Recensione '44 Scotland Street' di Alexander McCall Smith - Tea


Titolo: 44 Scotland Street || Autore: Alexander McCall Smith || Editore: Tea
Data di pubblicazione: 14 giugno 2005 || Pagine: 336

Quando spinge il portone del 44 di Scotland Street, nel centro di Edimburgo, Pat non vede l'ora di cominciare tutto daccapo. È al suo secondo anno sabbatico e una casa e un lavoro nuovi sono quello che ci vuole per ripartire. Da lì in poi dividerà l'appartamento con l'insopportabile Bruce, agente immobiliare bello e vanitoso; troverà lavoro nella galleria d'arte di Matthew, un giovane delicato ma inconcludente che di arte non capisce nulla; trascorrerà piacevoli serate con l'eccentrica vicina di casa Domenica, un'anziana antropologa dispensatrice di storie esotiche e saggi consigli sugli uomini. Intanto al piano di sotto Bertie, inquieto bambino prodigio, cerca di far capire alla madre, Irene, che preferirebbe rugby e trenini elettrici ai corsi di yoga, sassofono e italiano. A unire tutti un misterioso tentativo di furto e la caccia a un quadro che potrebbe essere una crosta o valere una fortuna...



Di Alexander McCall Smith si sente spesso parlare per la famosa serie di romanzi con protagonista Precious Ramotswe. 
Personalmente, è un autore che non conoscevo e che ho scoperto grazie ai romanzi di Alice Basso, che spesso infila la signora Ramotswe nei discorsi di Vani Sarca.
Avendo qualche problema con le ambientazioni africane e, soprattutto, non avendo intenzione di iniziare a leggere una serie composta già da settordicimila libri, ho deciso di fare la conoscenza di questo autore decidendo di leggere la serie ambientata al 44 di Scotland Street, città di Edimburgo.

Di questa serie, è stato pubblicato, proprio pochi mesi fa, il quinto romanzo, "L'insostenibile leggerezza degli scone". I primi quattro, invece, si trovano già in edizione economica, editi da Tea e, spesso, disponibili in versione usata su Libraccio; ed è proprio lì, infatti, che io li ho acquistati in blocco, approfittando degli sconti!

Che dirvi di questo romanzo? Le prime 70 pagine sono scivolate via in maniera piacevole, tanto da farmi pensare di avere tra le mani una storia leggera, divertente, di quelle che, benché non impegnino eccessivamente la mente e forse non rimarranno tra le letture migliori della nostra vita, hanno comunque la capacità di lasciarci addosso quella sensazione di benessere che ogni lettura dovrebbe trasmettere!

L'autore ci introduce immediatamente tra le mura di uno degli appartamenti che compongono il condominio presente al numero 44 di Scotland Street. Ad accompagnarci tra le sue stanze, saranno Pat e Bruce; la prima è una ventenne che, al suo secondo anno sabbatico, decide di lasciare la casa dei genitori e andare a vivere con altri ragazzi. Bruce, qualche anno più di lei, belloccio, vanitoso, capelli costantemente modellati dal gel, muscoli guizzanti, è uno dei tre inquilini dell'appartamento.
Da qui prende il via la narrazione che, come detto, ci porta immediatamente all'interno delle dinamiche delle vite dei protagonisti e degli appartamenti del condominio.

Superate le prime 70 pagine, però, tutto crolla improvvisamente nella banalità più bieca. Pat saltella da una cotta all'altra, sospira dietro la porta di Bruce, si stende sul suo letto quando lui non c'è, manca solo che si metta ad annusare i suoi calzini e potrebbe entrare di diritto nella schiera di protagoniste di romance di bassa lega pubblicati da certe Case Editrici.
Bruce, ovviamente, rispecchia in pieno il personaggio che l'autore gli ha cucito addosso: come detto, pieno di muscoli e gel per capelli, passa metà del suo tempo davanti ad un grande specchio a bearsi della sua immagine perfetta, chiedendosi come sia possibile, per uno come lui, non avere una ragazza.
Che spreco, borbottò. A trovarlo uno bello così, e non ho una ragazza. Che spreco.
A far da contorno a questo duo di dementi, ecco gli altri abitanti del condominio scozzese: Domenica, una sessantenne antropologa, che molto avrebbe da dare a questo romanzo e che, invece, viene relegata a comprimaria dei due dementi e poi il piccolo Bertie, cinque anni di infante che viene costretto da una madre opprimente e studiare la lingua italiana, il sassofono e varie altre discipline assolutamente inadatte ad un bambino della sua età.
Irene, la madre, è un personaggio alquanto particolare: una di quelle fissate che il figlio sia speciale e super-dotato, una madre che dipinge di rosa le pareti della cameretta perché non vuole che il figlio abbia delle influenze a livello sessuale, che non consente a Bertie di chiamarla mamma perché non vuole che lui la racchiuda in un ruolo predefinito...
Questo filone potrebbe, come nel caso di Domenica, avere uno sviluppo sicuramente molto più divertente finché l'autore non decide di estremizzare il tutto e far diventare pesanti anche questi due personaggi.

Pur partendo dal fatto che si tratti del primo romanzo di una serie e che, quindi, dovrebbe trattarsi di  una storia introduttiva, purtroppo questo libro poco ci introduce nella vita dei protagonisti, che vengono invece sopraffatti da una serie di equivoci e dalla sparizione di quello che potrebbe essere (oppure no!) un quadro di un certo valore.
Come per i personaggi, però, anche la trama si disperde in un nulla di fatto, costellata da vari episodi che invece di strappare un sorriso al lettore non fanno altro che farlo sbuffare.

Lo stile dell'autore, inoltre, risulta poco piacevole, soprattutto per un romanzo che dovrebbe avere, come scopo primario, l'intrattenimento del lettore e dovrebbe basarsi sull'ironia come punto di partenza. La scrittura di McCall Smith, invece, appare pesante e con un velo di humor inglese che, come noto, è comprensibile solo agli anglosassoni!

Per quanto mi riguarda, le copie dei romanzi se ne tornano dritte dritte da Libraccio!

La Libridinosa

Cosa fai nella vita? Leggo!

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