Recensione 'Il buio non consola' di Emma Healey - Mondadori


Titolo: Il buio non consola || Autore: Emma Healey || Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 25 giugno 2019 || Pagine: 358

Jen e Hugh Maddox sono appena sopravvissuti al peggior incubo di ogni genitore. Sollevati, ma ancora terrorizzati, siedono in ospedale al capezzale della figlia quindicenne, Lana, che è stata trovata insanguinata, ferita e disorientata dopo essere scomparsa nel nulla per quattro giorni durante una vacanza in campagna. Mentre Lana rimane muta, a letto, non volendo o potendo raccontare quello che le è successo, i media nazionali speculano selvaggiamente, e Jen e Hugh cercano di rispondere a molte domande. Dov'era Lana? Come si è ferita? Com'è sopravvissuta là fuori per tutti quei giorni? Anche quando torna a casa e alla routine scolastica, la ragazza fornisce sempre la stessa risposta frustrante: "Non mi ricordo". Jen, tuttavia, che per anni ha cercato di tenere a bada la depressione che affligge la figlia minore, temendo sempre il peggio, non può lasciar perdere e deve ascoltare il suo bisogno di scoprire la verità. Senza avvertire Hugh né la figlia maggiore Meg, che è incinta, parte per ripercorrere i passi di Lana, un viaggio che la porterà a una maggiore comprensione della figlia più giovane, della sua famiglia e di se stessa.


Di questa autrice avevo letto, quando ero ancora una blogger novella e ingenua, "Elizebeth è scomparsa". Mi era piaciuto? Per niente. L'unica cosa che avevo salvato era lo stile; ed è stato proprio questo il motivo per cui, quando ho scovato il suo nuovo romanzo tra le uscite di giugno, mi sono precipitata ad acquistarlo.
Ho pensato che uno stile che mi aveva colpita col romanzo d'esordio non poteva far altro che migliorare e che, magari, anche la storia mi avrebbe conquistata.
E, infatti, la sinossi (io voglio conoscere colui che le scrive, voglio davvero stringergli la mano e complimentarmi con questo genio che riesce a farci comprare roba che, se onestamente descritta, non prenderemmo mai in considerazione!)... dicevo, la sinossi ha tutti gli elementi per affascinare, conquistare e invogliare alla lettura.

La sinossi ha tutti gli elementi. Il romanzo no. Il romanzo ha tutti gli elementi per essere brutto, inutile, senza senso.

Durante le prime venti pagine mi sono trovata ad affrontare la paura più grande di ogni genitore: la scomparsa di un figlio. Jen e Hugh sono i genitori di Lana, una quindicenne da sempre preda di depressione, autolesionismo e manie suicide.
Mentre Jen e Lana sono in vacanza in campagna, la ragazza sparisce nel nulla e per quattro giorni non si avranno sue notizie. Quando verrà ritrovata, disidratata e con alcune ferite, Lana continuerà a ripetere di non ricordare nulla di ciò che le è accaduto nei quattro giorni precedenti.

Gli elementi per una storia forte e intensa c'erano tutti. E, come per la sinossi, c'erano solo gli elementi. Ciò che manca è tutto il resto: manca una trama, innanzitutto! Superate, appunto, le prime venti pagine, si avrà la sensazione di essere seduti ad un tavolo, avere davanti un grande puzzle, uno di quelli da 10 mila pezzi, di cui la metà sono parti di cielo.
Si avrà l'impressione di vagare alla ricerca dell'incastro perfetto, un incastro che, purtroppo, non arriverà mai.
Emma Healey, infatti, ha creato un romanzo fondato sul nulla. Sappiamo che Lana è scomparsa, ma, sino a qualche pagina dalla fine, non scopriremo cosa le sia accaduto. Tutto questo, però, invece di creare nel lettore quella sorta di attesa che dovrebbe essere naturale, non fa altro che accrescerne l'irritazione.
E il motivo per cui ci si irriterà così tanto è che l'autrice non ci racconterà assolutamente nulla: dovremo fronteggiare, per più di 350 pagine, una madre e una figlia che sono quanto di più insopportabile possa esistere tra le pagine di un libro.
La prima è una di quelle madri sottomesse alla figlia; la seconda non fa altro che approfittare dei suoi disagi adolescenziali per prevaricare chiunque le si pari davanti.

A fare da contraltare a queste due donne totalmente irrisolte, un padre che appare quasi come una macchietta fuori posto e Meg, la figlia maggiore, lesbica, incinta del suo migliore amico, che pare messa lì solo come riempitivo di pagine che, invece, avrebbero potuto tranquillamente rimanere vuote.

Arrivata a metà romanzo, mi sono chiesta cosa fosse questo libro? Un thriller? No. Un romanzo sul rapporto tra una madre e una figlia problematica? Nemmeno. La conclusione è che si tratta di un romanzo che gira a vuoto, quasi un cane che cerca di mordersi la coda.

La Healey, tra una divagazione e l'altra, su aneddoti e argomenti assolutamente inutili all'economia della storia, ha buttato dentro di tutto: la salute mentale, il fanatismo religioso, la maternità, l'orientamento sessuale... Ecco, questo romanzo è come una di quelle torte salate "svuota-frigo" che tutti, prima o poi, abbiamo preparato!

Mi sono trovata ad affrontare dialoghi di una banalità disarmante, mi sono chiesta se alcuni aneddoti, agli occhi dell'autrice, dovessero risultare esilaranti, perché io non ho riso... anzi, non sono neanche riuscita a sollevare le labbra in uno di quei sorrisi stirati che si fanno per educazione.

L'unica sensazione che ho provato durante la lettura di questo romanzo è stata la fretta: non vedevo l'ora di arrivare all'ultima pagina per poterlo chiudere e dimenticare per sempre.
E così come spero di dimenticare questo romanzo, spero altrettanto di non incontrare mai più questa autrice tra le uscite in libreria.

La Libridinosa

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4 commenti:

  1. La trama sembra davvero spettacolare... peccato! Però grazie! Hai fatto da cavia e anche molto bene, perché avrei comprato questo libro, molto probabilmente!

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  2. Peccato!! Sembrava una lettura bella e avvincente 😅

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