IL TRENO DEI BAMBINI || Viola Ardone || Einaudi || 24 settembre 2019 || 200 pagine
Ci sono libri indubbiamente belli; quei libri dei quali, se ti chiedessero un difetto, forse riusciresti a trovarne uno, ma di quei difetti blandi, quelli che non fanno certamente desistere dalla voglia di acquistare il libro stesso!
Il treno dei bambini rientra sicuramente in questa categoria e, infatti, le opinioni rintracciate sul web sono quasi sempre entusiaste!
Io, lo ammetto, ho sempre diffidato un po' di questo libro e l'unico motivo per cui mi sono decisa a leggerlo sono stati i pareri molto positivi di un paio di Sciallette.
Risultato? Avrei dovuto fidarmi del mio istinto. E non perchĆ© Il treno dei bambini sia un brutto libro, tutt'altro. Ma perchĆ© non ĆØ il libro adatto a me!
Questa ĆØ la storia di Amerigo e di tanti bambini come lui che, alla fine degli Anni Quaranta, salivano su treni che li avrebbero portati al Nord Italia, ospiti di famiglie in grado di sfamarli, vestirli e farli studiare.
Amerigo ĆØ di Napoli, dei quartieri Spagnoli, dove vive con la mamma Antonietta, perchĆ© il papĆ ĆØ andato in America per fare fortuna.
Mamma Antonietta ĆØ una di quelle mamme che non abbraccia e che non ride mai, una donna che pare di pietra, spezzata in due dalla fatica e dai sacrifici.
Amerigo a scuola non ci va, perchĆ© con le lettere non va d'accordo. Ć un bambino come tanti in una Napoli fatta di fame e di freddo e di scarpe che fanno sempre male ai piedi.
Quando Antonietta vede l'opportunitĆ di non far soffrire piĆ¹ il figlio, la coglie al volo e lo mette su quel treno che lo porterĆ lontano da lei.
Cosa ne sarĆ di Amerigo? Cosa lo aspetta? Queste sono le domande che si fanno lui e i suoi piccoli compagni di viaggio, alcuni destinati a non tornare mai piĆ¹ alla loro casa.
A sette anni Amerigo, che nella vita non ha mai avuto nulla, scoprirĆ cosa sono il calore di una casa, gli abbracci di una famiglia, dei vestiti nuovi solo per lui, un piatto in tavola ad ogni pasto.
Quanto puĆ² cambiare la mente di un bambino in tutto questo? Lo scopriremo andando avanti con la lettura.
Viola Ardone ha creato un romanzo che si legge velocemente, quasi in un soffio, ma che, personalmente, mi ha lasciata fredda.
Non sono riuscita ad affezionarmi ad Amerigo, cosƬ come non sono riuscita a sentir vibrare le corde emotive di questa storia.
La seconda parte mi ĆØ stata un po' piĆ¹ congeniale: un salto avanti di quasi cinquant'anni, scoprire cosa ne era stato di Amerigo, come era cambiato... ma nulla ĆØ valso a rendermi partecipe in toto di questo romanzo.
Il finale mi ĆØ parso quasi scontato, una chiusura del cerchio prevedibile, che rimette a posto tutti i tasselli, ma che non fa battere il cuore del lettore.
So che sarĆ² una voce assolutamente fuori dal coro per quanto concerne questo romanzo e, per la prima volta nella mia carriera di blogger, vi dico di prendere con le pinze le mie parole, perchĆ© sono perfettamente cosciente di quanto io e Amerigo non ci siamo presi, ma non per colpa di questo simpatico infante, quanto per la scrittura dell'autrice del romanzo che, dalla prima all'ultima pagina, mi ĆØ parsa fredda e impersonale, impedendomi di gustare appieno quella che avrebbe potuto essere una storia emozionante.
Io, invece, l'ho trovato bellissimo. Bellissima l'ambientazione, bellissimo il protagonista, bellissimi i comprimari e quella Napoli che ti sorprende sempre, nonostante le sue problematiche. Come ho scritto, Amerigo mi ha ricordato Momo e Frankie ed ho apprezzato la capacitĆ della scrittrice di farmi pensare e vedere come un bambino.
RispondiEliminaDel resto, la letteratura parla ad ognuno in maniera diversa.
Se le interessa un ulteriore approfondimento: https://giorinaldi.wordpress.com/2020/05/29/alle-fonti-nascoste-del-romanzo-il-treno-dei-bambini-parte-terza/
RispondiEliminaConcordo… anche per me non ĆØ scattata la scintilla! Ho trovato una miriade di commenti entusiastici, ma come per L’amica geniale non riesco a condividerli
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