GLI ANNI DI CRISTALLO || Ulrike Renk || Tre60 || 17 giugno 2021 || 336 pagine
Germania, 1938: dopo la terribile Notte dei cristalli, tra il 9 e il 10 novembre, la vita di Ruth Meyer e della sua famiglia non ĆØ piĆ¹ la stessa. La loro bella casa viene distrutta dalla furia cieca dei nazisti, e le violenze e le ostilitĆ nei confronti degli ebrei aumentano di giorno in giorno. Chi puĆ² lascia la Germania per sfuggire a un destino inimmaginabile. Anche i Meyer cercano di ottenere i visti, ma le possibilitĆ di lasciare il Paese in tempi brevi sono scarse, quasi e. Il loro unico desiderio ĆØ riuscire a rimanere uniti, ma quando il padre, Karl, viene arrestato, Ruth non vede altra via d'uscita se non quella di fuggire, sola, in Inghilterra. LƬ, forse, potrĆ mettere a frutto la sua abilitĆ di sarta, e, lo spera, potrĆ salvare la sua famiglia. Ma che ne sarĆ di Kurt, il suo unico grande amore, i cui genitori si rifiutano di lasciare la cittadina di Krefeld? Che ne sarĆ dei loro progetti? E riusciranno i Meyer a sopravvivere e ritrovarsi dopo la guerra? Una toccante saga famigliare ispirata a una storia vera, per ricordare sempre ciĆ² che non deve mai essere dimenticato.
Scrivere questa recensione mi suscita grande rabbia, e non per il romanzo in sĆ©, di cui vi parlerĆ² piĆ¹ avanti, ma perchĆ©, in questi ultimi giorni, mi sono ritrovata spesso a discutere con persone no-mask/no-vax/no-pass.
Al di lĆ della stupiditĆ che attribuisco a questi analfabeti funzionali, laureati su Facebook e con un Master in UniversitĆ della vita, la cosa che piĆ¹ mi ferisce ĆØ vedere gente che usa la stella di David come accostamento al Green Pass, gente che parla di dittatura e paragona l'attuale situazione alle leggi razziali che portarono allo sterminio di milioni di persone.
Ć questo uno dei motivi per i quali, il 27 gennaio, io preferisco tacere; perchĆ© ĆØ inutile ripetere che non dobbiamo dimenticare quando poi accadono queste cose. Siamo un Paese che ha contribuito a quelle morti, che ha vissuto sulla propria pelle i bavagli della dittatura; ma siamo anche un Paese che ha giĆ dimenticato e lo manifesta urlando.
La storia sembra ripetersi in forme differenti.
Gli anni di cristallo ĆØ il secondo volume di una saga familiare che vede protagonista la famiglia Meyer, conosciuta nel volume precedente, e che qui ritroveremo esattamente dove li avevamo lasciati, nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, conosciuta come notte dei cristalli; la notte durante la quale i Nazisti scatenarono una serie di pogrom contro gli ebrei.
In quella notte, anche la casa dei Meyer venne barbaramente vandalizzata: finestre infrante, porte divelte, tubi dell'acqua staccati dalle pareti e spezzati; i vestiti e la biancheria ridotti in pezzi, le fotografie e i quadri accoltellati in piĆ¹ punti. La famiglia, come avevamo visto alla fine del primo romanzo, riuscƬ, per una serie di fortuite coincidenze, a salvarsi.
SarĆ proprio da qui che Renk riprenderĆ la narrazione: i Meyer continueranno a barcamenarsi tra la paura e la speranza che gli altri Paesi europei facciano qualcosa per aiutare la popolazione ebrea e, soprattutto, arginare la brama di potere di Hitler.
Del primo romanzo vi avevo detto che, a tratti, mi era parso ripetitivo, ma che quel ripetersi di gesti quotidiani mi era sembrata una scelta dell'autrice per aiutarci a entrare nella quotidianitĆ , a volte un po' monotona, di una famiglia come tante; una quotidianitĆ che vedremo cambiare a poco a poco, a causa delle leggi razziali sempre piĆ¹ restrittive e della crescente paura.
Giunta alla fine di questo secondo romanzo, perĆ², mi sono trovata ad affrontare nuovamente lo stesso problema: le prime 200 pagine procedono lente e prevedibili.
Ruth, che ormai ha 17 anni, si fa carico della sistemazione dei danni della casa assieme al padre Karl; allo stesso tempo, pare che anche le crisi di nervi della madre e i capricci della sorella minore siano un suo problema.
Mentre Gli anni della seta copriva un arco temporale di ben 12 anni, qui ci viene raccontato a malapena un anno e mezzo di vita dei protagonisti; una scelta che, a fronte della ripetitivitĆ iniziale, avrebbe potuto essere fatta diversamente, magari procedendo piĆ¹ speditamente nella narrazione e raccontandoci piĆ¹ fatti.
Una scossa alla storia arriva quando Ruth riesce a lasciare la Germania e trasferirsi in Inghilterra, con la speranza di riuscire a farsi raggiungere quanto prima dal resto della famiglia.
Anche questa volta, come nel volume precedente, il finale lascia il lettore col fiato sospeso e la voglia di sapere quanto prima cosa accadrĆ a Ruth e alla sua famiglia.
Personaggi come Martha e Ilse, madre e sorella di Ruth, hanno in questo volume una connotazione fastidiosa e irritante, portando il lettore a sperare che Ruth riesca ad allontanarsi in qualche modo dalla famiglia.
Durante la lettura ho notato alcuni cambi di registro che non mi facevano raccapezzare, quasi come se, invece che un secondo romanzo, avessi tra le mani una storia nuova, ma con personaggi giĆ conosciuti: nomignoli mai usati nel libro precedente, termini desueti, intercalare poco consono all'etĆ di alcuni protagonisti e all'epoca in cui si svolge la storia. Non riuscivo a spiegarmi il perchĆ© di questo cambio di tono, finchĆ© ho notato che vi ĆØ un cambio di traduttrice tra primo e secondo volume; cambio che, in questo caso, ĆØ stato sfavorevole al libro.
Nell'insieme rimane una lettura piacevole, che raggiunge, perĆ², il suo apice solo nelle ultime 100 pagine.
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