Dopo aver sproloquiato raccontandovi della settimana trascorsa con Anima Ciambella, è arrivato il momento di fare la blogger seria (Bacci lo so che stai ridendo!) e di fare un bilancio su questa prima edizione di "Tempo di Libri".
Non penso di dovervi spiegare cosa sia "
Tempo di Libri", anche se, tecnicamente parlando, è stata definita
la fiera dell'editoria, a differenza del "Salone Internazionale del Libro di Torino" che, come definizione spiega, è un vero è proprio salone del libro.
Qual è la differenza tra le due cose? Sinceramente, da lettrice e da blogger, non saprei spiegarvela (ma magari è un limite mio che non vivo i lati tecnici delle due manifestazioni).
Personalmente ho preso parte al Salone del Libro di Torino per tre anni consecutivi. Il primo anno l'ho vissuto più da lettrice che da blogger, perché La Libridinosa aveva preso vita da un paio di mesi appena. Gli ultimi due anni, invece, li ho vissuti munita di badge ed accredito. A fronte di questo, penso di poter fare un raffronto tra i due eventi e dire anche la mia!
Innanzitutto, ci tengo a sottolineare il fatto che mi ha davvero infastidita questa pseudo-guerra che è stata messa in atto sia dai due comitati direttivi, che hanno trascorso gli ultimi giorni facendo raffronti numerici assolutamente inutili, che dagli stessi partecipanti (e non) che hanno quasi creato delle fazioni calcistiche a colpi di "W Milano" o "W Torino".
Io qui esprimo, ovviamente, il mio punto di vista e parto dal fatto che Torino abbia alle spalle una storia trentennale e, nonostante ciò, il Salone del Libro abbia sempre avuto delle falle alle quali pare non si riesca mai a porre riparo. Milano, benché sia alla sua prima esperienza, pare essere riuscita a cavarsela abbastanza bene!
Tanto Torino quanto Milano paiono avere questa grande passione per gli incontri con gli autori concentrati nel fine settimana. E questo può apparire un fatto ovvio, se non fosse che, per farlo, si creino una serie di accavallamenti che portano ad avere, alla stessa ora, 4 o 5 incontri interessanti e, visto che nessuno di noi è dotato del dono dell'ubiquità (tranne Laura), si deve sempre rinunciare a qualcosa. Ma avere tanti scrittori nello stesso posto crea anche qualche problema logistico!
A Milano, i blogger sono entrati gratis. A Torino, sino all'anno scorso, entravamo a metà prezzo (ma si vocifera che, quest'anno, si entrerà gratis anche lì... e taccio su questa scelta fatta dopo che tutti abbiamo sbandierato ai quattro venti che a Milano non abbiamo pagato!).
A Milano non erano presenti i piccoli editori (e la Neri Pozza), quindi lo spazio tra uno stand e l'altro, ha consentito di gironzolare più comodamente anche a chi, come me, era carico di borse. Indubbiamente, questa cosa è stata agevolata anche dalla minore affluenza di gente rispetto a quella che invade Torino. Mi sono chiesta il perché e la risposta che mi sono data è che si era reduci dalle vacanze pasquali e a ridosso di un ponte festivo abbastanza lungo (tanto che anche una mia amica e collega è riuscita ad essere presenta solo il venerdì). Che la scelta dalla data possa essere definita infausta è quello che, sicuramente, avranno pensato in tanti. Come la vedo io? Innanzitutto, posso dire che il minor afflusso di gente ha consentito a tutti di visitare gli stand senza dover fronteggiare una ressa di gente che spintonava ad ogni passo (cosa che accade puntualmente a Torino). Nei padiglioni non si soffocava per il caldo e non c'erano file infinite alle casse, benché io abbia visto parecchia gente acquistare (anche se molti dicono che le vendite siano state scarse). Unica eccezione, lo stand del Libraccio, preso costantemente d'assalto!
Vogliamo parlare di vendite? A quanto pare, si è venduto poco. Io rimango perplessa davanti a questo dato, perché ho visto tanta gente carica di sacchetti pieni di libri. Io da sola ne ho acquistati una decina e le mie compagne d'avventura non sono state da meno. In Italia, lo sappiamo benissimo, i libri si vendono poco, ma questi eventi sono frequentati da lettori accaniti e, inutile prenderci in giro, i lettori accaniti sono accumulatori compulsivi di libri e acquistano!
Credo che ci sia una grande pecca che riguardi tanto Torino quanto Milano: in queste occasioni gli editori non fanno sconti. Ma insomma, vi trovate davanti migliaia di lettori che non aspettano altro che dare fondo ai loro risparmi e voi non li agevolate? Se posso capire i piccoli editori che fanno fatica a tirare avanti, non mi spiego la scelta da parte di gruppi quali Mondazzoli, Gems e Feltrinelli. L'unica Casa Editrice che faceva lo sconto del 20% era la Harper Collins (e infatti mi sono subito fiondata sui libri di Anne O'Brien). Ecco, questa è una cosa su cui gli editori dovrebbero riflettere: le fiere servono anche ad incentivare agli acquisti. Ci troviamo lì, vediamo centinaia di libri che spesso non conosciamo e vorremmo comprarli tutti, ma non possiamo!
Altro pregio di Milano è che, indubbiamente, si raggiunge molto più facilmente rispetto a Torino. Mi direte: la fiera non si svolgeva a Milano, ma a Rho. Vero! Ma esiste la metropolitana. Io vivo in provincia di Cremona e, per quanto non sia proprio dietro l'angolo, arrivo a Rho in circa 80 minuti di macchina. Non sono pochi, lo so, ma mi hanno permesso di prendere parte a questo evento per più giorni di seguito, cosa che, invece, non posso fare a Torino, perché di chilometri da affrontare in un solo giorno ne ho molti di più. Ho visto amiche arrivare a Rho da Roma, dalla Puglia, dalla Toscana, dal Veneto e dal Trentino. Con un po' di organizzazione, qualche amico in zona disposto ad ospitare o un buon b&b, arrivare a Milano è molto più semplice che raggiungere Torino, sia che si decida di viaggiare in treno che in aereo! Inoltre, proprio in zona fiera, c'è un lungo viale dove è stato possibile parcheggiare gratuitamente (tutti soldi risparmiati per acquistare libri!!!).
All'interno dei padiglioni, inoltre, c'erano vari spazi per potersi sedere e riposare o mangiare in tranquillità anche per chi portava il cibo da casa e i bagni erano tanti e tutti pulitissimi. Quindi, anche lì, niente code e niente perdite di tempo! Inoltre, sono riuscita a rimanere sempre connessa grazia al wi-fi gratuito e funzionante!
Rileggendo questo post, pare che io sia qui a voler tirare l'acqua al mulino lombardo. Insomma, nessun difetto? Certo, ci sono stati anche quelli! Il più grande è stato sicuramente quello di vedere scrittori, moderatori, giornalisti, agenti letterari e quant'altro fare la fila con noi comuni mortali e dover aspettare l'orario di apertura per entrare. Vi dico solo che a Torino noi blogger, che siamo il gradino più basso della categoria letteraria, entravamo con almeno una ventina di minuti di anticipo rispetto agli altri.
Non è possibile che uno scrittore che ha un incontro all'apertura debba star lì e fare la fila.
Altra pecca, secondo me, è stata la scelta della data: un mese prima del Salone del Libro di Torino? Ma davvero? Sapete cosa avete ottenuto? Che salvo rare eccezioni di gente con grande disponibilità economica, chi partecipa ad un evento sarà assente all'altro. Avete 12 mesi a disposizione, organizzatevi e distanziate meglio i due eventi.
Altro difetto: il sito di tempo di libri è caotico e poco fruibile. Il programma è stato comunicato a pochi giorni dall'avvio della fiera e chi doveva organizzarsi con ferie e prenotazioni non è stato per nulla agevolato. Male, malissimo. Ci sono stati cambi di programma improvvisi che venivano comunicati sul sito internet, quando invece è risaputo che tutti viviamo collegati ai social network: Facebook e twitter sono il metodo ideale per aggiornare in tempo reale chi è lì.
La mappa che veniva consegnata all'ingresso era grande, scomoda da usare e fatta malissimo: non si riuscivano a trovare gli stand e io mi ritengo fortunata ad averne stampata una a casa e aver contrassegnato per tempo gli stand che mi interessavano e le sale in cui si svolgevano gli incontri a cui volevo partecipare!
E poi la pecca più grande, quella che ha fatto arricciare i capelli a tutti noi: i relatori degli incontri. Abbiamo assistito a presentazioni degne dei peggiori film horror. Giornalisti che hanno presentato libri di cui, probabilmente, conoscevano solo la copertina e la sinossi. Ho visto Sara Rattaro dover stilare il cast di un ipotetico film con la signora Briganti che pareva essere l'agente di Margherita Buy, visto che cercava di piazzarla in tutti i ruoli femminili. Sempre la stessa Annarita Briganti ha parlato di un prete e di una storia d'amore (forse pensava ad "Uccelli di rovo") riferendosi al Don Vittorio dell'ultimo romanzo di Lorenzo Marone.
Milano e provincia sono piene di bravissimi e competenti librai, assolutamente in grado di presentare autori di cui hanno letto davvero tutto. Non ci servono giornalisti che stanno lì solo per vantarsi di essere presenti!
Ecco, arrivati alla fine di questo post, io posso dire che, nonostante tutto, la mia esperienza a Tempo di Libri è stata positiva, che i difetti possono essere corretti e che spero che le critiche che sono state mosse vengano accolte dal comitato organizzativo con la giusta ottica: fatene tesoro e cercate di far meglio!