PIÙ GRANDE DEL CIELO
Virginie Grimaldi
Edizioni e/o
12 febbraio 2025
240 pagine
Elsa, quarantenne, madre del piccolo Tristan, divorziata da poco, lavora in un’agenzia di pompe funebri, dove ha il delicato ruolo di ricevere, ascoltare e consigliare i clienti, gente solitamente addolorata e smarrita se non addirittura affranta. Anche lei viene colpita dal lutto quando muore l’amato padre: è un dolore cocente, un colpo da cui non riesce a riprendersi, un’ossessione per liberarsi dalla quale non le resta altra scelta che ricorrere alle cure di uno psichiatra. Vincent, più o meno la stessa età, padre di due figlie, divorziato da poco, è uno scrittore di successo, un autore di bestseller che viene invitato in tutte le fiere e saloni del libro e ha migliaia di fan che restano in fila per ore pur di ottenere un autografo. Eppure non è felice. Dentro di lui c’è qualcosa di rotto, forse un trauma antico, un blocco che gli impedisce di amare, quindi di vivere, e per risolvere il quale non ha altra scelta che ricorrere alle cure di uno psichiatra. Nella sala d’attesa del dottor Chaumet avviene l’incontro, un incontro che per la verità sfiora la rissa. Non è un colpo di fulmine, è un’antipatia reciproca e immediata, ma è anche l’inizio di una riscoperta di se stessi e di un graduale abbandono del dolore che permetterà a entrambi di rinascere e trovare l’amore. Sì, è una storia decisamente romantica, ma fa anche morire dalle risate.
"Da assumere 20 pagine per volta due volte al dì per sei giorni". Questo è ciò che è scritto nel segnalibro contenuto all'interno di questo romanzo. Io l'ho letto in circa tre ore. Potrei aver fallito, ma ne è valsa la pena!
Eccola qui, Virginie Grimaldi, ormai coccola e certezza delle mie letture! Decimo romanzo all'attivo, sei dei quali pubblicati in Italia e sicuramente quello che la tocca più da vicino: nei ringraziamenti, infatti, leggiamo che questo romanzo è stato per lei il salvifico modo per elaborare il lutto per la perdita del padre.
E proprio di perdita si parla tra queste pagine.
Elsa è una quarantenne separata, madre di un quindicenne, che da pochissimo ha perso il padre. Nonostante negli anni il loro rapporto non sia sempre stato facile, Elsa si sente sperduta come sempre accade quando si perde una persona molto amata.
Convinta di essere riuscita a elaborare il lutto e pronta a rituffarsi nella quotidianità, si rende conto che non è così nel momento in cui ha una crisi di pianto in mezzo ad altra gente. Così decide di affidarsi a uno psicoterapeuta.
Quanto tempo durerà? Per quanto tempo ancora vedrò ogni giornata come un ostacolo da superare?
Vincent è uno scrittore di successo, anche lui separato e padre di due bambine, con un'insicurezza che si trascina dietro dall'infanzia, pavido come pochi, è il classico uomo che ama e allo stesso tempo teme il successo che ha avuto nella vita.
Dopo una "levata di capo" non indifferente durante una cena con la crème del mondo editoriale, la sua agente decide di spedirlo da un terapeuta.
Ogni giorno è uguale all'altro, la copia esatta di quello prima. Mi faccio portare dalle ore, sono spettatore della mia vita, le cammino di lato. Le mie sensazioni sono ovattate, intorpidite [...] Sono un tiepido, un marroncino slavato.
Sarà nella sala d'attesa del medico che, ogni mercoledì pomeriggio, Elsa, ritardataria cronica, e Vincent, anticipatario indefesso, incroceranno per la prima volta i loro sguardi e, pian piano, le loro vite.
Entrambi pungenti e dissacranti, inizieranno una conversazione che pare non debba avere mai fine.
Sarà attraverso le parole che riverseranno a vicenda sul terapeuta, una figura muta e quasi invisibile, che conosceremo le storie dei due protagonisti di questo romanzo. E, allo stesso tempo, vedremo le loro vite intrecciarsi prima per caso e poi per scelta.
C'è una caratteristica peculiare di Virginie Grimaldi che me l'ha fatta amare sin dal suo primo romanzo: la capacità di far ridere il lettore per poi colpirlo con una mazzata tra capo e collo che spezza il cuore senza rimedio.
Questa volta le risate sono state tante: Elsa e Vincent ergono le basi della loro amicizia sulla presa in giro di sé stessi e dell'altro e sarà quindi impossibile non ridere delle loro manie e dei loro difetti.
Allo stesso tempo, il dolore che provano entrambi e che li porterà a chiudersi a riccio al mondo e l'uno verso l'altro, accompagnerà il lettore dalla prima all'ultima pagina.
Per tutta la lettura ho aspettato il colpo di grazia, quelle pagine che mi avrebbero fatta scoppiare in lacrime, che mi avrebbero spezzato il cuore e, confesso, ci sono rimasta quasi male quando tutto ciò non è accaduto... Insomma, Virginie, che comportazione è questa?!
Poi mi sono fermata a riflettere, ho elaborato anche io il mio "lutto" e mi sono resa conto che questo romanzo è una piccola stilla di dolore che naviga pagina dopo pagina: ogni parola, ogni gesto, ogni avvenimento infondono una dolce tristezza che avvolge il lettore quasi come una coperta calda e, stranamente, si trasforma in una coccola che accompagna alle ultime pagine del romanzo.
Si riemerge da queste righe con qualche consapevolezza in più, con la nostalgia per quelle persone che non fanno più parte della nostra vita e, soprattutto, ci si rende conto di quanto spesso non serva un colpo al cuore finale per fare di un romanzo un grande romanzo!
Ringrazio la Casa Editrice per la copia omaggio
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