Recensione 'Di guerra e di noi'
di Marcello Dòmini - Marsilio


DI GUERRA E DI NOI || Marcello Dòmini || Marsilio || 5 marzo 2020 || 667 pagine



"Di guerra e di noi" è la storia di due fratelli e copre l'arco di due guerre mondiali, correndo a perdifiato dal 1917 al 1945; comincia nelle campagne intorno a Bologna, e da lì non si sposta. Quando il marito non torna dalla prima guerra mondiale, la madre dei due, ormai sola, è costretta a separarli. Il più grande, di nome Ricciotti, va a studiare in collegio a Bologna. Il più piccolo, Candido, rimane al mulino. Il collegio di Ricciotti è una scuola da ricchi, e la vita di Candido al mulino è una vita da poveri. Finiti gli anni avventurosi e duri del collegio, Ricciotti sarà segnalato per andare a lavorare nella neonata sede del Fascio di combattimento bolognese, dove incontrerà Leandro Arpinati, che diventerà suo mentore e amico. Candido resterà invece a lavorare nelle campagne frequentando sempre più quegli uomini e quelle donne che, col passare degli anni, andranno a formare le bande partigiane. Ricciotti però non è fascista, e Candido, d'altra parte, non è più di tanto interessato alla politica. Pensano entrambi a mandare avanti la famiglia, a proteggere la madre e i braccianti, pensano a correre dietro alle ragazze – donne avvolte di colori, nonostante partecipino e soffrano la guerra quanto gli uomini –, pensano a innamorarsi e poi sposarsi, e soprattutto a comportarsi bene quando molti intorno a loro, a causa della guerra, si comportano male. Come per Oskar Schindler, tuttavia, la grande occasione per trasformare la loro azienda agricola in un progetto onesto ma più ambizioso sarà proprio la guerra. Raccontando gli anni del fascismo con un'epopea dove le storie dei personaggi – mai del tutto innocenti, mai del tutto colpevoli – dialogano con la grande Storia, Marcello Dòmini segue le peripezie dei due fratelli Chiusoli lungo ventotto anni, e segue, senza mai perderle di vista, le vite di tutti coloro che gli si muovono intorno – compagni di scuola, segretarie, squadristi, mogli, crocerossine, staffette partigiane... –, e lo fa rovesciando situazioni, svelando fondi segreti (dei muri e dei personaggi), collegando incontro a incontro, fatto a fatto, con una voce in fondo scanzonata, perché è sempre la giovinezza a partire per la guerra. Il romanzo popolare di uno scrittore al suo esordio.

Ho trascorso le prime 100 pagine di lettura di questo romanzo chiedendomi come mai io mi fossi persa questo romanzo. Trama, copertina e anche Casa Editrice racchiudono esattamente ciò che cerco in un libro, quindi non riuscivo a capacitarmi della mia svista, imputata, inizialmente, al mare magnum di pubblicazioni settimanali che mi avevano sicuramente distratta.
Così, sono andata a cercare la data di pubblicazione di questo libro: 5 marzo 2020. Già, cari lettori, il primo lockdown... in Lombardia eravamo chiusi in casa già da un paio di settimane e io, più che dedicarmi alla lettura e tenere d'occhio le nuove pubblicazioni (che, come ricorderete, da quel momento sono state sempre meno, sino a fermarsi del tutto), ero impegnata a sfornare lievitati che manco la Susanna dei tempi d'oro del lievito Bertolini riusciva a far tanto!
Ah che nostalgia! Che periodo meraviglioso!!

Ma veniamo a noi e parliamo, o almeno proviamoci, del romanzo d'esordio di Marcello Dòmini: Di guerra e di noi è una sorta di romanzo storico-familiare che, in questo suo primo capitolo (il seguito lo trovate qui e sicuramente a breve anche nel blog) ci racconta gli anni della famiglia Chiusoli e, in particolare dei fratelli Ricciotti e Candido, dal 1917 al 1945.

Ricciotti, che quando lo incontreremo ha appena 9 anni, e Candido, sei, ci vengono presentati come due bambini vivaci e gioiosi; i classici bambini abituati a vivere all'aria aperta e che trascorrono le giornate scorrazzando per i campi del piccolo mulino di famiglia, dove mamma Rosa, assieme ai nonni paterni e alla zia zitella, trascorrono le giornate in attesa del ritorno del patriarca, Gaetano.
Il romanzo inizia proprio con la notizia più tragica: Gaetano è morto in guerra, morto da eroe, dice colui che porta la triste notizia alla famiglia.
Ma che se ne fanno due bambini così piccoli di un eroe che non c'è più? Forse, a salvarli, è proprio la loro età: Ciotti e Candido son davvero troppo piccini per capire che quel padre tanto amato non potranno più abbracciarlo.
Le cose, però, come sempre avviene in questi casi, iniziano a cambiare e il primo grande cambiamento avviene quando, poche settimane dopo il triste evento, grazie a delle agevolazioni del Governo, Ricciotti parte per il collegio Ungarelli di Bologna, dove avrà la possibilità di studiare a spese dello Stato, in quanto orfano di guerra.
Questo sarà solo il primo di tanti cambiamenti, grandi e piccoli, che coinvolgeranno la vita di Ciotti e della sua famiglia.

In queste quasi 700 pagine, Dòmini ci racconta, parallelamente alla vita dei due fratelli Chiusoli, anche la storia del nostro Paese in quello che è stato, almeno sino ad oggi, il periodo più oscuro: il Ventennio fascista.
Cresceremo assieme a Ciotti e Candido e, assieme a loro, assisteremo all'evoluzione del Fascismo, alla crescente popolarità di Mussolini, alle prime repressioni, all'instillarsi, lento e tenace, di una dittatura sempre più preponderante.
...tutti erano fascisti. Violenti, volenti o nolenti.
Incontreremo, com'è ovvio in un romanzo del genere, tanti personaggi che hanno fatto, nel bene e nel male, la storia d'Italia.
Tra tutti, quello che spicca sia per personalità che per i rapporti con Ciotti, per il quale diventerà una sorta di secondo padre, sarà Leandro Arpinati, che per molti anni fu un punto di riferimento sia per il Partito Fascista che per Mussolini in persona, tanto che questi lo richiamò al suo fianco quando decise di costituire la Repubblica di Salò, rimanendo molto deluso dal rifiuto di Arpinati stesso che, dopo varie vicissitudini e un esilio di cinque anni, non vedeva più nell'ideologia fascista le idee che lo avevano portato, giovanissimo, ad affiancare il Duce.

Si nota, tra le pagine del romanzo, grande attenzione allo studio del periodo storico, alle notizie dell'epoca e alle vicissitudini sia della gente comune che dei personaggi storici.
La storia si svolge tutta tra Castenato e Bologna, dove Ciotti e il fratello vivono e lavorano e la bravura dell'autore è tale che, anche se non si conosce Bologna, si avrà la sensazione di percorrerne le strade e di conoscerne i palazzi e i monumenti come si fosse sempre vissuti lì!

Per buona parte del romanzo, le vite dei fratelli Chiusoli, delle loro famiglie e dei personaggi che ruotano attorno a loro, viaggiano in parallelo con le vicissitudini storiche; verso la fine, però, la storia, come forse è giusto che sia, prende un po' il sopravvento, mettendo da parte Ciotti.
L'Italia si avvia verso la fine di quella che è stata una guerra lunga e devastante, gli americani avanzano spediti e, ovviamente, tutto questo mette in ombra le vite delle persone comuni.

Di guerra e di noi è un romanzo ricco e arricchente, una storia che non annoia mai, che porta il lettore ad affezionarsi ai suoi personaggi, reali e non, a soffrire delle loro perdite e a gioire delle loro conquiste.
Tutto viene ben descritto e delineato: luoghi, persone, vicende hanno una perfetta collocazione e mai una volta le descrizioni risultano noiose o superflue.
Forse, solo verso la fine della storia, sarebbe stata necessaria una piccola "sforbiciata", soprattutto a quella fiaba che Ciotti inventa per le sue figlie e i suoi nipoti che, pur avendo un legame ben preciso col romanzo stesso, tende a rallentare la lettura e questo può pesare un po' in un romanzo così corposo.

Una piccola annotazione va all'uso del dialetto bolognese: le prime cinquanta pagine sono parecchio intrise di termini dialettali e, addirittura, di interi dialoghi in bolognese; andando avanti col romanzo, questo, fortunatamente, scema un po' e viene usato solo dove strettamente necessario (e spesso si trova la traduzione dei termini in fondo alla pagina).
Temevo, quando ho iniziato a leggere questa storia, di imbattermi in un romanzo che fosse quasi solo dialettale; così non è stato e non posso che ringraziare l'autore per aver reso questa lettura ancora più fruibile e scorrevole!

La Libridinosa

Cosa fai nella vita? Leggo!

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