LE MADRI NON DORMONO MAI || Lorenzo Marone || Einaudi || 10 maggio 2022 || 352 pagine
Un bambino, sua madre. Due vite fragili tra altre vite fragili: donne e uomini che passano sulla terra troppo leggeri per lasciare traccia. Intorno, a contenerle, un luogo che non dovrebbe esistere, eppure per qualcuno ĆØ perfino meglio di casa. Lorenzo Marone scrive uno struggente romanzo corale, un cantico degli ultimi che si interroga, e ci interroga, su cosa significhi davvero essere liberi o prigionieri. Diego ha nove anni ed ĆØ un animale senza artigli, troppo buono per il quartiere di Napoli in cui ĆØ cresciuto. I suoi coetanei lo hanno sempre preso in giro perchĆ© ha i piedi piatti, gli occhiali, la pancia. Ma adesso la cosa non ha piĆ¹ importanza. Sua madre, Miriam, ĆØ stata arrestata e mandata assieme a lui in un Icam, un istituto a custodia attenuata per detenute madri. LƬ, in modo imprevedibile, il ragazzino acquista sicurezza in sĆ© stesso. Si fa degli amici; trova una sorella nella dolce Melina, che trascorre il tempo riportando su un quaderno le «parole belle»; guardie e volontari gli vogliono bene; migliora addirittura il proprio aspetto. Anche l’indomabile Miriam si accorge con commozione dei cambiamenti del figlio e, trascinata dal suo entusiasmo, si apre a lui e all’umanitĆ sconfitta che la circonda. Diego, perĆ², non ha l’etĆ per rimanere a lungo nell’Icam, deve tornare fuori. E nel quartiere essere piĆ¹ forte, piĆ¹ pronto, potrebbe non bastare.
Poco piĆ¹ di 12 ore fa ho terminato la lettura di questo libro. Eppure stamattina, quando la sveglia ha suonato e ho aperto gli occhi, il mio primo pensiero ĆØ andato a Miriam, il respiro mi si ĆØ fermato in gola e una lacrima ha bagnato il mio viso pensando a Diego.
Una lacrima, l'ennesima, l'ultima di una serie inarrestabile che ha preso il via con le ultime venti pagine di questo romanzo.
PerchĆ© questa ĆØ una storia ingannevole, una storia con la quale Lorenzo Marone ci prende in giro, facendoci credere di avere tra le mani un romanzo bello, vero, tosto; un romanzo che sicuramente lascerĆ un segno dentro di noi, ma che, per fortuna, non ci spezzerĆ del tutto il cuore.
E dire che Lorenzo mi aveva avvertita: "Hanno pianto tutti". Me lo aveva detto, era stato onesto, l'infame!
Ma insomma, ho superato, piĆ¹ o meno indenne, delle storie dolorosissime, cosa potrebbe esserci di peggio? Adesso lo so, adesso: so esattamente qual ĆØ il rumore che fa il mio cuore quando va in frantumi, so quante lacrime ĆØ in grado di produrre il mio corpo, so quanto tempo posso trascorrere singhiozzando senza che io soffochi.
Sono entrata in questa storia accompagnata da Lorenzo, come sempre mi accade quando leggo un suo libro; ho sentito la sua voce narrarmi ogni vita, quasi lui fosse lƬ, accanto a me, a spiegarmi ogni cosa, a presentarmi ogni persona. PerchĆ© la prima cosa che salta all'occhio, in questa lettura, ĆØ che non abbiamo davanti dei personaggi, ma delle persone.
Siamo all'ICAM, un carcere a detenzione attenuata, dove non ci sono celle ma dei bivani, con bagno, cucina e camera da letto. Alle finestre le sbarre, la sera le porte vengono chiuse a chiave dai secondini, ma ĆØ lƬ dentro che si consumano le esistenze delle nostre persone: mamme e figli che trascorrono, tra corridoi e un cortile, le loro giornate.
Sembra quasi uno di quei condomini del sud, quelli dove i bambini giocano tutti assieme e le mamme urlano dalle finestre per farli rientrare quando ĆØ ora di cena; quelli dove diventi amica della dirimpettaia, litighi con la vicina del piano di sopra, ma poi, quando hai un problema, accorrono tutti per aiutarti.
Il carcere, Miriam lo avrebbe presto capito, era un disordine sgraziato di suoni, una patina di rumori a scandire ore sempre uguali.
Ć qui che Marone, attraverso le sbarre che tagliano il sole, raccoglie il dolore altrui e lo lancia addosso al lettore: una pioggia di vite che ci entrano dentro, scavando lentamente nelle nostre anime.
Attorno a Miriam e a Diego, protagonisti principe di questa storia, si compone un mosaico fatto di decine di esistenze, decine di colori che vanno a comporre la perfezione di queste pagine.
Vite dolorose, spaccate; vite alle quali, spesso, non basta tendere una mano per poterle salvare.
Ć questo un romanzo nel quale scopriamo che l'amore ĆØ anche sottrazione: l'amore di Miriam verso Diego, ad esempio; quel figlio che lei cerca di tirare su forte e duro, perchĆ© sa che la vita ĆØ fatta di mazzate e che, invece, continua a essere buono e gentile con tutti!
PerchĆ© Diego ĆØ cosƬ: sa che la vita non fa sconti; a neanche 10 anni, questa cosa l'ha giĆ imparata, ma lui non puĆ² farci nulla. Lui, nella gente cerca sempre il buono e quando lo guardi ti sorride e ti allarga il cuore!
C'era in Diego, a soli nove anni, la capacitĆ d'accorgersi dei vuoti degli altri, e il coraggio e l'anima buona per tentare di riempirli con la sua presenza.
Ti prende in giro questo romanzo, perchĆ© ti fa credere di essere spettatore di vite altrui e, invece, ti ritrovi protagonista anche tu e, d'improvviso, apri gli occhi e ti accorgi che il carcere non ĆØ solo quello con le sbarre alle finestre e le porte chiuse a chiave ogni sera, ma che ognuno di noi ha dentro sĆ© la propria galera, che ĆØ fatta di lacrime abortite, di sorrisi tirati, di vite che zoppicano e di infanzie sbagliate.
E allora pensi che, forse, anche tu sei un po' come Diego, che tra quelle sbarre e in quel cortile ha trovato un po' di pace, perchĆ© lƬ il mondo di fuori non puĆ² afferrarlo e fargli male, perchĆ© lƬ anche mamma ha iniziato a sorridere un po'.
Soltanto quando si fu messo alle spalle l'ultima recinzione, Diego s'avvertƬ per la prima volta prigioniero.
E allora succede che Marone ti accompagni dentro delle vite spezzate e poi spezzi te. E ti lasci lƬ, in mille frammenti che ĆØ impossibile ricomporre. E tu ti svegli una mattina e ti manca il fiato e piangi.
Miriam aveva stretto la mano del figlio nella sua, l'aveva portata alla guancia solo un istante, poi, prima di lasciarlo andare, aveva detto: "Le madri non dormono mai".
Ringrazio l'autore per avermi inviato una copia del romanzo
Questa volta Lorenzo Marone mi ha spezzato il cuore, aprendo un mondo a me sconosciuto, sempre criticato, a cui va tutto il mio dolore. Le vite piene di ingiustizie a cui nessuno dedica una risoluzione. A Diego e a tutti i bambini gettati in questa vita innocenti e colmi di speranza va tutta la mia speranza di un mondo meno ingiusto
RispondiEliminaLetto adesso la recensione, pianto, libro da acquistare assolutamente. E poi ĆØ giusto conoscere la realtĆ di ciĆ² che ci circonda, assurdo ed inconcepibile rifugiarsi nel proprio mondo e far finta di non conoscere, di non vedere e poi di non sforzarsi di capire e di adoperarsi per il cambiamento, anche attraverso piccoli gesti perchĆØ tanti piccoli gesti possono generare un tsumani.
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