IL PASSATO È UN MORTO SENZA CADAVERE
Antonio Manzini
Sellerio
22 ottobre 2024
564 pagine
Quando viene chiamato su una strada di montagna, al vicequestore Rocco Schiavone basta uno sguardo per capire di trovarsi di fronte a una rottura del decimo livello della sua personalissima classifica. Un ciclista, infatti, è stato vittima di un incidente. Il morto si chiama Paolo Sanna, un cinquantenne che da un po’ di tempo abita in zona ma che apparentemente nessuno conosce. Dai primi accertamenti risultano subito delle stranezze. Sanna era abbiente se non addirittura ricco, ma senza occupazione, nel tempo aveva cambiato periodicamente residenze in tutto il Nord Italia, sporadiche e superficiali amicizie, qualche amore senza conseguenze, parenti lontani e poco frequentati: insomma, «una specie di ectoplasma ai margini della società». A complicare le cose, c’è il rebus del taccuino trovato nella sua abitazione, una lista di nomi, sigle e numeri indecifrabili. Il quadro è quello di un uomo in fuga. Ma una fuga lunga, senza fine, se non fosse stato per quell’urto in montagna. Per vederci chiaro bisogna indagare nel passato, andando il più a fondo possibile, un passato che fa sprofondare il vicequestore di Aosta negli anni di gioventù di un gruppetto affiatato. Rocco vorrebbe procedere come al solito, pesante come un pugno e sottile come uno stiletto, ma è di sottigliezza che ha soprattutto bisogno, anche perché si fa sempre più drammatico il timore per la scomparsa inspiegabile di una persona, una donna, a cui qualcosa di intenso lo lega.
L'ho detto su Instagram quando ho iniziato a leggere questo libro e lo ripeto qui per chi se lo fosse perso: dopo l'ultimo romanzo che ha visto protagonista Rocco Schiavone, io ero fermamente decisa a salutare definitivamente il Vicequestore... vorrei dire salutarlo con gioia e malinconia, ma gli ultimi scritti sono talmente pessimi che l'unico sentimento che alberga in me è la rabbia!
Invece è arrivato Amico di Figlio che mi ha messo tra le mani il libro (giocandosi, così, ogni invito a cena per i prossimi tre mesi!), io non ho avuto animo di deluderlo e l'ho letto.
564 pagine. Segnatevi questo numero perché tante sono le imprecazioni che ho tirato fuori durante la lettura. CINQUECENTOSESSANTAQUATTRO... mica è facile, sapete?!
Cercando di andare con ordine e di censurare i miei scurrili pensieri, vediamo di fare il punto su quest'ultimo scempio partorito da Antonio Manzini, al quale viene subito voglia di porre una domanda: Dottor Manzo, ma fusse che fusse che lei si è rotto la minchia di scrivere di Schiavone? No, perché è da un po' di tempo che la sensazione che rimane, alla fine della lettura, è proprio questa. Manzini non ne può più e sta cercando di farci odiare il personaggio... riuscendoci benissimo, per altro!
Le svelo, però, un segreto, Dottor Manzo: il popolo dei lettori italiani è fatto, in parte e purtroppo, anche di gente stupida; gente che, nonostante lei si ostini a propinarci delle fetenti merdine, compra i suoi libri e lascia persino recensioni a 5 stelle senza manco averli letti! La cosa la stupisce? A me per niente!
Parliamo di sto coso lungo lungo (non pensate male, mi riferisco al libro!). La prima parte, quella nella quale prende il via il giallo più telefonato/visto/letto/sentito della storia dei gialli ricorda, più e più volte, i primi romanzi con protagonista Rocco, ma non sempre questa cosa è positiva, perché, se da una parte, si ritrova quella vena ironica che riesce a strappare qualche sorriso e la malinconia di Rocco che, comunque, intenerisce, dall'altra si ha un po' l'impressione che Manzini ravani nel passato perché ormai non sa più che scrivere.
- ATTENZIONE!! TRATTANDOSI DEL TREDICESIMO LIBRO DELLA SERIE, POTREBBERO ESSERCI DEGLI SPOILER -
Il giallo c'è? Beh, ovviamente sì! Ma, per quanto in certi punti paia pronto a spiccare il volo, regalandoci uno di quegli intrighi quasi degni di Agatha Christie, Manzini non ce la fa proprio, donandoci, invece, una storia che definire telefonata è un complimento!
Intricato come pochi altri, con una sequela di nomi e morti (alla faccia del senza cadavere del titolo, qui i cadaveri abbondano!) che non fanno altro che confondere le idee al lettore, il caso vede protagonista più la squadra di Schiavone che non il Vicequestore stesso che, tenetevi forte, a un certo punto, in piena andropausa, decide di mollare il caso e concentrarsi sulle sue questioni personali!
E perché parlo di andropausa? Perché, dopo libri e libri in cui Rocco saltella di talamo in talamo, evitando accuratamente quello di una certa giornalista, che accade? Che improvvisamente la suddetta giornalista pare diventata il centro dei suoi pensieri. Perché? Boh! Verrebbe da pensare che tutto questo accada perché la giornalista in questione ha rivolto altrove le sue attenzioni, ma voi ce lo vedete Rocco farsi queste paturnie?
Insomma, quello che ci viene propinato è il racconto di un maschio che rivuole ciò che, in fondo, non ha mai avuto, ma tutto questo, nell'economia della trama, non solo di quest'ultimo romanzo, ma dell'intera serie, non ha alcun senso.
Lo avrebbe potuto avere se ciò che accade a Sandra fosse accaduto a Caterina, il cui rapporto con Rocco è stato decisamente più intenso. Ma Sandra? Davvero? Cioè, Manzini, sul serio stiamo usando questo personaggio per lasciarci un filone aperto da sviluppare nei prossimi romanzi?
Mò, soprassediamo su quanto la giornalista di nobili origini stia sul culo ad almeno due terzi di noi lettori (e secondo me, pure a lei, visto come ce la racconta!), ma la storia che le tesse attorno in questo libro non sta né in cielo né in terra, per mille motivi che non posso spiegarle causa spoiler (casomai mi chiami che glieli dico a voce!).
Capitolo Rocco. Non si regge più. Saranno almeno due romanzi che ripeto che Rocco è diventato insopportabile, ma stavolta credo di averlo proprio detestato. È pesante, retorico e ripetitivo. Le canne? Erano una trasgressione 14 romanzi fa, 10 romanzi fa, anche cinque romanzi fa; adesso la vera trasgressività la avremmo se Rocco si facesse una bella camomilla (cit. La Bacci). Ma poi, è davvero necessario farci sapere che ogni mattina, in ufficio, arrivano le paste mandate da Federico? È una pubblicità occulta e non lo sappiamo?!
Ok, lo abbiamo capito: in questura si fa una colazione nutriente... e sticazzi!
I personaggi secondari... bah! D'Intino e Deruta strappano sempre qualche sorriso, per carità. Ma perché questa ostinazione nel far soffrire D'Intino? Perché, almeno a lui, non può andarne una dritta? Furio e Brizio sono sempre i soliti, così come Casella e Scipioni, ridotti a due comprimari utili solo all'indagine centrale che centrale non è.
Indagine che, diciamolo, viene allungata come un brodo già sciapo, spedendo gli agenti della squadra su e giù per l'Italia come non avessero una mazza da fare. Indagine che, ripetiamolo, è condotta talmente male che lo stesso Rocco interroga più e più volte le stesse persone, convocandole anche per porre loro una sola domanda. Sarà il caso di chiedere il pensionamento anticipato, Schiavone?!
E a proposito di personaggi secondari, qualcuno potrebbe farci sapere che fine abbiano fatto Italo e Gabriele? Il primo è sparito nel nulla, il secondo è stato messo su un treno direzione Milano e adesso viene accusato di ghosting!
Perché? A che servono dei personaggi che poi vengono abbandonati a loro stessi? Oh sicuramente sono stati più utili di quel Sebastiano a cui non è stata chiesta alcuna spiegazione per i fatti (gravi!) accaduti. E allora, caro il mio Manzini, io stavolta glielo dico: NOI LETTORI QUELLA SPIEGAZIONE LA VOLEVAMO, CE LA MERITAVAMO, AVEVAMO BISOGNO DI SAPERE. E se a lei non fregava nulla delle motivazioni che hanno mosso Sebastiano, beh... cazzi suoi!
Oh. OH! E poi c'è Marina. Sì, sta ancora qua... poco, per fortuna, ma sta sempre in mezzo. Perché? Perché evidentemente a Manzini piace insegnarci parole nuove, altra spiegazione non esiste. E perché non sfruttare il fantasma della moglie morta per farlo? Perché non farci detestare questo personaggio al pari degli altri?
Qua l'unica che si salva, ormai, è Michela Gambino. E, come, da molto tempo, ripeto e ripetiamo noi lettori della serie, lei meriterebbe una serie tutta sua, uno spin-off, un racconto, una favola, un foglio di giornale... insomma, Manzini, lei ha in mano un personaggio coi controcazzi e si ostina a propinarci una rottura di coglioni di decimo livello!
Dulcis (un par de palle) in fundo, Schiavone ha una svolta ecologista che definire ridicola è un eufemismo! I continui riferimenti all'ELP e Rocco che ancora un po' e diventa vegano, appallano il lettore quasi più del giallo stesso, per non parlare della disquisizione pseudo-politica che mi ha fatta appisolare più e più volte!
L'unico motivo per cui questo romanzo non si becca il giudizio peggiore (una stella) è che quello precedente faceva talmente schifo, ma talmente schifo, che riuscire a far peggio sarebbe stato quasi eroico!
Ora, io qui lo dico, lo ripeto e lo sottoscrivo: Manzini non mi avrà più, a meno che le amiche fidate non mi dicano che Rocco schiatta nel prossimo romanzo! Ma ci tengo anche a far pervenire un messaggio al Dottor Manzo: io e Ansialisa siamo disposte a cederle i nostri vocali, pregni di suggerimenti e idee che le consentirebbero di scrivere almeno altri 5 libri degni di questo appellativo con protagonista Rocco Schiavone. Trovi un modo per contattarci e sono sicura che troveremo un accordo!
Interroga due volte la stessa persona con diversa identità e non se ne accorge. Non verificano neppure i documenti. Sandra arriva all'ospedale di Aosta come. Col teletrasporto? Personaggi ormai macchiette e dialoghi sopra le righe.
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