Recensione 'Questo giorno che incombe' di Antonella Lattanzi - Harper Collins

 


QUESTO GIORNO CHE INCOMBE || Antonella Lattanzi || Harper Collins || 
456 pagine || 14 gennaio 2021


Qui saremo felici. Francesca lo pensa mentre sta per varcare il cancello rosso fuoco della sua nuova casa. Accanto a lei c’ĆØ Massimo, suo marito, e le loro figlie, ancora piccole. Si sono appena trasferiti da Milano a Giardino di Roma, un quartiere a metĆ  strada tra la metropoli e il mare. Hanno comprato casa in un condominio moderno e accogliente, con un portiere impeccabile e sempre disponibile, vicini gentili che li accolgono con visite e doni, un appartamento pieno di luce che brilla in tutte le stanze. Il posto perfetto per iniziare una nuova vita. PerchĆ© Francesca ĆØ giovane, ĆØ bella, ĆØ felice. E, lo sa, qui a Giardino di Roma sarĆ  libera. Eppure qualcosa non va.
Dei dettagli cominciano a turbare la gioia dell’arrivo. Piccoli incidenti, ombre, che hanno qualcosa di sinistro. Ma sono reali o Francesca li sta solo immaginando? Appena messo piede nella nuova casa Massimo diventa distante, Francesca passa tutto il tempo sola in casa con le bambine e non riesce piĆ¹ a lavorare nĆ© a pensare. Le visite dei vicini iniziano a diventare inquietanti, sembra impossibile sfuggire al loro sguardo onnipresente. A poco a poco il cancello rosso che difende il condominio si trasforma nella porta di una prigione. E cosƬ, intrappolata nella casa, Francesca comincia a soffrire di paranoia e vuoti di memoria. 
Sempre piĆ¹ sola e piena di angosce, ha l’impressione che la casa le parli, che le dia consigli, forse ordini. Le amnesie si fanno sempre piĆ¹ lunghe e frequenti. FinchĆ© un giorno, dal cortile, arriva un grido. ƈ scomparsa una bambina. PuĆ² essere sua figlia? E perchĆ© Francesca, ancora una volta, non sa cosa ha fatto nelle ultime ore? 
Liberamente ispirato a un episodio di cronaca avvenuto a Bari nel palazzo dove l’autrice ĆØ cresciuta, Questo giorno che incombe ĆØ un romanzo unico, bellissimo e prismatico, capace di accogliere suggestioni che vanno da Kafka a King, da Polanski a Dostoevskij, di attraversare piĆ¹ generi, dal thriller alla storia d’amore, di riflettere sulla maternitĆ  e le sue angosce, di parlare del male e del dubbio, e capace di riscrivere, tra realtĆ  e finzione, una storia vera. 
Antonella Lattanzi ha giĆ  indagato gli abissi e le pieghe dell’animo umano in Devozione e Una storia nera, e adesso torna a farlo con il suo libro piĆ¹ importante. Con una lingua meravigliosa, appassionata e incalzante, Questo giorno che incombe racconta il sospetto, la speranza, il dolore, la passione, confermando lo straordinario talento dell’autrice e lasciando il lettore senza fiato, in un crescendo continuo dall’arrivo nella casa nuova fino alle indimenticabili pagine finali.



Leggere questo romanzo ĆØ stato come fare un giro sulle montagne russe: veloce, angosciante, destabilizzante. 
Una volta scesa, perĆ², le sensazioni sono state contrastanti.

Entrare nella vita di Massimo e Francesca, attraversare assieme a loro quel cancello rosso che conduce alla loro nuova casa, trasmette immediatamente una sensazione di angoscia.
Sei condomini, un cortile pieno di bambini, un vicinato affiatato, compatto, unito; un appartamento pieno di sole e loro, Massimo e Francesca, con le loro bambine per mano, che si affacciano a una nuova vita.

I due coniugi hanno lasciato Milano per trasferirsi a Giardino di Roma, un quartiere a poca distanza dalla capitale.
Un nuovo lavoro per Massimo, un nuovo inizio, una nuova vita, una nuova felicitĆ .

Ma sin da subito Francesca capirĆ  che l'idillio avrĆ  vita breve: Massimo sarĆ  sempre troppo preso dal lavoro e sempre piĆ¹ distante; Francesca sarĆ  sempre piĆ¹ sola, persa tra le bambine da accudire un vicinato che pare non perderla d'occhio nemmeno per un istante.
E poi c'ĆØ la casa: la casa che le parla, la casa che la controlla, la casa che incombe.

Le prime 100 pagine di questo romanzo catapultano il lettore dento la trama, instillando ansia e angoscia di parola in parola.
Poi la storia comincia a essere delirante, dispersiva, sproloquiante.
La casa parla, la casa dice, la casa comanda. E piĆ¹ la casa ĆØ presente, piĆ¹ io mi allontano. Lei prende il sopravvento e io mi distacco, infastidita da questa esagerazione del surreale che non regge.

Tutto diventa improvvisamente troppo: troppa casa, troppa Francesca, troppi avvenimenti inutili quando, giĆ  a metĆ  storia, ogni cosa cosa ĆØ chiara, ogni tassello ha un suo posto.
Francesca ĆØ incomprensibile: una donna in balƬa degli eventi, dei sentimenti e degli ormoni.

Ogni situazione pare creare nuove diramazioni, ogni storia pare intrecciarsi su se stessa, aggrovigliarsi, confondersi.
C'ĆØ un momento in cui manca l'aria, si ha bisogno di appoggiare il libro, allontanarsi da lui, quasi bruciasse.
ƈ tutto troppo.

Il finale mi ha spiazzata forse piĆ¹ del romanzo nella sua interezza. Un colpo al cuore mentre lo leggevo; un colpo leggero, prevedibile, non inaspettato, ma... tragico, esagerato, melodrammatico, degno di una tragedia shakespeariana .

Troppo. Questo libro ĆØ un troppo nell'accezione negativa del termine.

Si legge bene, velocemente, ma se ne esce esausti, vuoti, infastiditi. Troppe pagine in piĆ¹, inutili divagazioni, troppe situazioni senza alcun senso.

Nessun congiuntivo salvato, neanche uno. Una strage.


La Libridinosa

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2 commenti:

  1. Questo commento ĆØ stato eliminato dall'autore.

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  2. Ciao, grazie per la recensione, anche io ho avuto la stessa impressione di "troppo". La seconda metĆ  del libro mi ha invece un po' deluso perchĆØ mi ĆØ sembrato che il centro venisse spostato fuori dalla protagonista, quasi come a dire "il male non ĆØ dentro di lei, ĆØ solo lĆ  fuori" che mi sembra una banalizzazione di tutte le sfaccettature che erano invece emerse durante la costruzione del personaggio: il dolore dell'essere madre, la follia della solitudine, la paranoia, forse la pazzia. Tu cosa ne pensi?
    Anna

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