IL BALLO DELLE PAZZE || Victoria Mas || Edizioni e/o || 10 febbraio 2020 || 189 pagine
Parigi, 1885. A fine Ottocento l'ospedale della SalpĆŖtriĆØre ĆØ nĆ© piĆ¹ nĆ© meno che un manicomio femminile. Certo, le internate non sono piĆ¹ tenute in catene come nel Seicento, vengono chiamate "isteriche" e curate con l'ipnosi dall'illustre dottor Charcot, ma sono comunque strettamente sorvegliate, tagliate fuori da ogni contatto con l'esterno e sottoposte a esperimenti azzardati e impietosi. Alla SalpĆŖtriĆØre si entra e non si esce. In realtĆ buona parte delle cosiddette alienate sono donne scomode, rifiutate, che le loro famiglie abbandonano in ospedale per sbarazzarsene. Alla SalpĆŖtriĆØre si incontrano: Louise, adolescente figlia del popolo, finita lƬ in seguito a terribili vicissitudini che hanno sconvolto la sua giovane vita; EugĆ©nie, signorina di buona famiglia allontanata dai suoi perchĆ© troppo bizzarra e anticonformista; GeneviĆØve, la capoinfermiera rigida e severa, convinta della superioritĆ della scienza su tutto. E poi c'ĆØ ThĆ©rĆØse, la decana delle internate, molto piĆ¹ saggia che pazza, una specie di madre per le piĆ¹ giovani. BenchĆ© molto diverse, tutte hanno chiara una cosa: la loro sorte ĆØ stata decisa dagli uomini, dallo strapotere che gli uomini hanno sulle donne. A sconvolgere e trasformare la loro vita sarĆ il "ballo delle pazze", ossia il ballo mascherato che si tiene ogni anno alla SalpĆŖtriĆØre e a cui viene invitata la crĆØme di Parigi. In quell'occasione, mascherarsi farĆ cadere le maschere...
La SalpĆŖtriĆØre ĆØ un deposito per tutte quelle che disturbano l'ordine costituito, un manicomio per tutte quelle la cui sensibilitĆ non corrisponde alle aspettative, una prigione per donne colpevoli di avere un'opinione.
Ancora oggi il ruolo della donna nella societĆ ĆØ sinonimo di lotta: lotta per i propri diritti, per il riconoscimento delle proprie capacitĆ , per la libertĆ .
Anche nelle societĆ piĆ¹ civilizzate, la donna rimane spesso un passo indietro rispetto all'uomo. Deve essere moglie, madre e lavoratrice e non le ĆØ concessa stanchezza alcuna.
Ć la figura piĆ¹ soggetta a critiche, qualunque siano le sue scelte: perchĆ© lavori invece di stare a casa a curare i tuoi figli? PerchĆ© stai a casa e ti fai mantenere? PerchĆ© non fai un figlio? PerchĆ© non ti sposi? PerchĆ© ti vesti in quel modo?
La paritĆ , inutile illuderci, ĆØ un traguardo ancora ben lontano dall'essere raggiunto.
E, per assurdo, possiamo ritenerci fortunate, perchĆ© viviamo in una societĆ in cui non ci viene imposto un matrimonio, in cui non ci viene fatto indossare un velo, in cui essere stuprate non ci farĆ internare in manicomio.
Internate, le chiamano. Isteriche. Pazze. Ć cosƬ che la societĆ le definisce. Dietro ognuna di loro si nasconde un dolore profondo, una perdita, un abuso.
Ma quante di quelle donne sono lƬ perchĆ© pazze davvero? Ce lo racconta Victoria Mas, che con questo esordio breve e intenso ci fa riflettere sul ruolo della donna e sulla sua fragilitĆ , ma, soprattutto, sul suo essere in balƬa delle scelte degli uomini.
SarĆ cosƬ che conosceremo la giovane EugĆ©nie, una ragazza di buona famiglia; una ragazza dal carattere forte, assolutamente inadatta a piegarsi al volere del padre e a tacere davanti alle convenzioni e agli obblighi che la societĆ dell'epoca le impone.
Ć troppo bizzarra, EugĆ©nie, perchĆ© il padre possa tenerla in casa e sarĆ questo il motivo che la porterĆ a essere rinchiusa tra le mura della SalpĆŖtriĆ©re.
Mura che vedono al loro servizio il famoso Dottor Charcot, ma, soprattutto, la rigidissima infermiera GeneviĆØve, una donna che ha riposto nella soliditĆ della scienza tutta la sua vita.
SarĆ proprio l'incontro con EugĆ©nie a cambiare completamente la sua visione delle cose, ma anche la sua intera esistenza.
Mas ci introduce nelle camere della SalpĆŖtriere cosƬ come nella mente e nei pensieri di alcune delle ospiti.
Ci racconta, senza filtri, le loro storie, non facendo mai leva sulla pena, ma puntando lo sguardo sull'ingiustizia, su come l'essere donna fosse spesso sinonimo di "essere inferiore".
Donne che volevano semplicemente vivere la loro vita, che hanno "osato" essere belle, piacere a qualcuno, dire no, sono state chiuse tra le mura di un manicomio, dimenticate per sempre, quasi non fossero mai esistite.
Un romanzo che scorre veloce come le acque della Senna e che ci traghetta verso un finale al cardiopalma, scioccante quanto doloroso, dolce quanto commovente.
PerchĆ©, forse, l'unica cosa sulla quale possiamo ancora contare, ĆØ la mano amica di un'altra donna come noi.
Ringrazio la Casa Editrice per avermi fornito una copia del romanzo
Grazie. Sempre splendide recensioni.
RispondiEliminaLa delicatezza e l'educazione che usiamo sui blog a paragone coi nostri messaggi whatsapp, fanno di noi due bipolari da ricovero!
Eliminaš¤š¤š¤š¤
Eliminaun libro intenso scritto senza orpelli. Apprezzato molto per esperienza personale. (Giannina-go-)
RispondiEliminaFinalmente una recensione scritta bene. Grazie per averla scritta e condivisa. ChissĆ , un giorno ritorneremo ai blog con piĆ¹ forza e si ritornerĆ a commentare con la creanza
RispondiEliminaConcordo! il romanzo scorre veloce senza orpelli e ci porta a Parigi alla fine dell'800 quando una donna che in qualche modo infastidiva l'ordine prestabilito dal capofamiglia veniva scacciata come una mosca, nello specifico internata in un manicomio da cui non si usciva piĆ¹. I tempi sono cambiati e una bacchetta magica non puĆ² piĆ¹ farci sparire, ma farcela trovare lunga o farci sentire colpevoli e giudicate di continuo SI'
RispondiEliminadevo ancora comprare questo libro,e appunto per questo volevo leggere qualche recensione ed ĆØ stata la cosa migliore che potessi fare,ho grandi aspettative da questo libro
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