I social non stanno rovinando la lettura: stanno smascherando i lettori
C'è questa frase che gira da anni, come un mantra da circolo letterario con sedie scomode e aria fritta: "Eh, ma i social hanno rovinato la lettura."
No.
I social non hanno rovinato un bel niente.
Hanno semplicemente acceso la luce.
E quando accendi la luce, vedi cose che prima erano lì uguali, solo più educate.
La superficialità non è nata col BookTok
Era già lì. Solo senza hashtag.
I libri-merce esistevano anche prima.
I lettori che leggevano "perché sì", "perché lo leggono tutti", "perché fa colto" esistevano anche prima.
Solo che nessuno li filmava mentre piazzavano ventidue segnapagina coordinati per evidenziare frasi tipo:
Il curling è uno sport pericoloso
E sticazzi!
Il BookTok non ha inventato la lettura superficiale.
L'ha resa visibile, seriale, ripetibile.
E soprattutto monocorde.
Tutti leggono la stessa roba. E no, non è un caso.
Apri BookTok e vedi:
- gli stessi libri
- le stesse reazioni
- le stesse lacrime
- le stesse copertine tenute in mano come ostie consacrate
Romanzi diversi, dicono.
Esperienze uniche, promettono.
Poi leggi le recensioni e potrebbero andare bene per nove libri su dieci.
"Ti distrugge". "Ti entra dentro". "Non sarai mai più la stessa".
Mai un personaggio. Mai una scelta narrativa. Mai una domanda vera.
Solo hype.
E, guarda caso, quasi sempre romance di bassa lega spinti in massa, finché non arriva il prossimo.
Bookstagram: dalla lettura alla vetrina
Il Bookstagram, invece, ha scelto un'altra strada: non tanto leggere, quanto mostrare di leggere bene.
Spacchettamenti. Collaborazioni. Copertine perfette.
Recensioni fotocopia, tutte educate, tutte entusiaste, tutte uguali.
Non è cattiveria, eh.
È appiattimento.
Quando tutti devono piacere a tutti, i libri diventano accessori.
E la lettura smette di essere un atto critico per diventare una performance.
Il punto scomodo (quello che fa male)
Sì: i social hanno abbassato il livello medio della lettura.
Non perché leggiamo meno. Ma perché leggiamo tutti la stessa cosa, allo stesso modo, per gli stessi motivi.
Non per capire.
Non per sentire.
Ma per esserci.
Se leggi solo l'ultimo libro uscito, se leggi solo ciò che "funziona", se leggi solo quello che sai già che piacerà... non stai scegliendo.
Stai eseguendo.
E la lettrice vera?
La lettrice vera non è morta.
È solo silenziosa.
Legge fuori dai trend. Abbandona libri senza scusarsi.
Non sente il bisogno di spiegare perché un romanzo non le abbia detto nulla.
Non evidenzia frasi a caso per moda. Non piange a comando.
Non sente il dovere di amare ciò che amano tutti.
E soprattutto, non confonde quantità con profondità.
Allora no: i social non sono il problema
Il problema è pensare che leggere significhi mostrare, replicare, uniformarsi.
I social non hanno rovinato la lettura. Hanno tolto il trucco.
E adesso la domanda finale, quella che resta addosso: stiamo leggendo perché i libri contano o perché vogliamo essere visti mentre li teniamo in mano?
A te la risposta.
Io, intanto, continuo a leggere come se nessuno mi stesse guardando.
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