Barriera di Milano ĆØ a Torino. Alla periferia nord di Torino, per l’esattezza. Un quartiere non ricco ma pieno di persone, le cui vite si intrecciano, con il misto di caso e destino, di meschineria e generositĆ , di amori e odi che caratterizzano le vicende degli esseri umani. Per esempio quelle di Deborah, detta Debby, quindici anni, che ha interrotto la scuola e ora fa la babysitter e la badante e che propone alla madre, Linda, un tempo erede di una discreta fortuna, di uccidere il padre, Oreste, ora camionista, e prima colui che ha bruciato la fortuna della moglie. O quelle della vedova Caterina Mazzacurati, la donna cui Debby fa da badante (e da occasionale spacciatrice), che per impedire al figlio di metterla in una casa di riposo ha deciso di ricontattare Arturo, l’amore perduto della sua giovinezza. O di Florin, che ha una nonna in Romania, guida il camion con Oreste e vorrebbe avere un appartamento tutto suo. O ancora di Albachiara, titolare della cartoleria ma anche edicola ma anche negozio di souvenir, amica di Linda e nemica giurata di Giuseppina Borgone alias Vanessa Delice, manicurista e tinturista al soldo del parrucchiere Alexander The Best. E in qualche modo, da un luogo e un tempo lontani, entrano in scena anche le vicende di Lana Turner, diva di Hollywood e forse assassina… Restituendo al lettore la coralitĆ dell’esistenza umana, in tutte le sue quotidiane miserie e i suoi improvvisi splendori che giorno dopo giorno si intrecciano in un’unica trama, Margherita Oggero, con uno sguardo che ĆØ al tempo stesso impietoso e dolcissimo, scrive un romanzo sospeso tra Balzac e il cinema dei fratelli Coen.
Ho sempre amato i romanzi di Margherita Oggero, ma devo ammettere che l'ultimo che avevo letto aveva suscitato in me piĆ¹ di una perplessitĆ . PerplessitĆ solo in parte fugate da questa nuova storia.
In questo libro Oggero racchiude tanti piccoli mondi fatti a loro volta di micro-realtĆ che il lettore impara a conoscere pagina dopo pagina. Le prime 80, di pagine, risultano particolarmente ostiche, nonostante a inizio romanzo il nostro compito sia facilitato da due facciate contenenti la lista completa dei personaggi (sƬ, DUE INTERE FACCIATE!).
Quanti di questi sono davvero necessari alla storia? Meno di un terzo; tutti gli altri risultano un inutile e caotico contorno, amplificato dalla scelta di dare lo stesso nome a due personaggi differenti, scelta che non fa che aumentare la giĆ grande confusione che accompagna la narrazione.
Il punto cardine di questo romanzo sono Deborah e i suoi genitori, Lidia e Oreste: abitano in un piccolo appartamento della periferia di Torino, Barriera Milano, quartiere malfamato, gente poco raccomandabile. Come siano arrivati lƬ ĆØ una di quelle cose che scopriremo, in maniera abbastanza superficiale, durante la lettura.
Attorno a loro ruota tutta una serie di personaggi, nessuno realmente secondario data la scelta stilistica di Oggero che fa risultare secondari anche Deborah, Oreste e Lidia.
Le storie si intrecciano, si ingarbugliano, si confondono: vediamo apparire nomi e fatichiamo a ricollegare i loro volti e le situazioni. Tutto si somoglia, creando un groviglio che pare impossibile da districare; alcuni personaggi colpiscono, altri infastidiscono, ma pochi, forse solo una per quanto mi riguarda, va dritto al cuore: Caterina Mazzacurati, 92 anni, vedova. Lei sƬ che avrebbe meritato tutte le pagine di questo libro! La sua storia avrebbe necessitato di un respiro piĆ¹ ampio, di colori solo suoi; invece, Oggero la relega, come tutti gli altri, a un ruolo da comprimaria, lasciandoci, per altro, abbastanza a bocca asciutta sul finale.
Durante la lettura prevale la sensazione di ritrovarsi seduti accanto a una nonna anziana e un po' svampita, di quelle che, nelle uggiose domeniche pomeriggio d'inverno, fanno un tuffo nei loro ricordi e ci inondano di racconti un po' sconclusionati sulla loro giovinezza, riempiendoci la testa di nomi di amici e parenti a noi assolutamente sconosciuti!
E se alla fine del romanzo si arriva con una sorta di confusione mentale, l'ultimo capitolo regala l'ennesimo dubbio: cosa c'entra l'accelerazione della rotazione dell'asse terrestre con questa storia? A rifletterci, un nesso lo si potrebbe anche trovare, ma il "mah" che permea questo romanzo ĆØ difficile da sradicare e inficia qualunque riflessione o giustificazione si vogliano attribuire alle scelte dell'autrice.
Resta incontrovertibile la scrittura di Margherita Oggero, che non scopriamo certo oggi e che ci ha regalato, negli anni, chicche di letteratura uniche nel loro genere!
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