte del libro, il racconto del loro ritorno nel Fuori, nella vita vera, odiando a più riprese la figura della nonna. 

La nonna deve schiattare soffrendo!

Proprio in virtù di questo calo nella seconda parte il mio voto è un quattro pieno.

E se non calava quanto gli davi?

Beh, almeno un quattro e mezzo!
Chissà quali meccanismi scattano dentro di noi quando leggiamo un libro, per cui la stessa storia ci tocca in modi diversi. In questo caso per me l’empatia con un cinquenne potrebbe (e sottolineo il condizionale) dipendere dalla mia grande maturità… 

Vecchiaia, Bacci, si chiama vecchiaia! E comunque, tutta questa empatia deriva dal fatto che sei immobilizzata a casa e dipendi da tua figlia, che non ha 5 anni, ma è pur sempre una ragazzina!!

Lascio a te le conclusioni, ringraziandoti per la bella opportunità che mi hai dato. 

Ah io devo concludere? Una cosa completa potevi pure farla!

Vabbè, diciamo che la Bacci stavolta ha ragione: ci sono tanti motivi per cui la stessa lettura può soddisfare una persona e far storcere il muso ad un’altra.
Io, ormai è risaputo, con i bambini ho poco feeling. Diciamo che mi piacciono quando sono molto molto piccoli, ma appena proferiscono parola è meglio che mi stiano a distanza. Inizio a prenderli nuovamente in considerazione quando superano i 10 anni e ci si può parlare come se fossero pseudo-adulti. Quindi forse è proprio per questo che ho fatto fatica ad empatizzare con Jack (non che sua madre mi abbia fatto impazzire, eh!).


3 luglio 2016

Recensione 'Pista nera' di Antonio Manzini - Sellerio

Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d’Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. La vittima si chiama Leone Miccichè. È un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un’intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore. Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Difficile individuare quella giusta, data la labilità di ogni cosa, dal clima alle passioni alla affidabilità dei testimoni, in quelle strette valli dove tutti sono parenti, tutti perfettamente a loro agio in quelle straricche contrade, tra un negozietto dai prezzi stellari, un bar odoroso di vin brulé, la scuola di sci, il ristorante alla mano dalla cucina divina.
Quello di Schiavone è stato un trasferimento punitivo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. È violento, sarcastico nel senso più romanesco di esserlo, saccente, infedele, maleducato con le donne, cinico con tutto e chiunque, e odia il suo lavoro. Però ha talento. Mette un tassello dietro l’altro nell’enigma dell’inchiesta, collocandovi vite e caratteri delle persone come fossero frammenti di un puzzle. Non è un brav’uomo ma non si può non parteggiare per lui, forse per la sua vigorosa antipatia verso i luoghi comuni che ci circondano, forse perché è l’unico baluardo contro il male peggiore, la morte per mano omicida («in natura la morte non ha colpe»), o forse per qualche altro motivo che chiude in fondo al cuore.

Titolo: Pista nera
Autore: Antonio Manzini
Editore: Sellerio
Data di pubblicazione: 1 febbraio 2013
Pagine: 275

Trama: 4  Personaggi: 4  Stile: 4  Copertina: 3 




Genesi di questa lettura (ovvero, come mai La Libridinosa scopre solo adesso il personaggio Rocco Schiavone).
Ve lo dico subito: io i romanzi Sellerio non li guardo quasi mai. Che volete che vi dica? Sarà il formato, che da sistemare in libreria è sempre un po' rognoso; saranno quelle copertine che non mi fanno mai venire voglia di approfondire... non so! Anche il Malvaldi, se non fosse stato per Baba, io mica l'avrei mai letto.
Tant'è, qui trattasi di serie con protagonista un commissario, anzi precisiamo perché lui ci tiene, un vicequestore, certo Rocco Schiavone. E trattasi anche di romanzo giallo. Io? Un giallo? No, grazie. Malvaldi è stato uno strappo alla regola.
Quindi, passo oltre senza curarmene, finché nel febbraio del 2015, le LGS, allora in formazione leggermente differente rispetto a quella attuale, si riuniscono sotto il mio tetto (sì, Lea, quel tetto con le travi che a te piace tanto!) per festeggiare il compleanno di mio figlio. 
E una delle (ex) componenti del gruppo, si presenta stringendo tra le mani La costola di Adamo, secondo capitolo con protagonista il nostro vicequestore.
Io fisso il libro e sorrido educata. Sì, educata, avete capito bene. Perché lei è tanto felice e mi dice che il suo libraio le ha detto che se amo Malvaldi, sicuramente leggo anche Manzini. Capite? Equazione.
Prima o poi scoprirò se è più bionda lei o il suo libraio. Perché ok, puoi anche dire che l'uno e l'altro trattano lo stesso genere, ma dare tutto per scontato e propinarmi pure il secondo libro senza manco sapere se ho letto il primo... Vabbè! Questo è un altro dei mille motivi per cui non amo ricevere libri a sorpresa!
Fatto sta che io prendo il libro e lo sistemo in libreria, pensando che non lo leggerò mai, perché figurati se ho voglia di andare a comprare il primo! 
E anche in questo caso, in mio soccorso arriva Baba, che il primo lo possiede, lo ha letto e, gentilmente me lo gira (grazie, Babi).
Ma io sono cocciuta, quindi li sistemo entrambi lì e li lascio a prendere polvere (che è un modo di dire, perché si sa che io sono fissata e pulisco senza sosta!).
Finché, qualche settimana fa, Lea (santa lei!) mi dice che Manzini lo sta leggendo e che le piace pure.  Io lo fisso e inizio a pensare di dargli una chance; guardo la copertina e, botta di fortuna, mi serve per la Mastereader di Lucrezia. Quindi ok! A noi due!

Inizio a leggere e mi trovo davanti a Rocco Schiavone, romano de Roma, trasferito in Val d'Aosta per motivi disciplinari (?), burbero, fissato con le Clarks (che puntualmente gli si inzuppano di neve) e sempre coperto da un loden verde  nonostante le glaciali temperature della zona.
Rocco è uno di quei personaggi che io definisco negativi e che, nonostante tutto, riesce a farsi amare dal lettore. Avete presente Vani Sarca e Cesare Annunziata? Ecco, quei personaggi che, chissà perché, ci entrano nel cuore, nonostante i loro caratteracci, si piazzano lì e a noi sembra quasi di non poter più vivere senza di loro!
Rocco è uno che un sorriso non te lo rivolge mai, uno a cui piacciono le belle donne, uno che ti fa rimanere di sasso con una battutaccia e tu vorresti farti piccolo piccolo e nasconderti alla sua vista. Però Rocco è uno di quegli uomini a cui tutti vorremmo stare simpatici (e chissà perché!?).

Il giallo, in questo romanzo, è ben costruito: c'è un morto, un'indagine, un poliziotto un po' scemo. Io lo ammetto, sino alla fine non sono riuscita a capire chi fosse l'assassino. E questa cosa mi è piaciuta tanto, perché spesso mi capita di arrivare a metà libro e aver già intuito tutto.

Questo libro si legge davvero con piacere, scorre che è una meraviglia. Vi ritroverete presi tra le spire delle indagini, ma passerete anche il tempo cercando di inquadrare questo vicequestore che rimane forse un po' un enigma sino all'ultima pagina.
La cosa più bella, forse, è proprio arrivare all'ultima pagina avendo la certezza che Rocco Schiavone farà ancora parte della nostra vita, perché dopo questo, ci sono altri tre romanzi già pubblicati e uno in uscita proprio il 7 luglio prossimo (sì, l'ho già ordinato, ok?!).

Pista nera è una lettura perfetta per l'estate. Che andiate in spiaggia o, meglio ancora, tra quei paesaggi montani in cui è ambientata la storia, portate con voi questo romanzo, perché Rocco è uno di quegli uomini in grado di conquistare tutti!


2 luglio 2016

Diario di Bordo #10


Buon sabato a tutti! Pare proprio che l'estate sia arrivata. Siete felici? Io no! Dai non fate quella faccia, tanto ormai mi conoscete e sapete bene quanto io odi il caldo. Sto già qui a fare il conto alla rovescia per settembre, per l'autunno, il freddo, il tè caldo, il buio alle 5 del pomeriggio...
Siete con le pance al sole e siete felici? Buon per voi, io continuo a scrutare il cielo e sperare nella pioggia!

Torniamo a noi e vediamo che cos'è accaduto? Ok!

Venerdì 24 ho ricevuto un romanzo in anteprima da Neri Pozza. Si tratta de L'onore sopra ogni cosa di Kathleen Grissom. Seguito naturale de Il mondo di Belle, l'ho divorato in poco più di tre giorni!

Sabato 25 ho fatto una di quelle cose che mi fanno girare le scatole e non poco: shopping. Trascinata da Coniuge e Figlio, ho gironzolato per negozi. Ma stavolta mi è pure andata bene, perché quella famosa blusa che tanto avevo cercato durante il giro precedente, ecco che è saltata fuori, inaspettata, questa volta! Quindi, diciamo che è andata un po' meglio e sono tornata a casa meno arrabbiata del solito!
Ah sì, ovviamente ho fatto anche un giro in libreria, visto che Sua Grazia Laura 2.0 mi aveva finalmente tolto il veto sugli acquisti. Ma ho ricevuto talmente tanti libri durante questo mese, che non ho comprato nulla, io. Mio figlio, invece, ha colto l'occasione al volo e  mi ha regalato "Piccole sorprese sulla strada della felicità" di Monica Wood.

Domenica 26, dopo ben 9 giorni, ho terminato la lettura de Il richiamo del cuculo di Robert Galbraith. Bello bello bello! E se da un lato mi pento di non avergli dato una chance prima di adesso, dall'altro sono felice del fatto che ho altri due libri della serie che mi aspettano!

Lunedì 27 io e Laura 2.0 abbiamo tirato fuori il meglio di noi stesse. Lei, tanto per cambiare (ormai sta diventando un'abitudine, eh!) mi ha riattaccato il telefono in faccia  perché, come suo solito, ha schiacciato un qualche tasto. Circa mezz'ora dopo, invece, è toccato a me far danni: sono riuscita a tranciare il jack degli auricolari all'interno del buco. Sì, buco. Laura 2.0 ha decretato che quello si chiama BUCO.

Martedì 28 è stata giornata di spesa per la famiglia Libridinosa, che si è infilata all'Esselunga e ha riempito il carrello all'inverosimile. E mentre io pensavo ai viveri per la famiglia, un simpaticissimo e gentilissimo corriere Amazon, non trovandomi in casa, rischiava l'osso del collo per depositare un pacchetto sul mio zerbino! Pacchetto che conteneva "La via del male" di Robert Galbraith e "Vita dopo vita" di Kate Atkinson, che ho intenzione di leggere per la Mastereader organizzata da Lucrezia.             
Mercoledì 29 ho deciso che era arrivato il momento di dare un senso al fatto di avere un giardino, così, nel pomeriggio, mi sono piazzata su una sdraio, ben nascosta dalle siepi, e, armata di libro e tè freddo, ho letto per tutto il pomeriggio. Nessuna vecchietta ha rotto le scatole, nessuno si è fermato per chiacchierare... ah già, c'è la siepe! Unico particolare: è passato un vecchietto, in sella alla sua bici, con un alberello di almeno un metro e mezzo infilato nel cestino. Spero per lui che sia riuscito ad arrivare a casa, perché, secondo me, andava a memoria!
Certo, fosse stato per Laura 2.0 sarebbe già morto, visto che, quando le ho detto che c'era anziano in bici, mi ha suggerito di lanciargli un  bastone tra i raggi. Vabbè, lei è fatta così!

Giovedì 30 Sono le 23, sto guardando Polonia - Portogallo. In chat, tanto per cambiare, ho Laura 2.0 che mi annuncia di aver appena rischiato l'infarto perché ha visto un'ombra fuori dalla finestra. È saltata sulla sedia, povera stella. Chi sarà mai questo oscuro figuro che si aggira indisturbato nel giardino della blogger? Ahahahahahahahahahah... Scusate! Sapete di chi era l'ombra? Di Tore! Come chi è Tore? Tore è il fidanzato di Laura. E di cognome fa Ventila!!!
Vabbè, Laura è salva, nessun figuro si aggira intorno a casa sua con l'intenzione di rubarle le penne e nemmeno le caramelle. 
Quindi io posso chiudere qui, spegnere tutto e tornare da Rocco Schiavone, che ho scoperto oggi e di cui sono già infatuata!

È venerdì 1 luglio, mattina e, come al solito, io aspetto che Laura mi telefoni per la nostra accoppiata quotidiana: pulizie - chiacchierata. Ma Laura ha Sorella in casa e, mentre lei rifaceva il letto, Sorella, furba furba, è sgattaiolata in bagno e l'ha fregata. Quindi Laura, che è donna precisa e puntuale, mi scrive: "Appena Sorella libera bagno ti chiamo, anche perché finché non mi cambio, non ho tasche in cui metterti!". Siamo donne mignon, noi! Ci basta una tasca per stare comode!!
Qui, oggi, è stata una giornata particolarmente afosa. Quel disgraziato del Meteo continua ad illudermi dicendo che in serata pioverà. Giuro che se sbaglia anche stavolta, lo denuncio. Io, intanto, sono a metà di Pista Nera e... ok, lo ammetto: Rocco Schiavone mi ha conquistata!

E come di consuetudine, gli incontri della settimana:

Lorenzo Marone

sabato 2 - Como
ore 16.00 - Villa Olmo - Premio "Città di Como"

giovedì 7 - Alba Adriatica (TE)
ore 21.30 - Chalet La Primula - Lungomare Guglielmo Marconi

venerdì 8 - Termoli (CB)
ore 18.30 - Libreria "Fahrenheit" - via Cina, 34

Alice Basso

sabato 2 - Chivasso (TO)
ore 17 - Libreria Garbolino - via Roma, 5b




1 luglio 2016

Novità nella Stanza Librosa Giugno 2016 + To Be Read Luglio 2016

Buongiorno a tutti e buon Luglio (quando arriva Settembre?). Ok, lo so, sono monotona, ma che posso farci? Io il caldo proprio non lo reggo. Rassegnatevi! Sarò anche nata il primo giorno d'estate, ma io sono una da neve!
E allora, giugno... mese del compleanno, tanti regali ricevuti, tante dimostrazioni d'affetto, insomma per essere una neo-quarantenne non posso proprio lamentarmi!


CARTACEI


  • Quando finiscono le ombre - Cristina Rava omaggio Garzanti
  • Il richiamo del cuculo - Robert Galbraith regalo di compleanno di un'ammiratrice 
  • Piccole sorprese sulla strada della felicità - Monica Wood regalo di compleanno da mio figlio
  • L'onore sopra ogni cosa - Kathleen Grissom omaggio Neri Pozza
  • Il baco da seta - Robert Galbraith regalo di compleanno da Lea e Stefania
  • La via del male - Robert Galbraith regalo di compleanno di Roberta La Lettrice Spagnola
  • Vita dopo vita - Kate Atkinson regalo di compleanno di Roberta La Lettrice Spagnola
  • Per puro caso - Anne Tyler regalo di compleanno di Giusi
  • La piccola erboristeria di Montmartre - Donatella Rizzati regalo di compleanno di Elisa
E-BOOK
  • Notti in bianco e baci a colazione - Matteo Bussola
  • Le sorelle - Claire Douglas omaggio Nord
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A giugno ho letto 5 libri per un totale di 1833 pagine (ve l'ho detto che il caldo mi uccide!)

La To Be Read di giugno


Capodanno da mia madre - Alejandro Palomas abbandonato
Fragole selvatiche - Angela Thirkell
La carriera di un libertino - M. C. Beaton
Pista nera - Antonio Manzini
Quando finiscono le ombre - Cristina Rava
Buona ripresa - Marie-Sabine Roger

Aggiunti

Le sorelle - Claire Douglas
Il richiamo del cuculo - Robert Galbraith
L'onore sopra ogni cosa - Kathleen Grissom

  
 

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E come sempre, per concludere, la TBR di Luglio



Strane creature - Tracy Chevalier
Torta al caramello in Paradiso - Fannie Flagg
Vita dopo vita - Kate Atkinson
Stanza, letto, armadio, specchio - Emma Donoghue
Pista nera - Antonio Manzini
Piccole sorprese sulla strada della felicità - Monica Wood

La domanda di rito è sempre la solita: quanto avete letto a giugno? E che programmi avete per luglio?

30 giugno 2016

Recensione IN ANTEPRIMA 'L'onore sopra ogni cosa' di Kathleen Grissom - Neri Pozza

James Burton, noto e stimato argentiere di Philadelphia, ha una benda nera che gli copre l’occhio sinistro. Nei salotti buoni della città le donne sussurrano che sia rimasto sfregiato durante un duello, e James non fa nulla per mettere a tacere queste romantiche voci. Negli anni ha imparato a nascondere molti segreti. Nato in una grande casa coloniale nel Sud della Virginia, dall’unione illegittima tra Belle, una schiava mulatta, e Marshall Pyke, il giovane padrone della piantagione, James un giorno è stato accecato dall’ira e dalla disperazione. Ha impugnato un’arma e ha fatto fuoco contro Marshall, suo padre, che aveva deciso di venderlo come schiavo, sebbene avesse la pelle bianca come lui e fosse cresciuto nella casa padronale come uno dei Pyke.
La fuga, senza rivolgere la parola a nessuno per il timore di essere scoperto, è durata a lungo. Fino al giorno in cui Jamie Pyke è diventato James Burton, gentiluomo di Filadelfia, invitato ai ricevimenti dell’aristocrazia della città, poiché ne conosce diligentemente le regole e poiché è un uomo attraente e di bell’aspetto, capace di conquistare il cuore di Caroline, la figlia del cinico Mr Cardon, un ricco esponente dell’industria del taglio e del trasporto del legno in Pennsylvania.
Vent’anni, celando con cura due segreti che potrebbero condurlo alla forca: un omicidio e l’avere «il sangue dei negri», come amano dire gli schiavisti. Vent’anni per lasciarsi alle spalle il passato e raggiungere una certa sicurezza. Ora però la paura, che non lo ha mai abbandonato, sta tornando a farsi sentire per James, come una pesante palla di piombo.
Henry, un uomo di colore con cui ha esattamente da vent’anni un debito d’onore, ha bussato alla sua porta e gli ha chiesto di aiutarlo a ritrovare suo figlio, finito in mano ai negrieri.
Difendere la propria sicurezza, a costo di venir meno alla parola data, oppure porre l’onore sopra ogni cosa? Questo è il dilemma che lacera Jamie Pyke, divenuto James Burton, noto e stimato argentiere di Philadelphia.
Con una scrittura avvincente e dal ritmo serrato, che tiene con il fiato sospeso, Kathleen Grissom, già autrice del bestseller Il mondo di Belle, ci conduce nell’implacabile America sudista del 1830, dove il desiderio di riscatto e la lotta per la libertà animano i cuori dei coraggiosi e indimenticabili personaggi di questo romanzo.

Titolo: L'onore sopra ogni cosa
Autore: Kathleen Grissom
Titolo originale: Glory over everything
Traduzione a cura di: Chiara Brovelli
Editore: Neri Pozza
Data di pubblicazione: luglio 2016
Pagine: 430

Trama: 4  Personaggi: 5  Stile: 5  Copertina: 5 





Siamo nel 1830, a Philadelphia, e a raccontarci questa storia è James Burton, argentiere e pittore, arrivato in città poco più che tredicenne e adottato dalla famiglia Burton.
Ma James è un personaggio che noi abbiamo già incontrato nella nostra storia di lettori. James è il figlio di Belle, protagonista, assieme a Lavinia, del precedente romanzo di Kathleen Grissom, Il mondo di Belle, di cui vi parlai esattamente un anno fa.
James è un bianco di colore, figlio di Belle, schiava, e del proprietario della tenuta di Tall Oak, Marshall.

Nel libro precedente, ricordiamo James cresciuto dalla nonna, che si spacciava per sua madre, viziato, agiato e con una certa propensione all'odio razziale.
Adesso lo ritroviamo adulto, fuggito da Tall Oak dopo aver uccido suo padre e aver rischiato di essere venduto come schiavo.

James è un personaggio che crea nel lettore grandi contrasti d'animo. È un bianco per quanto riguarda l'aspetto esteriore e il modo di pensare, ma è anche un mezzo nero che fatica ad accettare questa sua condizione. È un uomo che passerà parte della sua vita a rinnegare le sue origini, a trattare tutti dall'alto in basso, a cercare di nascondere le sue origini, mentendo spudoratamente, ingannando chiunque gli si avvicini.
È un uomo che, spesso, mostra il suo lato vigliacco, la sua paura della verità, la sua incapacità di accettarsi e farsi accettare dagli altri.
In quasi 400 pagine lo vedremo fuggire, mentire, nascondersi, mettere sempre il suo benessere davanti a tutto e tutti.

Nonostante ciò, così come nel romanzo precedente, Lavinia era arrivata ad un riscatto della sua persona, anche in questo, l'autrice ha concesso a James una forma di redenzione agli occhi del lettore.
La lettera che scriverà a sua madre, Belle, riconoscendola finalmente come tale, mi ha anche fatto versare qualche lacrima.

Anche in questo romanzo, ho ritrovato quello stile che tanto mi aveva fatta innamorare della precedente storia. Kathleen Grissom riesce a legare il lettore alla storia, dandole un ritmo serrato e continui spunti di riflessione. È quasi impossibile smettere di leggere, abbandonare la storia e i suoi personaggi anche se solo per poco tempo.
Si arriva alla fine di questo romanzo e si ha la sensazione di aver nuotato in acque fresche in una torrida giornata d'estate.
I personaggi, la storia, l'ambientazione, tutto lascia un senso di benessere nel lettore.

Kathleen Grissom è sicuramente una penna di grande talento, con una grande capacità di rendere il lettore parte integrante della storia.