RITORNO A CASA
Kate Morton
Harper Collins
27 agosto 2024
590 pagine
Adelaide Hills, Vigilia di Natale 1959.
Non si registra un'estate cosƬ calda da decenni. Strizzando gli occhi verso il sole, tutti si chiedono quando quel caldo torrido li lascerĆ in pace. Ć il tramonto della Vigilia di Natale, quando Percy Summer, il fattorino del paese, si avventura tra le colline e fa una scoperta agghiacciante. Nei pressi
di una sontuosa tenuta di campagna, una donna e i suoi bambini si sono appisolati dopo un picnic. O almeno questo ĆØ quello che Percy ha creduto a una prima occhiata: in realtĆ sono tutti morti. La polizia apre un'indagine e la piccola cittĆ di Tambilla sprofonda in uno dei casi di omicidio piĆ¹ sconvolgenti della storia dell'Australia Meridionale.
Londra, dicembre 2018.
Jessica Turner-Bridge ĆØ una giornalista in cerca di una storia. Ć stata licenziata e ha un disperato bisogno di lavorare. Una telefonata improvvisa, perĆ², la richiama nella sua cittĆ natale, Sydney. L'amata nonna Nora ĆØ ricoverata in ospedale in seguito a una caduta e, quando Jess va a trovarla, sembra non sia rimasto nulla della donna coraggiosa che conosceva. Incuriosita dalle parole incomprensibili che la nonna le sussurra, Jess inizia a scavare nella polvere di Darling House, la casa della sua infanzia, e quello che scopre ĆØ sconcertante: il terribile omicidio della Vigilia di Natale del 1959 ĆØ rimasto irrisolto per decenni e pare abbia inquietanti collegamenti con la famiglia di Jess, che cercava una storia, ma non immaginava di imbattersi proprio nella sua.
Ero molto titubante sull'acquisto di questo romanzo, memore delle ultime due poco gratificanti esperienze con Kate Morton. Ma la trama intrigante e la speranza di ritrovare l'autrice che mi aveva fatto innamorare di sƩ con Il giardino dei segreti mi hanno convinta a dare un'altra chance all'autrice australiana. Una chance che pensavo di aver speso bene per le prime 300 pagine circa, salvo poi iniziare a elencare i santi del mese di agosto e settembre, pentendomi amaramente di non aver conservato il ricordo di un'autrice amata e con la quale sarebbe stato meglio dare un taglio netto a ogni rapporto!
Come al solito, Morton lavora su due piani temporali, in questo caso il 1959 e il 2018. Siamo in Australia e, alla vigilia di Natale del Cinquantanove, Isabel e i suoi quattro figli decidono di fare un picnic all'interno della loro tenuta, Halcyon.
Poche ore dopo, Percy Summer, fattorino del paese, passando casualmente dalla tenuta, vedrĆ la famiglia adagiata sull'erba e, a un primo sguardo, penserĆ che siano tutti addormentati. Avvicinandosi, perĆ², Percy si renderĆ conto che i Turner sono morti e che l'ultima nata, la piccola Thea, non si trova nella cesta di vimini appesa al ramo di un albero.
In quei giorni, a casa Turner si trova Nora, cognata di Isabel, incinta di sette mesi, che ha raggiunto la famiglia per trascorrere con loro l'ultimo periodo di una gravidanza difficile.
Quella notte, in preda allo shock per ciĆ² che ĆØ accaduto alla cognata e ai nipoti, Nora darĆ alla luce la sua bambina, Polly.
Siamo sempre in Australia, ĆØ il 2018, Nora ĆØ ormai un'anziana signora che, a causa di una caduta accidentale, viene portata in ospedale. L'affezionata nipote Jessica prende immediatamente un aereo che da Londra la riporta a casa. E mentre Nora ĆØ in ospedale, Jess cercherĆ di capire quali segreti nasconda la nonna e cosa si celi nel passato della sua famiglia.
Kate Morton si rifugia (e quando mai non lo fa?) in quello che per lei ĆØ uno schema collaudato: due piani temporali, le storie dei personaggi che si intersecano tra passato e presente, un sospetto che porta il lettore a cercare di carpire segnali tra le pagine e, ovviamente, la rivelazione finale.
Qual ĆØ, quindi, il problema? Nessuno... o quasi. Le prime 300 pagine di questo romanzo, in effetti, scorrono velocemente, incuriosiscono e suscitano mille domande in chi legge: perchĆ© Jess vive con la nonna e non con la madre? Cos'ĆØ accaduto davvero alla famiglia Turner in quel pomeriggio di dicembre del 1959? Di quale "piccolo incidente" parla Nora riferendosi alla figlia Polly? E, soprattutto, perchĆ© Nora ĆØ cosƬ restia a parlare di ciĆ² che accadde mentre era ospite di Isabel?
Tutto comincia a incrinarsi quando Morton decide di mettere ancora piĆ¹ carne al fuoco di quella che c'ĆØ giĆ . Oltre ai due piani temporali, infatti, l'autrice inserisce un romanzo nel romanzo: "Come se dormissero", titolo di un saggio investigativo scritto da un giornalista che indagĆ² a fondo sui fatti di Halcyon.
Come se non bastasse, a un certo punto appaiono anche gli appunti che lo stesso giornalista prese ai tempi della stesura del suo romanzo.
Il tutto contornato, come d'abitudine per la Morton, da infinite e ripetitive descrizioni: luoghi, personaggi, abiti, ambienti... nulla viene lasciato anche minimamente all'immaginazione del lettore.
Non mi sono mai pesate le descrizioni, tantomeno quelle dell'autrice australiana; ma negli ultimi suoi romanzi ho avuto piĆ¹ volte la sensazione che venissero usate anche a sproposito, quasi a voler allungare ulteriormente libri giĆ di per sĆ© non brevi.
Oltre al danno, la beffa che si aggiunge quando, ad un bel po' di pagine dalla fine, ci si rende conto di aver capito cosa sia accaduto la notte in cui Nora ha partorito la piccola Polly: si iniziano a formulare ipotesi, rendendosi immediatamente conto che quelle idee frullavano nella mente giĆ dall'inizio della narrazione.
Immaginate la delusione quando ci si rende conto di aver capito tutto sin da subito, perdendo cosƬ quella sorpresa finale che tanto attraenti ha sempre reso i romanzi di Morton.
Aggiungiamo che tutta la parte incentrata nel presente dei personaggi (almeno due terzi del romanzo stesso) risulta piĆ¹ lenta rispetto al resto del romanzo e, nel finale, si aggiungono informazioni su informazioni, alcune delle quali vorrebbero apparire come colpi di scena e che, invece, risultano soltanto come delle inutili aggiunte a una storia giĆ troppo carica.
Per altro, tutto questo susseguirsi di scoperte fatte da Jess e dalla madre nelle ultime 100 pagine del romanzo, rimangono superficiali e non approfonditi, quindi ancora piĆ¹ superflue ai fini della trama.
Pare quasi che Kate Morton non sia in grado di scrivere storie piĆ¹ sintetiche, nonostante sia palese, almeno per quanto riguarda gli ultimi suoi lavori, che una bella sforbiciata sarebbe stata piĆ¹ che utile.
Se Ritorno a casa fosse stato piĆ¹ breve, se qualcuno le avesse suggerito di non ripetere almeno 30 volte che gli alberi di jacaranda hanno dei meravigliosi fiori viola (LO ABBIAMO CAPITO. BASTA!), se non avesse aggiunto divagazioni su divagazioni, starei parlando di un nuovo capolavoro di Kate Morton.
Invece, oggi, sono qui a dire che tra me e Kate Morton finisce qui. L'ho amata, ho adorato i suoi primi lavori, amavo immergermi in queste storie piene di fascino e mistero, nelle sue descrizioni dettagliate ma mai superflue; oggi, invece, mi rendo conto che l'autrice di un tempo non esiste piĆ¹.
Ritorno a casa ĆØ un romanzo che lascia il tempo che trova, le cui tre stelle si basano sul piacere provato nella lettura della prima parte della storia e su una scrittura che, sicuramente, non ha nulla da invidiare a quella delle grandi firme dei nostri tempi.
Resta il fatto che Morton dovrebbe osare di piĆ¹, buttarsi a capofitto in qualcosa di diverso dal solito schema collaudato, abbandonare le sue certezze e mettersi alla prova, anche a costo di sbagliare!
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