31 maggio 2024

Diario di Bordo - Due chiacchiere su maggio

 ... e su alcuni cambiamenti!



C'era una volta un luogo infausto chiamato Instagram (c'è ancora, eh, ma non è più quello di qualche anno fa), nel quale proliferavano foto di libri debitamente studiate, tazze ricolme di cappuccini, cioccolate con panna o tè con fettine di limone e biscotti al burro a far loro compagnia.
Set venivano allestiti a ridosso delle finestre di casa, torte profumate erano tirate fuori da forni che lavoravano senza sosta, osservate da lontano e con desiderio da mariti e figli ai quali era rigorosamente vietato cibarsi finché le suddette foto non venivano scattate, editate e approvate dal circuito di amiche fidate!
Questo luogo era, altresì, coacervo di polemiche, frecciatine, litigate epocali, blocchi selvaggi e rivalità che Montecchi e Capuleti, in confronto, erano dilettanti allo sbaraglio!

Eletto a sostituto dei blog (tiè! Stiamo ancora qua!), affossato, almeno in parte, dall'avvento di TikTok, Instagram, negli ultimi anni, si è trasformato malamente: da una parte l'età media degli utenti si è alzata, con conseguenti commenti carichi di odio ad ogni post (praticamente Facebook ma di un colore diverso!), dall'altra sono sempre meno le persone che postano e sempre più quelle che sponsorizzano!
Da parecchi mesi ormai tutti si lamentano della scarsa copertura (confermo), dei pochi commenti (confermo) e delle quasi inesistenti interazioni (confermo).
E quindi?

E quindi, un po' per questo motivo, un po' perché sono davvero tanti tanti anni che mi affanno appresso a scadenze, set allestiti, luce giusta da trovare, libri da leggere per stare sul pezzo e quant'altro, io ho deciso di dire basta!
No, che avete capito? (Bacci, hai visto anche tu qualcuno che stappava lo spumante?!) Il mio basta è rivolto alla gara continua nata assieme al social viola! Pertanto ci sarà qualche cambiamento, che chi di voi mi segue con costanza avrà già notato: innanzitutto, le foto saranno meno, non spariranno del tutto, ma scatterò quando avrò davvero voglia di farlo (non è questo il momento!) o quando avrò tra le mani un libro che mi tirerà fuori l'ispirazione.
Allo stesso modo, non vi parlerò più di tutto ciò che leggo o almeno non con una recensione dedicata ad ogni libro. Come potete immaginare (potete, vero?!), ci sono libri che in noi lettori lasciano poco o nulla e sono libri di cui è davvero difficile parlare! Pertanto, da adesso troverete recensioni di quei libri che suscitano in me l'esigenza assoluta di sedermi davanti a questo schermo e scrivere i miei pensieri, quei libri che, come dico da anni, si recensiscono quasi da soli mentre li si sta leggendo!
Per tutti gli altri, giusto per lasciarne una traccia e per (spero!) continuare a esservi utile, troverete un breve pensiero in un post di riepilogo mensile!

Spero che, nonostante tutto, rimangano in voi la voglia e il piacere di passare a dare un'occhiata a queste stanze che per tanti anni vi hanno accolti con una di quelle tazze di tè che finivano in foto!


Uno dei cambiamenti più grandi che queste decisioni hanno portato nella mia vita è stato il ritorno alla lettura digitale. Eh già, vorrai mai fotografare un tristissimo e-reader? Giammai, poi chi le avrebbe sopportare le lamentele delle Case Editrici? E l'algoritmo che ti affossava con tanto di coccodrilli affamati in attesa? 
Ma volete mettere la comodità di un e-reader quando ci si ritrova a leggere a letto? Piccolo, leggero (provate voi a riprendervi quando vi cade in faccia Il conte di Montecristo!) e con tanto di luce integrata; aggiungiamo pure che il nuovo Kobo è a colori e la festa è servita, grazie soprattutto alla complicità di tre cretine che lo hanno fatto giungere tra le mie mani per festeggiare (con largo anticipo) il mio prossimo compleanno!

Questo quinto mese dell'anno si è rivelato particolarmente proficuo, numericamente parlando, in termini di libri; non altrettanto, purtroppo, in quanto a piacere provato con alcune letture!
Ho iniziato maggio leggendo l'ultimo romanzo di Paul Auster, "Baumgartner", proprio nel giorno in cui lui ci lasciava. Una storia che rispecchia perfettamente lo stile dell'autore americano e che ha il suo punto di forza nel personaggio che dà il titolo al romanzo. Baumgartner, vedovo solitario e maniacalmente distratto, accompagna il lettore in un viaggio tra il suo presente e il suo futuro; un romanzo piacevole, anche se un po' declinante nella seconda parte!

Altra lettura di cui non avete trovato traccia, ma che è stata una piacevolissima compagnia per un paio d'ore di un piovoso pomeriggio, è "Pennablù", racconto lungo di Lorenzo Marone il cui protagonista è un pappagallo di proprietà di un boss della camorra. Tra le sue poche pagine ho ritrovato quell'ironia sempre un po' malinconica che contraddistingueva i primi romanzo del mio amato autore partenopeo!

Terzo libro passato sotto silenzio è stato "Cuore nascosto", ultimo lavoro di Ferzan Ozpetek di cui, a essere del tutto sincera, molto poco mi è rimasto, tanto da non riuscire a scriverne neanche poche ore dopo averne terminato la lettura. Un vero dispiacere per un autore che, invece, col suo romanzo precedente, mi aveva conquistata.

Maggio ha visto anche un abbandono: "Mr and Mrs American pie" di Juliet McDaniel. Preso in biblioteca con poca fiducia (e molta ragione!), dopo le prime, divertenti, 100 pagine, ha imboccato un tunnel di sconsideratezza che mi ha fatta desistere dal proseguire una lettura che era diventata più una tortura che un piacere! Riconsegnato alla mia bibliotecaria senza alcun dolore e con la gioia di aver risparmiato qualche euro!

Ma ci sono state anche letture di cui vi ho parlato e altre di cui vi parlerò a breve: la mezza delusione de L'ultimo mago di Francesca Diotallevi, la totale delusione de L'amore non lo vede nessuno di Giovanni Grasso, che trovate già qui.
A breve (spero!) vi parlerò de "La principessa di Lampedusa" di Ruggero Cappuccio e di "Tutta la vita che resta" di Roberta Recchia, ma anche di "Carrie" di Stephen King, la cui recensione giace tra le pagine di un quaderno!

Per maggio è tutto, ci rileggiamo a giugno, cari lettori!

27 maggio 2024

Recensione 'L'amore non lo vede nessuno' di Giovanni Grasso - Rizzoli


L'AMORE NON LO VEDE NESSUNO
Giovanni Grasso
Rizzoli 
238 pagine
9 aprile 2024


Ogni martedì pomeriggio, per sessanta minuti esatti, in un anonimo bar di provincia, Silvia incontra, di nascosto, un affascinante sconosciuto. Sono legati da un patto. Lui ha promesso di rivelarle ogni particolare sulla sua relazione con Federica, la sorella di Silvia morta da pochi giorni in un incidente stradale in circostanze sospette. Lei, in cambio, si è impegnata a non fare ricerche per scoprire l’identità del suo misterioso interlocutore. Ma il racconto di quell’uomo senza nome, colto e raffinato, è davvero attendibile? E fino a che punto Silvia può fidarsi di lui? La ricerca della verità, in un crescendo di colpi di scena, sarà un percorso sorprendente e doloroso, che porterà Silvia ad affrontare un groviglio di contraddizioni e segreti indicibili, tra amori assoluti e giochi di potere. Il mondo che Federica abitava, nel quale è facile smarrire il confine tra innocenza e colpevolezza. "L’amore non lo vede nessuno" è un romanzo inaspettato e potente, un’indagine spietata sul senso autentico dell’esistenza, che ci costringe davanti allo specchio, occhi negli occhi con la parte più oscura di noi, e ci interroga sulla necessità di perdonare e di perdonarci.

20 maggio 2024

Recensione 'L'ultimo mago' di Francesca Diotallevi - Neri Pozza


L'ULTIMO MAGO || Francesca Diotallevi || Neri Pozza || 16 aprile 2024 || 238 pagine



"È la notte di Capodanno del 1960 e, in un lussuoso appartamento affacciato sul parco del Valentino, un gruppo di persone siede attorno a un tavolo. L’aria è quasi elettrica e nessuno osa emettere un fiato. Aspettano l’inizio di quelli che il padrone di casa chiama «esperimenti» ma che per chi è lì hanno un valore inestimabile, metafisico, soprannaturale. Gustavo Rol ha l’eleganza garbata e poco esibita di chi cammina con naturalezza in qualunque stanza del mondo, e il pubblico pende dalle sue labbra. Solo un uomo lo guarda con sospetto, è sicuro che ci sia un trucco e vuole svelarlo. Nino Giacosa è un uomo rotto, in fuga: dai debiti di gioco, dai fantasmi della disfatta di El Alamein, da Miriam, la donna che ha amato. Da sé stesso. Dopo tanti sogni infranti, tuttavia, ha trovato qualcosa che può riempire il vuoto della sua esistenza: una storia. La storia che sta scrivendo giorno e notte nella squallida stanza di una pensione è quella di un grande imbroglio, celato dalle mani sapienti di un illusionista. Ed è con questo atteggiamento scettico, l’occhio attento a ogni dettaglio, che Nino inizia a partecipare alle serate di Rol. Ma tra i due uomini, all’apparenza così diversi, si crea presto una complicità imprevista. E nelle passeggiate attraverso una Torino gelida e impenetrabile, Rol racconta a Nino la propria vita, il «dono» che ha scoperto grazie a un polacco conosciuto a Marsiglia, gli studi e lo scoramento all’idea di essere ammirato ma mai compreso. Con la sua capacità fuori dal comune di rendere l’essenza di personaggi storici attraverso la lente romanzesca, Francesca Diotallevi ci incanta e ci ipnotizza, ponendoci interrogativi di fronte ai quali anche l’anima più razionale vacilla. Come solo chi padroneggia la magia della scrittura sa fare."

13 maggio 2024

Recensione 'Sono mancato all'affetto dei miei cari' di Andrea Vitali - Einaudi


SONO MANCATO ALL'AFFETTO DEI MIE CARI || Andrea Vitali || Einaudi || 
3 maggio 2022 || 176 pagine


Orgoglioso proprietario di una ferramenta, un tipo solido, senza grilli per la testa, mai un giorno di vacanza: è l'eroe di questo romanzo. Sembra impossibile che gli sia toccata in sorte una simile progenie. Eppure... Lo spaccato ironico e preciso di una certa società italiana. Una commedia amara che, con garbo, prende in giro un modello maschile ormai sempre più raro. O almeno si spera. Provincia lombarda, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del secolo scorso. Un padre tutto casa e lavoro ripercorre la storia del proprio rapporto con i figli, che non sono venuti esattamente come si aspettava. L'Alice, maestrina frustrata, malinconica e sognante, che rimpiange di non essere andata all'università – manco studiare servisse – ed è incapace di fare l'unica cosa che una donna deve saper fare: la moglie. L'Alberto, che i libri, bisogna rendergliene merito, li ha tenuti a debita distanza, ma in compenso si rivela un ingrato. Infine l'Ercolino, che apre bocca solo per mangiare voracemente, anche se è magro quanto un chiodo; e, pensa tu, a scuola pare sia un genio. Insomma, un disastro, cui si aggiunge una moglie pronta in ogni occasione a difendere quei tre disgraziati. Troppo, davvero troppo, anche per un uomo di ferro come lui.

9 maggio 2024

Recensione 'Mi chiamo Lucy Barton' di Elizabeth Strout - Einaudi


MI CHIAMO LUCY BARTON || Elizabeth Strout || Einaudi || 12 gennaio 2016 || 161 pagine


Da tre settimane costretta in ospedale per le complicazioni post-operatorie di una banale appendicite, proprio quando il senso di solitudine e isolamento si fanno insostenibili, una donna vede comparire al suo capezzale il viso tanto noto quanto inaspettato della madre, che non incontra da anni. Per arrivare da lei è partita dalla minuscola cittadina rurale di Amgash, nell'Illinois, e con il primo aereo della sua vita ha attraversato le mille miglia che la separano da New York. Alla donna basta sentire quel vezzeggiativo antico, "ciao, Bestiolina", perché ogni tensione le si sciolga in petto. Non vuole altro che continuare ad ascoltare quella voce, timida ma inderogabile, e chiede alla madre di raccontare, una storia, qualunque storia. E lei, impettita sulla sedia rigida, senza mai dormire né allontanarsi, per cinque giorni racconta: della spocchiosa Kathie Nicely e della sfortunata cugina Harriet, della bella Mississippi Mary, povera come un sorcio in sagrestia. Un flusso di parole che placa e incanta, come una fiaba per bambini, come un pettegolezzo fra amiche. La donna è adulta ormai, ha un marito e due figlie sue. Ma fra quelle lenzuola, accudita da un medico dolente e gentile, accarezzata dalla voce della madre, può tornare a osservare il suo passato dalla prospettiva protetta di un letto d'ospedale. Lì la parola rassicura perché avvolge e nasconde. Ma è nel silenzio, nel fiume gelido del non detto, che scorre l'altra storia.