Recensione 'L'ultimo mago' di Francesca Diotallevi - Neri Pozza


L'ULTIMO MAGO || Francesca Diotallevi || Neri Pozza || 16 aprile 2024 || 238 pagine



"ƈ la notte di Capodanno del 1960 e, in un lussuoso appartamento affacciato sul parco del Valentino, un gruppo di persone siede attorno a un tavolo. L’aria ĆØ quasi elettrica e nessuno osa emettere un fiato. Aspettano l’inizio di quelli che il padrone di casa chiama «esperimenti» ma che per chi ĆØ lƬ hanno un valore inestimabile, metafisico, soprannaturale. Gustavo Rol ha l’eleganza garbata e poco esibita di chi cammina con naturalezza in qualunque stanza del mondo, e il pubblico pende dalle sue labbra. Solo un uomo lo guarda con sospetto, ĆØ sicuro che ci sia un trucco e vuole svelarlo. Nino Giacosa ĆØ un uomo rotto, in fuga: dai debiti di gioco, dai fantasmi della disfatta di El Alamein, da Miriam, la donna che ha amato. Da sĆ© stesso. Dopo tanti sogni infranti, tuttavia, ha trovato qualcosa che puĆ² riempire il vuoto della sua esistenza: una storia. La storia che sta scrivendo giorno e notte nella squallida stanza di una pensione ĆØ quella di un grande imbroglio, celato dalle mani sapienti di un illusionista. Ed ĆØ con questo atteggiamento scettico, l’occhio attento a ogni dettaglio, che Nino inizia a partecipare alle serate di Rol. Ma tra i due uomini, all’apparenza cosƬ diversi, si crea presto una complicitĆ  imprevista. E nelle passeggiate attraverso una Torino gelida e impenetrabile, Rol racconta a Nino la propria vita, il «dono» che ha scoperto grazie a un polacco conosciuto a Marsiglia, gli studi e lo scoramento all’idea di essere ammirato ma mai compreso. Con la sua capacitĆ  fuori dal comune di rendere l’essenza di personaggi storici attraverso la lente romanzesca, Francesca Diotallevi ci incanta e ci ipnotizza, ponendoci interrogativi di fronte ai quali anche l’anima piĆ¹ razionale vacilla. Come solo chi padroneggia la magia della scrittura sa fare."


I romanzi di Francesca Diotallevi sono piccole perle di gioia nel panorama letterario italiano. La sua scrittura, cosƬ classica e moderna al tempo stesso, il modo in cui costruisce i personaggi, cosƬ dettagliati al punto da sembrare reali, sono la componente fondamentale delle sue storie.
Ecco perchƩ, quando si tratta di lei, si legge quasi a scatola chiusa, indipendentemente da quale sia la storia che Francesca decide di raccontarci!

L'ultimo mago arriva tra le mie mani mentre sono nel pieno di una faticosa (giuro, la prossima volta dĆ² fuoco a tutto!!!) ristrutturazione della cucina. Decido, quindi, di metterlo da parte per godermelo in un momento di maggiore tranquillitĆ , cosƬ da non essere costretta a leggerlo a spizzichi e bocconi e poter fruire di tutta quella bellezza che, sono sicura, queste pagine racchiudono!
Giunto il suo momento, perĆ², qualcosa non ha funzionato a pieno. Non mi era mai capitato, con i libri di Francesca, di trascinarmi le storie per giorni interi, posando il romanzo qua e lĆ  e dedicandomi ad altro; stavolta, invece, ho faticato a portare avanti la lettura, pur ritrovando, come immaginavo, lo splendore della sua scrittura, non unica nota positiva in questo libro, ma sicuramente quella che piĆ¹ spicca nel mio giudizio finale.

Gustavo Rol, personaggio realmente esistito, mago, illusionista, sensitivo; uno di quegli uomini che, allora come oggi, viene sempre guardato con sospetto e scetticismo.
Rol, a differenza di quanto si possa evincere dal titolo, non ĆØ il protagonista centrale di questa storia, bensƬ colui attorno al quale ruotano Nino e Miriam, loro sƬ veri interpreti del romanzo di Francesca. E proprio loro, ahimĆØ, sono la crepa che scorre tra queste pagine.

I due si conoscono quando sono molto giovani e, assieme a Giorgio, formano un trio inseparabile.
Giorgio ĆØ figlio di un avvocato torinese, Nino del suo autista, Miriam, invece, pur non essendo ricca di famiglia, va a prendere lezioni di pianoforte dalla madre di Giorgio.
Si intuisce sin dalle prime righe che il rapporto tra Nino e Miriam ĆØ qualcosa di spezzato, forse incompiuto, sicuramente doloroso; un rapporto che, negli anni, pone le sue basi nel rancore che la donna prova nei confronti di Nino.

I tre si perdono di vista dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nino viene catturato dagli inglesi e trascorre anni interi in un campo di prigionia in India; al suo rientro nella cittĆ  sabauda, Miriam e Giorgio sono prossimi alle nozze. Lui, intanto, inizia a condurre una vita sregolata, fatta di serate a base di alcool e tavoli da poker. I debiti aumentano, la vita gli appare sempre piĆ¹ difficile e Nino fugge a Roma, lasciando dietro di sĆ© la coppia di sposini e tutto il suo passato.

Quindici anni dopo, per gli stessi motivi, in fuga dai creditori, Nino torna a Torino e si presenta alla porta di Giorgio, che lo accoglie come se non fosse trascorso neanche un giorno dal loro ultimo incontro. CosƬ non ĆØ per Miriam, che davanti a Nino assume una rigiditĆ  composta e altera.
SarĆ  proprio Miriam, perĆ², ad a aprire a Nino le porte della casa di Gustavo Rol e a renderlo partecipe di quelle serate riservate a pochi intimi in cui il "mago" mostra i suoi poteri.

Nino e Miriam sono due personaggi che non mi sono arrivati. Lui appare come un uomo eternamente insoddisfatto: al di lĆ  della guerra e del cuore spezzato, Nino ĆØ un infelice cronico, un uomo per il quale nulla sarebbe d'aiuto per renderlo sereno o migliore.
Miriam, dal canto suo, ĆØ trincerata in questo suo ruolo di signora della Torino bene, chiusa in sĆ© stessa, arrabbiata col mondo, con Giorgio che l'ha sposata e resa ciĆ² che ĆØ oggi, con Nino che l'ha lasciata, con la vita che non ha seguito i binari che lei sperava seguisse.
Entrambi appaiono chiusi e fermi nella loro rigiditĆ , tanto da far pensare che, se davvero fossero riusciti a stare assieme, si sarebbero condannati a un'infelicitĆ  eterna.
Non arrivano al lettore, Nino e Miriam, per il semplice fatto che girano sempre attorno allo stesso problema: ci amiamo ma non possiamo amarci.

Gustavo Rol, invece, rimane quasi un'aura eterea, un personaggio che si vorrebbe conoscere di piĆ¹, la cui vita si vorrebbe approfondire, ma che viene piegato alle vicissitudini dei due protagonisti.

A tenere in piedi questa storia, forse a tratti un po' banale, c'ĆØ perĆ² la scrittura di Francesca, quella sƬ in grado di compiere magie e di ammaliare, unico motivo per cui questo libro non ĆØ finito nella pila degli abbandonati a cui non dare una seconda occasione.
Commoventi le ultime pagine, che con un salto in avanti di oltre trent'anni, ci raccontano cosa ne ĆØ stato dei tre personaggi principali di questa storia. Il cuore si stringe un po', ma non a sufficienza per far sƬ che questo romanzo rientri nel novero degli indimenticabili, forse colpa anche di tutti quei refusi che ormai sono abitudine consacrata dell'ultimo anno di pubblicazioni Neri Pozza.






Ringrazio l'autrice per la copia del romanzo

La Libridinosa

Cosa fai nella vita? Leggo!

2 commenti:

  1. Sai sei l'unica recensione negativa che si legge in giro non vedo l'ora di farmi una mia opinione ... Anche io amo la penna della scrittrice e devo assolutamente recuperarlo!

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    1. Quando ho letto il tuo commento, ho pensato di aver dimenticato ciĆ² che ho scritto in questa recensione, quindi l'ho riletta e ho anche controllato il voto inserito all'inizio dell'articolo. E quindi mi chiedo (e ti chiedo): da quando tre stelle sono una recensione negativa?
      Forse ti avrei capita di piĆ¹ se mi avessi detto che la mia ĆØ l'unica recensione che solleva delle perplessitĆ , questo sƬ! Ma negativa proprio no!

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