L'AMANTE DI BARCELLONA || Care Santos || Salani || 3 settembre 2020 || 678 pagine
C'ĆØ una storia sommersa sotto la polvere delle infinite copie e le carte accumulate nell'antica libreria Palinuro. E sommersa sarebbe rimasta, se una scrittrice non avesse notato e raccolto i frammenti del mistero nascosto tra gli scaffali. Ć la storia di un libro perduto, prezioso ed enigmatico, dal titolo scandaloso: "MĆ©moires secrets d'une femme publique", 'memorie segrete di una donna pubblica'. Punta di diamante della biblioteca di un ricco signore della Barcellona napoleonica, il volume ĆØ bramato dalla nobiltĆ e dalla borghesia locali, tanto da essere sottratto al suo possessore. Sparito nel nulla, oltre due secoli dopo il memoriale non ĆØ stato ancora ritrovato, ma il suo viaggio rocambolesco ha lasciato qualche traccia... Sullo sfondo delle ambientazioni popolari, bohĆ©mienne e aristocratiche della Barcellona dei decenni piĆ¹ convulsi dell'Ottocento, la ricerca della scrittrice porta alla luce una vicenda intricata che coinvolge una galleria di personaggi affascinanti e controversi: a partire dal viscido NĆ©stor PĆ©rez de LeĆ³n, cosƬ avido di lusso e ricchezze da non farsi scrupoli pur di mettere le mani sul volume; passando per il giovane rivoluzionario Brancaleone, che si scontra con il libro per una strana casualitĆ ; fino a Carlota Guillot, la figlia del primo possessore, che paga, suo malgrado, la passione antiquaria del padre.
Per poter scrivere un romanzo di piĆ¹ di 600 pagine, occorre un requisito fondamentale: essere in grado di creare una storia talmente avvincente da costringere il lettore a sentire la necessitĆ quasi fisica di andare avanti con la lettura! Care Santos, per quanto mi riguarda, con questo romanzo non ci ĆØ riuscita.
Questo libro ĆØ stato osannato da vari lettori sui social, tanto che le mie aspettative prima di iniziare a leggerlo, erano molto alte. Le premesse c'erano tutte: un romanzo storico e corale il cui filo conduttore ĆØ lo smarrimento di alcuni libri preziosi.
Monsieur Guillot ĆØ il bibliotecario di Re Luigi XVI quando si trova a dover fuggire a causa della Rivoluzione.
Guillot arriva in Catalogna, custodendo i rari volumi, ma durante l'invasione napoleonica i libri vengono rubati e rivenduti.
Le vicende ambientate nell'Ottocento si intersecano con la storia dei giorni nostri quando una scrittrice viene a conoscenza della morte di Antoni RogĆ©s, Presidente della corporazione dei librai antiquari di Barcellona, nonchĆ© proprietario della libreria Palinuro, specializzata in libri usati, e padre di Virginia, compagna di universitĆ e amica della suddetta scrittrice.
Saputo della morte del vecchio libraio, il primo ad aver subodorato il suo talento per la scrittura, la donna, che altri non ĆØ che una sorta di alter ego dell'autrice del romanzo, decide di far ritorno a Barcellona per partecipare al funerale.
Dopo la celebrazione, Virginia informa la vecchia amica di aver trovato una serie di documenti sui quali il padre stava lavorando. Ć da qui che i due filoni narrativi, il passato e il presente, si intrecciano.
Cosa non funziona, quindi? La parte ambientata nel presente risulta assolutamente superflua ai fini della narrazione; appare solo come uno spunto che l'autrice, con grande sfoggio di autoreferenzialitĆ , ha inserito per raccontarci la storia di alcuni libri rari e perduti e di come questi, si presume, siano giunti ai giorni nostri.
Era necessario? No. Aiuta la trama? No. A questo va aggiunto che Virginia, la figlia del libraio, risulta essere un personaggio di rara superficialitĆ e stupiditĆ ; la sua presenza fa scivolare nel romance tutte le parti che la vedono protagonista: Virginia ci viene raffigurata come una donna frustrata dal punto di vista professionale, ma anche come un'oca che si sdilinquisce davanti a due bicipiti e dĆ in escandescenze ogni qualvolta qualche cliente le propone l'acquisto di un'enciclopedia.
Piccola postilla: era davvero necessario che, ad ogni capitolo che vede protagonista Virginia, qualcuno le proponesse un'enciclopedia?
Spostandoci nel passato, troviamo un eccesso di personaggi e situazioni che, alla lunga, confondono il lettore e lo annoiano.
Le vicende narrate, la ricostruzione del percorso compiuto dai libri perduti ĆØ eccessivamente arzigogolato e, inoltre, non beneficia affatto dei capitoli in cui l'autrice ci erudisce su chi siano i personaggi realmente esistiti e presenti nel romanzo; capitoli che, al di lĆ del piacevole aspetto grafico, non si incastrano in alcun modo nella narrazione.
La sensazione che se ne ricava ĆØ quella di una costante interruzione della lettura, che diventa ostica e frastagliata. E, come se non bastasse, all'interno del romanzo troviamo anche della corrispondenza tra i vari personaggi che, inutilmente, allunga un brodo giĆ di per sĆ© annacquato.
Lo stile della Santos risulta quasi bipolare: l'autrice sceglie un linguaggio moderno (scialbo!) per le parti ambientate nel presente, e uno piĆ¹ artificioso per quelle relative al passato.
Manca, perĆ², un legame tra queste parti, il che porta il lettore a vivere il romanzo con un senso di stracciamento.
La sensazione finale ĆØ che la Santos abbia voluto "imitare" (o forse omaggiare) ZafĆ³n e abbia fallito!
Ringrazio la Casa Editrice Salani per avermi fornito copia del romanzo
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