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5 dicembre 2015

Recensione 'Una ragazza da Tiffany' di Susan Vreeland–Neri Pozza

una ragazza da tiffanySINOSSI

Nel 1892, a Manhattan, un’elaborata insegna in bronzo fa bella mostra di sé. Tiffany Glass & Decorating Company declama la scritta che campeggia sopra una solida porta di vetro molato. Oltre quella porta, si schiude un grande salone con enormi vetrate appese al soffitto e imponenti mosaici poggiati alle pareti. E poi vasi dalle linee morbide, pendole, candelabri Art Nouveau, lampade con paralumi di vetro soffiato in mille splendidi colori.
È il regno di Louis Comfort Tiffany, pittore di quadri orientalisti raffiguranti minareti, moschee e beduini, secondo il gusto del tempo. Gardenia all’occhiello, baffi fluenti, Louis Comfort Tiffany ha creato il suo atelier coltivando un progetto ambizioso: estendere la sua idea dell’arte come «bellezza che non ha bisogno di spiegazioni perché basta a se stessa» alla decorazione del vetro.
La Tiffany Glass & Decorating Company è, tuttavia, anche il regno delle Tiffany girls, le ragazze di Tiffany, come sono chiamate a Manhattan le donne che l’artista ha riunito attorno a sé. Ogni giorno Louis le esorta ad abituarsi a riconoscere la bellezza in ogni momento, a «cogliere la grazia di una forma, l’eccitazione di un colore». Radunate nel laboratorio al quinto piano, le ragazze, però, non hanno bisogno di soverchie esortazioni per tagliare il vetro con estro, e disegnare e dipingere alacremente.
Vi è Wilhelmina, impertinente diciassettenne dall’alta statura, Mary diciottenne dai capelli rossi, Cornelia, riservata e taciturna, Agnes, l’altera, la prima donna cui Tiffany ha accordato l’onore di dipingere i soggetti delle sue vetrate. E, infine, Clara Wolcott Driscoll.
Giovane vedova in un laboratorio dove vige la regola, imposta dal padre di Louis, di impiegare solo fanciulle non maritate, Clara è l’artefice autentica delle creazioni Tiffany. È lei, infatti, a ideare quegli oggetti meravigliosi, i paralumi di vetro soffiato, decorati con uno stile che sembra celebrare la gioia e il mistero di un secolo che deve ancora iniziare.
Una ragazza da Tiffany è, soprattutto, la sua storia. Una storia in cui Susan Vreeland non celebra soltanto un talento misconosciuto, ma illumina anche gli slanci, i desideri e le ambizioni di una giovane donna nella metropoli americana pronta a tuffarsi nella grande avventura del Novecento.

TITOLO: Una ragazza da Tiffany Clara and Mr. Tiffany
AUTORE: Susan Vreeland
TITOLO ORIGINALE: Clara and Mr. Tiffany
TRADUZIONE A CURA DI: Massimo Ortelio
EDITORE: Neri Pozza
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2010
PAGINE: 504

TRAMA 7
PERSONAGGI 6
STILE 8
INCIPIT 6
FINALE 6
COPERTINA 8


11 aprile 2015

Recensione 'La ragazza in blu' di Susan Vreeland - Neri Pozza


SINOSSI

Strana giornata, questa del funerale del preside Merril! Mai e poi mai Richard avrebbe pensato di ritrovarsi, dopo la cerimonia, nella gelida casa di Cornelius Engelbrecht, il suo collega insegnante di matematica, seduto sulla sua poltrona di cuoio rosso, a conversare con quell’uomo dall’aspetto così insignificante da celare di certo un cuore incandescente o forse, in un angolo riposto della sua anima, qualche inconfessabile segreto.
Scapolo, vestito sempre con colori indefinibili, costantemente sulle sue e appartato nella sala dei professori, Engelbrecht si è sempre guardato bene dall’invitare chicchessia a casa sua. È con malcelato stupore perciò che Richard lo guarda accendere il camino, sorridere e, con gesti eccitati, illuminare  un quadro posto davanti alla poltrona: un dipinto straordinario in cui una ragazza con un grembiule blu siede a un tavolo accanto a una finestra aperta.
<<È un Vermeer>>, sussurra Cornelius Engelbrecht...
Così comincia questo straordinario romanzo che, come una preziosa scatola cinese, di capitolo in capitolo, ci conduce davanti al destino di una grande opera e delle persone, umili e potenti, nobili e arroganti, amanti dell’arte o del suo potere, che l’hanno avuta lungo i secoli.
Ecco allora Amsterdam, durante gli anni Quaranta, e le tragiche vicende della famiglia ebrea che possedeva La ragazza in blu; ecco la felice coppia olandese cui il dipinto apparteneva anni prima e che finisce col dividersi nell’istante in cui uno dei due ammette che la ragazza del quadro gli ricorda un vecchio amore; ecco, ancora più indietro, la vita di una fattoria olandese durante la grande inondazione del 1717; ecco, infine, Vermeer che, angustiato dai debiti, decide in un momento di rilassatezza e di gioia, di dipingere la figlia.
Fedele allo spirito del grande artista olandese, Susan Vreeland cattura, attraverso l’arte e il magico potere della bellezza che essa racchiude, i desideri, i sogni l’esistenza delle persone comuni.

TITOLO: La ragazza in blu Girl in Hyacinth Blue
AUTORE: Susan Vreeland
TITOLO ORIGINALE: Girl in hyacint blue
TRADUZIONE A CURA DI: Maria Clara Pasetti
EDITORE: Neri Pozza
DATA DI PUBBLICAZIONE: aprile 2013
PAGINE: 176
ISBN: 9788873059196

TRAMA 6
PERSONAGGI 5
STILE 6
INCIPIT 6
FINALE 7
COPERTINA 7

3 stelle
Discretamente Libridinoso

1748 Letto in 2 giorni

 
Credo che i più conoscano Vermeer grazie al suo quadro più famoso, La ragazza con l’orecchino di perla, stupendo dipinto che ha ispirato l’omonimo romanzo di Tracy Chevalier.
In questo piccolo romanzo, Susan Vreeland, che io ho scoperto ed amato grazie a La passione di Artemisia, ci racconta la storia di un altro capolavoro di Vermeer.

Peccato che il quadro rappresentato in copertina non sia affatto un dipinto di Vermeer e, soprattutto, non sia quello che ci viene ripetutamente descritto all’interno del romanzo.
Durante la narrazione, l’autrice descrive un quadro rappresentante una ragazza con un grembiule blu, intenta a cucine, con un bicchiere di latte posato sul tavolo.
Quello che vediamo in copertina altro non è che una riproduzione fatta da Jonathan Janson.

La trama del libro parte da un college americano, dove un professore mostra il quadro in questione ad un suo collega, assicurandogli che si tratti di un autentico Vermeer, sottratto da suo padre, nel 1942, ad una famiglia ebrea.
Da qui, l’autrice ci accompagna, a ritroso nel tempo, facendoci ripercorrere le tappe che hanno scandito l’esistenza stessa del dipinto.
Vedremo, come ultimo scenario, lo stesso Vermeer che, per far fronte agli ingenti debiti, decide di ritrarre una delle figlie.

Ciò che mi ha colpita particolarmente di questo romanzo è la passione con cui l’autrice descrive il quadro sin nei minimi dettagli. Le pennellate, la luce, le ombre... ogni più piccolo dettaglio è sottoposto ad un’analisi attenta ed esaustiva, tanto che, spesso, si ha la sensazione di trovarsi da ammirare il dipinto con i propri occhi.
Ciò che, invece, mi ha delusa è stata la costante mancanza di datazione dei periodi che ci vengono narrati. Si passa da una famiglia ad un’altra, vediamo il quadro passare di mano in mano, ma non si sa mai in quale periodo storico ci troviamo e, soprattutto, non si capisce mai come il quadro passi da una città ad un’altra, da una persona all’altra.
Di sicuro, da questo romanzo mi aspettavo di più.


29 maggio 2013

Recensione 'La passione di Artemisia' di Susan Vreeland

Titolo: La passione di Artemisia
Autore: Susan Vreeland
Editore: Beat
Data di pubblicazione: 24 agosto 2010
Pagine: 320
Prezzo: 14,00 €
Versione e-book: non disponibile

Trama: Artemisia Gentileschi: la vita di una donna e di un’artista in un romanzo che è un’opera d’arte.
La straordinaria vicenda della prima grande pittrice della storia dell’arte, la donna che in un mondo ostile riuscì ad imporre la sua visione dell’amore e dell’esistenza. Sottoposta a processo dall’ Inquisizione, accusata dal padre Orazio Gentileschi, ingiuriata e torturata, Artemisia si staglia come una figura epocale sullo sfondo delle grandi città italiane del Seicento, Firenze, Roma e Napoli, tra meravigliose atmosfere e descrizioni d’ambiente.