LE API D'INVERNO || Norbert Scheuer || Neri Pozza || 21 gennaio 2020 || 257 pagine
Germania, 1944. Egidius Arimond vive in una cittadina di minatori sulle sponde del fiume Urft, una regione con una vegetazione lussureggiante che le api sembrano amare molto, poiché ci vivono da milioni di anni. Ex insegnante, Egidius si guadagna da vivere come i suoi antenati prima di lui: alleva api e vende i prodotti del miele – candele di cera, vino e liquori – ai piccoli negozi della zona o nei mercati. Ogni mattina si alza alle cinque, beve un caffè d’orzo e poi si dedica alle arnie. Nel pomeriggio scende in città e si reca in biblioteca, dove controlla se è stato lasciato qualche messaggio per lui. Un’esistenza in apparenza monotona, segnata da rigide abitudini. In realtà, un’esistenza esposta al più grave dei pericoli. Egidius Arimond ha, infatti, un’attività segreta che, se scoperta, nella Germania del 1944, potrebbe costargli la vita: costruisce cassette cinte da arnie con colonie d’api particolarmente aggressive e, con quelle, organizza il trasporto di fuggitivi ebrei al confine con il Belgio. Per questo ritira ogni giorno in biblioteca comunicazioni in codice, infilate in volumi rilegati in cuoio che nessuno, per sua fortuna, si prende mai la briga di sfogliare. Non è soltanto per immacolata virtù che Egidius svolge la sua rischiosa attività: per ogni ebreo trasportato oltreconfine prende duecento marchi, che gli servono per comprare i farmaci antiepilettici di cui ha bisogno. Da quando c’è la guerra i farmaci sono molto difficili da reperire, soprattutto per uno come lui, un infermo e, perciò, un uomo considerato privo di valore, un inutile parassita nella follia che travolge la sua Nazione in guerra.
Non sono solita fare letture a tema e, soprattutto quando si tratta di Shoah, il mio io di lettrice diventa ancora più selettivo e attento.
Ho letto molti libri su questo argomento, soprattutto qualche anno fa, quando pareva che tutte le Case Editrici fossero stata sommerse da diari improvvisamente ritrovati in polverose soffitte.
Forse è stato anche questo a spingermi a fare un passo indietro e centellinare questo genere di romanzi.
Le api d'inverno mi ha colpito, al di là della sua splendida copertina, perché paventava una storia diversa, quella di un uomo, di un tedesco, disposto ad aiutare gli ebrei nella loro fuga verso la salvezza. Paventava, appunto.
Questo romanzo è scritto sotto forma di diario e ci racconta la storia di Egiudius Arimond, un apicoltore che vive sul confine tra Germania e Belgio.
Siamo nel 1944, Egidius non fa parte dell'esercito tedesco a causa dell'epilessia che lo affligge sin dall'infanzia, ma grazie alla fama di cui gode il fratello, pilota dell'aviazione tedesca, Egidius viene trattato con un certo riguardo.
Norbert Scheuer ha creato un romanzo che, per quanto lineare e di facile lettura, si rivela piatto, noioso e assolutamente "fuori tema".
Egidius non è un uomo altruista, tutt'altro! L'unico motivo per cui aiuta gli ebrei a fuggire, è la necessità di soldi per acquistare il farmaco anti-epilessia che gli è necessario per tenere a bada le crisi.
E se questa, all'inizio, può apparire come una giustificazione, impiega poco tempo il lettore per rendersi conto che Egidius non è assolvibile in alcun modo.
Non lo è per il modo in cui tratta gli ebrei, quasi fossero pacchi di cui liberarsi il prima possibile; non lo è per l'atteggiamento che ha verso le donne del villaggio, donne i cui mariti sono in guerra e che lui provvede a "consolare", passando di fiore in fiore, proprio come le api che cura e con i cui racconti e descrizioni ci ammorba dalla prima all'ultima pagina di questo romanzo.
Arriva un momento, durante la lettura di questa storia, in cui il protagonista ci appare come un mostro egoista ed egocentrico e l'unica cosa che salva il libro da un lancio fuori dalla finestra è quel senso di sonnolenza causato dall'incessante e ripetitivo e dettagliato e morboso e noioso racconto della vita delle api, che Egidius ci propina attraverso il suo diario.
A intervallare questo dettagliatissimo corso di apicoltura, abbiamo la traduzione dei testi del suo antenato, Ambrosius.
A cosa servono questi stralci nel computo del romanzo? Assolutamente a nulla!
Le api d'inverno non è altro che il racconto di un uomo egoista, che nulla ha a che vedere con la deportazione degli ebrei, se non per il periodo storico in cui si svolgono le vicende narrate. Periodo storico che, per altro, viene poco approfondito dall'autore: anche la guerra, i bombardamenti, le atrocità di quel periodo, ruotano attorno alla vita delle api e alle loro reazioni.
La storia, piatta e monocorde, incentrata quasi totalmente sulla vita delle api, non lascia nulla al lettore, che si trascina stancamente da una pagina all'altra, giungendo alla fine del romanzo con una sorta di frustrazione e rabbia a fargli da compagne.
Concordo. Il libro e' irritante, i personaggi sono appena accennato. Le figure femminili risultano marionette nelle mani del protagonista narratore.
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