Recensione 'Elp'
di Antonio Manzini - Sellerio


ELP || Antonio Manzini || Sellerio || 6 giugno 2023 || 533 pagine

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Non si fa che parlare dell'ELP, l'Esercito di Liberazione del Pianeta. Il vicequestore Rocco Schiavone guarda con simpatia mista al solito scetticismo ai gesti clamorosi di questi disobbedienti che liberano eserciti di animali d'allevamento in autostrada. Semmai è incuriosito dal loro segno di riconoscimento che si diffonde come un contagio tra ragazze e ragazzi. La vera violenza sta però da un'altra parte e quando Rocco viene a sapere di una signora picchiata dal marito non si trattiene, «come una belva sfoga la sua rabbia incontenibile»: «un buon suggerimento» per comportamenti futuri. Solo che lo stesso uomo l'indomani viene trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte. Uno strano assassinio, su cui Schiavone deve aprire un'inchiesta da subito contorta da fatti personali (comici e tragici). Per quanto fortuna voglia che facciano squadra clandestinamente anche i vecchi amici senza tetto né legge di Trastevere, Brizio e Furio, che corrispondono al suo naturale sentimento contro il potere. Nel caso è implicata una società che sembra una pura copertura. Ma dietro questa copertura, qualcosa stride e fa attrito fino a bloccare completamente Rocco sull'orlo della soluzione del caso. Intanto crescono in aggressività gli atti dell'ELP fino a un attentato che provoca la morte di un imprenditore di una fabbrica di pellami. Indagando, Rocco si rende conto che forse, dal punto di vista della sensibilità ambientale, sullo stabilimento non c'è molto da ridire. Ma perché i «simpatici» ambientalisti sono giunti a tanto? ELP è particolarmente narrativa e mette sotto un unico segno due casi e due inchieste. Le riunisce lo sfondo di calda attualità sociale. Anche il brusco vicequestore è più ombroso e stanco, sente più acutamente quanto importante sia l'amicizia, e deve investire nell'indagine tutta la sua irruente e sincera passionalità, e tutta la tenerezza della sua invincibile malinconia.


Da qualche anno a questa parte, per la precisione da Ah l'amore l'amore in poi, affronto la serie che vede protagonista il Vicequestore Rocco Schiavone con una sorta di paura.
Antonio Manzini avrà ancora qualcosa da raccontarci su Rocco? La risposta, quasi ovvia, è no.
La storia di Rocco Schiavone è conclusa, il suo personaggio, la sua vita, le sue inquietudini e il dolore che gli accartoccia il viso, sono stati sviscerati da ogni punto di vista possibile.
E, infatti, in questo dodicesimo romanzo, forse per la prima volta in dieci anni, Schiavone riveste quasi un ruolo da comprimario. Non nelle indagini che vedono coinvolto lui e la sua quadra, ovviamente, quanto nella sotto-trama che accompagna la storia e che vede protagonista Domenico D'Intino.

Due sono i casi sui quali verte questo romanzo: da una parte il misterioso omicidio di Roberto Novailloz, uomo violento che, dopo aver picchiato la moglie, viene ritrovato cadavere a pochi metri dal confine col Piemonte, lasciando così a Rocco una rottura di coglioni di decimo livello!
Nel frattempo, in tutta Italia prende piede l'Esercito di Liberazione del Pianeta, ELP, un gruppo di ecologisti che manifesta pacificamente a favore della tutela del Pianeta e mette in piedi atti dimostrativi quali la liberazione di animali dagli allevamenti intensivi.

Intanto ad Aosta arriva Pupa Iezzi, fresca vedova e unico grande amore di D'Intino. Saranno esilaranti le vicissitudini che accompagneranno l'agente alle prese con la vecchia fiamma e che ci daranno modo di approfondire meglio quello che, assieme a Michela Gambino, è uno dei personaggi più riusciti di Antonio Manzini!

E Rocco? Ci sono stati attimi, duole dirlo, in cui l'ho trovato fastidioso. Noi lettori affezionati siamo ormai abituati alla sua malinconia, alla rabbia, al cinismo, al non vederlo mai sorridere; ma mai, in questi dieci anni, mi era capitato di pensare che Manzini stesse esagerando. Stavolta è accaduto e questo mi ha portata, ancora una volta, a riflettere su quanto il personaggio Rocco Schiavone sia "esausto".
Tutti attorno a lui vanno avanti; Caterina, Sandra, persino Marina pare non sopportare più la sua infelicità cronica, ma quest'uomo è incistato in una tristezza che pare più cercata che non reale.
La verità era che a Schiavone gli altri interessavano sempre meno.
Rocco è solo, ma siamo sicuri che non si tratti di una scelta consapevole? Non mi riferisco solo all'amore; anche con le persone che gli sono accanto, che si tratti degli storici amici Furio e Brizio o dei colleghi di lavoro, Rocco erge sempre un muro invalicabile; un muro fatto di silenzi e riservatezza che, però, dopo dieci anni, ha un po' stancato.
Un flebile spiraglio ci viene regalato con le ultime righe: una luce tenue sul viso di Rocco che a noi lettori regala una speranza!

E adesso la domanda principe: la storia si chiude? Ni. Non ci sono certamente situazioni personali che portano a pensare alla necessità assoluta di un nuovo romanzo, ma non c'è neanche una chiusura netta. 
La sensazione è che Manzini abbia voluto tenersi una via di fuga: la possibilità di avventurarsi in nuove storie, ma anche di poter tornare ad Aosta nel caso ve ne fosse voglia o necessità.

Per quanto riguarda me, ELP è stato un po' un ritorno al passato: un romanzo con quell'ironia tagliente che da tempo non riscontravo nei romanzi di Manzini, un giallo interessante anche se non originalissimo nella sua risoluzione, una storia corale nella quale ogni protagonista ha un suo peso specifico.

La Libridinosa

Cosa fai nella vita? Leggo!

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