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7 luglio 2016

Recensione 'Piccole sorprese sulla strada delle felicità' di Monica Wood - Sperling & Kupfer


«Per un attimo sentì di non essere ancora nata, come se la sua lunga vita fosse stata solo una prova prima dello spettacolo vero e il sipario stesse per alzarsi.»
La signorina Ona Vitkus ha vissuto una vita riservata e ineccepibile, i suoi segreti – e le sue pene – celati con cura a occhi indiscreti. 
Questo finché non arriva lui, il bambino insolito con la passione per i Guinness dei primati. 
Lei ha 104 anni, lui soltanto 11. 
Da bravo boy scout, dovrebbe semplicemente aiutarla nei lavori di casa ogni sabato, ma con la sua curiosità e il suo entusiasmo contagioso infrange pian piano la scorza diffidente e un po' burbera di Ona, riuscendo a farla parlare di sé, a cominciare da quelle lontane origini lituane, e persino a coinvolgerla in un progetto singolare: farle vincere il record di «Automobilista patentata più anziana».
Ona, che nel suo secondo secolo di vita credeva di avere ormai chiuso con l'amicizia, è conquistata da quel ragazzino con l'aria fragile e buffa che la fa sentire speciale. 
Ed è profondamente delusa quando quei sabati fatti di faccende domestiche, racconti e lezioni di guida s'interrompono di colpo. Passa un sabato, poi un altro: del bambino, nessuna traccia.
Fino a quando si presenta a casa sua uno sconosciuto, un uomo di nome Quinn. 
È il padre del ragazzino ed è lì per completare quello che suo figlio aveva iniziato prima di essere strappato alla vita troppo presto.
Da quel momento, Ona si ritroverà alle prese con i sensi di colpa di un padre, con il dolore di una famiglia spezzata, con un inatteso viaggio on the road che diventa un viaggio dell'anima. 
Perché quella vita che le ha riservato più schiaffi che carezze ha ancora qualcosa di bello da regalarle.
E, soprattutto, perché lei ha ancora tanto da offrire a chi ha smesso di sperare nella magia inattesa del destino.

Autore: Monica Wood
Titolo originale: The one-in-a-million boy
Traduzione a cura di: Federica e Stefania Merani
Editore: Sperling & Kupfer
Data di pubblicazione: 7 giugno 2016
Pagine: 359

Trama: 3  Personaggi: 2  Stile: 3  Copertina: 5 




Ho visto il cartonato di questo romanzo durante il Salone del Libro di Torino e, in compagnia di Chiara e Baba, sono rimasta a fissarlo ammaliata.
Complice il mio compleanno, mio figlio, che è uno che va molto a pelle copertine, me lo ha regalato.

Così, un paio di giorni fa l'ho preso in mano, ho tolto la sovracopertina e ho iniziato a leggerlo. E mi sono ritrovata ad avere a che fare con un undicenne morto. Non fate quella faccia, non è spoiler: questa cosa la scoprirete dopo meno di 5 pagine.
Ho cercato di entrare nello spirito di questa storia, in quella presunta delicatezza che l'autrice cerca di trasmetterci per 350 e più pagine. Ma non ci sono riuscita. Spiacente.

Ona Viktus è un'immigrata lituana di 104 che si ritroverà ad avere a che fare con un boy-scout undicenne con la strana passione del Guinness dei Primati.
E sarà proprio questo il filo che li legherà e che ci condurrà per mano all'interno della storia. 
Purtroppo, per quanto mi riguarda, sarà anche ciò che ha reso la lettura lenta e, a tratti, noiosa e ripetitiva.
Il continuo sciorinamento di record, i tentativi per far sì che Ona possa rientravi, le liste (sì, le liste. Io le amo, ma in questo contesto sono di una noia quasi mortale), tutte le piccole psicosi di un undicenne particolare, hanno appesantito la mia lettura.

Mi sono ritrovata davanti a dei personaggi alquanto piatti: una centoquattrenne senza alcuna caratteristica che la facesse risultare particolarmente amabile o, viceversa, antipatica al punto di risultare quasi simpatica.
Un ragazzino che, come detto, sin dalle prime pagine, è solo un'entità.
E poi ci sono i genitori. Un padre che è stato assente per due terzi della vita del figlio, che non è mai riuscito ad amarlo in pieno e che, adesso che non lui non c'è più, sembra quasi voler espiare le sue colpe portando a termine i compiti iniziati dal figlio e, cosa ancora peggiore, pare voler pagare per il fatto di non essere mai riuscito a comprendere quel ragazzino così strano.

Paradossalmente, le parti migliori del libro sono proprio quelle in cui il ragazzino non è protagonista, perché rendono la storia appena più scorrevole

Mi ha anche infastidita la solita storia del viaggio. Pare proprio che, negli ultimi anni, quando c'è un anziano protagonista, lo scrittore di turno non si senta abbastanza realizzato se non butta lì, in mezzo alla storia, un viaggio.

Insomma, il classico libro la cui copertina vale più della storia in sé.


5 luglio 2016

Recensione (a due tastiere) 'Stanza, letto, armadio, specchio' di Emma Donoghue - Mondadori

Jack ha cinque anni e la Stanza è l'unico mondo che conosce. È in quel luogo chiuso all'esterno che è nato e cresciuto, è lì che vive con Ma', senza esserne mai uscito. I suoi compagni sono gli oggetti contenuti nella Stanza, si chiamano Letto, Specchio, Piumone, Labirinto. Di notte a volte Ma' lo chiude dentro Armadio e spera che lui dorma quando Old Nick viene a farle visita. La Stanza è la casa di Jack, per Ma' è la prigione dove Old Nick la tiene rinchiusa da sette anni. Grazie al suo amore e alla sua determinazione, Ma' ha creato per Jack una straordinaria possibilità di vita, gli ha costruito intorno un mondo forse migliore del nostro. Però Ma' sa che non potrà mai essere abbastanza, né per lei né per Jack. E così escogita un piano per fuggire. Non sa quanto sarà difficile il passaggio da quell'universo chiuso al mondo là fuori…

Autore: Emma Donoghue
Titolo originale: Room
Traduzione a cura di: Chiara Spallino Rocca
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 1 novembre 2010
Pagine: 341

Trama: 3  Personaggi: 2  Stile: 3  Copertina: 3 






*in viola le parti scritte da Stefania, che si è prestata alla tortura di leggere un libro contemporaneamente a me e di scrivere una recensione di coppia. Vi giuro che è ancora viva!

Ho questo libro sul mio Kobo da tempo immemore. Eppure non mi sono mai decisa a leggerlo, quasi spaventata da una sinossi che mi prospettava una storia decisamente forte, dura da affrontare, qualcosa che, nel mio immaginario, mi avrebbe spezzato il cuore.

A chi? Per spezzare il cuore a te, manco Ercole...

Ho anche visto il trailer del film e il conseguente riaffacciarsi del libro, con la solita (orrenda) copertina che riproduce la locandina; eppure io continuavo a starne lontana nonostante le decine di recensioni positive che fioccavano on-line.

Fioccavano, come i cornflakes che mangia Jake: 100, precisi!

Finché, qualche settimana fa, la Bacci mi ha detto che aveva intenzione di leggerlo. E io mi sono detta: “Perché no? Magari leggendolo assieme a lei (che fa la cretina!) l’atmosfera sarà più leggera!”. 

E la cretina ha detto “Una lettura condivisa nientepopodimeno che con la vippa Libridinosa?” E chi si faceva sfuggire un’occasione così succosa!

Così, d’accordo, abbiamo deciso di leggerlo contemporaneamente, di confrontarci durante la lettura e di scrivere un post a quattro mani (o due tastiere, come preferite!).

E un neurone e mezzo (sì, il mezzo è il mio).

La storia ci viene raccontata da Jack, 5 anni, recluso dalla nascita in una stanza di 11 mq assieme alla madre.
Ma’ (così la chiama lui) aveva 19 anni quando è stata rapita e reclusa nella Stanza. Noi li troviamo lì, dove ogni oggetto ha un nome, dove bisogna inventarsi dei giochi, dove il mondo non è mai entrato se non attraverso lo schermo della tv.
Jack non sa che fuori c’è la vita, ci sono le persone, i giochi, la scuola, il sole, il mare. Jack ha il suo piccolo universo che è fatto da Ma’, Letto, Porta, Dondolo, Tavolo…

E Jack ha i suoi rituali, sempre uguali, giorno dopo giorno, perchè gli danno sicurezza e in certi momenti gli danno la possibilità di estraniarsi da quello che succede dentro Stanza. Come quando arriva Old Nick, la sera, e fa cigolare le molle di Letto, allora Jack conta i suoi denti, che sono venti, non uno di più e non uno di meno e quando ne conta diciannove è quasi sollevato perchè può ricominciare a contarli.

Ecco, tutto ciò, raccontato dalla voce di un bambino, avrebbe dovuto intenerirmi, straziarmi, commuovermi. Io, invece, ho trovato tutta la prima parte del libro assolutamente pesante, ripetitiva, noiosa. Credo sia ovvio pensare che l’autrice abbia voluto rendere tutto così reiterato per trasmettere al lettore le sensazioni che Ma’ e Jack provavano: quella quotidianità fatta sempre degli stessi gesti, circondati sempre dagli stessi oggetti, giornate con orari stabiliti per ogni cosa.
Io, purtroppo, non sono riuscita ad empatizzare con lo stile di Emma Donoghue e con i personaggi e questo modo di descrivere le loro giornate mi è risultato assai pesante, a volte fastidioso, tanto che spesso ho avuto voglia di mollare lì il libro e passare ad altro.
Ho proseguito, invece, sperando che la storia avesse una svolta. E la svolta c’è stata. Ma ha portato tutto ad una forzatura della narrazione a tratti eccessiva.
Ma’ e Jack rimangono, per me, due personaggi assolutamente estranei, con i quali non sono riuscita a creare alcun legame. 
La storia in sé è forte, ma non al punto tale da farmi battere il cuore.
Insomma, per quanto mi riguarda, un libro di cui potevo tranquillamente fare a meno.

Io invece ho empatizzato molto con JackerJack, l’eroe di Ma’, quel bimbo che con la sua nascita ha salvato questa ragazza permettendole di non impazzire avendo come priorità la sua crescita, il suo benessere e le sue necessità. 

Di non impazzire? Io se mi ritrovassi chiusa in una stanza di 11 mq e per di più con un infante, sai che fine farei?

Ho trattenuto il fiato durante la fase della liberazione, quando Mister Cinque (Jack) aveva sulle sue piccole spalle tutta la responsabilità della riuscita del loro piano di fuga, dalla quale dipendeva la loro vita, sia in senso metaforico che fisico.
Ho anche pianto (togliti quella smorfia dalla faccia: sì, ho pianto TU.HAI.PIANTO? *libridinosa sconvolta*) quando il loro piano stava per fallire.
Mentre ho trovato un po’ tirata la seconda parte del libro, il racconto del loro ritorno nel Fuori, nella vita vera, odiando a più riprese la figura della nonna. 

La nonna deve schiattare soffrendo!

Proprio in virtù di questo calo nella seconda parte il mio voto è un quattro pieno.

E se non calava quanto gli davi?

Beh, almeno un quattro e mezzo!
Chissà quali meccanismi scattano dentro di noi quando leggiamo un libro, per cui la stessa storia ci tocca in modi diversi. In questo caso per me l’empatia con un cinquenne potrebbe (e sottolineo il condizionale) dipendere dalla mia grande maturità… 

Vecchiaia, Bacci, si chiama vecchiaia! E comunque, tutta questa empatia deriva dal fatto che sei immobilizzata a casa e dipendi da tua figlia, che non ha 5 anni, ma è pur sempre una ragazzina!!

Lascio a te le conclusioni, ringraziandoti per la bella opportunità che mi hai dato. 

Ah io devo concludere? Una cosa completa potevi pure farla!

Vabbè, diciamo che la Bacci stavolta ha ragione: ci sono tanti motivi per cui la stessa lettura può soddisfare una persona e far storcere il muso ad un’altra.
Io, ormai è risaputo, con i bambini ho poco feeling. Diciamo che mi piacciono quando sono molto molto piccoli, ma appena proferiscono parola è meglio che mi stiano a distanza. Inizio a prenderli nuovamente in considerazione quando superano i 10 anni e ci si può parlare come se fossero pseudo-adulti. Quindi forse è proprio per questo che ho fatto fatica ad empatizzare con Jack (non che sua madre mi abbia fatto impazzire, eh!).


5 giugno 2016

Recensione 'Fragole selvatiche' di Angela Thirkell - Astoria Edizioni

Lady Emily Leslie regna su Rushwater House generando continua confusione e subbuglio. Non c’è evento pianificato che lady Emily non possa sconvolgere all’ultimo momento. Il marito, quando tutto diventa troppo, se ne va in viaggio nelle capitali del Nord Europa. Anche il marito della figlia Agnes, placida e un po’ ottusa, tende a sparire spesso, ma la famiglia, comunque numerosa, non si abbatte mai. Mary, nipote di Agnes, arriva ospite per l’estate e s’innamora del bel David, donnaiolo. 
Lady Emily e Agnes pensano però che un diver­so marito sarebbe più adatto e tramano per­ché questo avvenga durante la festa d’estate a Rushwater House. 
Battute fulminanti, personaggi che ci entusiasmano per la loro vitalità, una deliziosa commedia romantica. 
Un libro di evasione divertente, che restituisce con autoironia grandiosa un’epoca scomparsa, che continua ad attrarre la curiosità dei contemporanei.


Autore: Angela Thirkell
Titolo originale: Wild strawberries
Traduzione a cura di: Marina Morpurgo
Editore: Astoria
Data di pubblicazione: 15 ottobre 2014
Pagine: 230

TRAMA: 3  PERSONAGGI: 2  STILE: 3  COPERTINA: 4 



Ci ho messo un po' per riuscire a scrivere questa recensione. E il motivo è che questo è uno di quei libri che, probabilmente, non sono riuscita a capire come si deve.

Questa storia è stata scritta negli anni Venti ed è in quegli anni che è ambientata. Ci troviamo nella campagna inglese e, come usava a quell'epoca, in una delle tante case che popolavano questi spazi infiniti, alloggia la famiglia Leslie, che apre le porte di casa propria ad ospiti e parenti vari.

Il problema che mi ha afflitta maggiormente, durante la lettura di questo romanzo, è che mi sono ritrovata catapultata tra le pareti di Rushwater House, circondata da gente che entrava e usciva, da camerieri e tate e maggiordomi e governanti che giravano indisturbati nelle stanze della villa; ma non sono mai riuscita a venire a capo di quelli che sono i personaggi principali, del legame che legava gli uni agli altri e, soprattutto, quale fosse il filo conduttore della storia più in generale.

Insomma, la sensazione che ho avuto è stata quella di aver guardato un episodio di una serie televisiva di cui, però, mi ero persa le prime dieci puntate.
Mi sono sentita spiazzata e, forse, questo è dovuto al fatto che, tendenzialmente, questo tipo di narrativa, questo tipo di storie, quelle fini a se stesse, non mi sono consoni.

Sicuramente l'autrice, rapportata alla sua epoca, ha una scrittura fluida e, a tratti, ilare, che non mancherà di deludere tutte le appassionate di romanzi ambientati e scritti nei primi anni del Novecento.


15 maggio 2016

Recensione 'Non ti dirò mai addio' di Jessica Brockmole - Nord

Quando Clare arriva in Francia, la prima cosa che pensa è che i colori siano tutti sbagliati. Non c'è traccia del rassicurante grigio della sua Scozia, ed è come se lei fosse stata catapultata in un mondo estraneo, troppo brillante. L'unico colore che fin da subito la fa sentire a casa è il castano profondo degli occhi di Luc, il figlio degli amici di famiglia presso cui Clare è ospite. Grazie alla passione comune per l'arte e la pittura, durante una magica, intensa estate, tra Luc e Clare s'instaura un rapporto di tenera amicizia; giorno dopo giorno, Luc tinge la vita di Clare di una sfumatura nuova e vivace, mentre Clare tratteggia i contorni di un'emozione che Luc non aveva mai provato prima. Ancora non lo sanno, ma quella sarà l'ultima estate spensierata della loro giovinezza. Ben presto, infatti, sull'Europa calerà l'ombra oscura della guerra, che porterà Luc a combattere in trincea e richiamerà Clare in Scozia. Ma non importa quanti anni dovranno passare e quante difficoltà dovranno superare: Luc e Clare non smetteranno mai d'inseguire il sogno di poter tornare a dipingere insieme il loro futuro. Perché nemmeno un conflitto epocale può separare ciò che l'amore ha unito…

AUTORE: Jessica Brockmole
TITOLO ORIGINALE:
TRADUZIONE A CURA DI:
EDITORE: Nord
DATA DI PUBBLICAZIONE: 17 marzo 2016
PAGINE: 370

 TRAMA: 2  PERSONAGGI: 2  STILE: 4  COPERTINA: 3 


26 aprile 2016

Recensione 'I frutti del vento' di Tracy Chevalier - Neri Pozzi

Nella prima metà del XIX secolo James e Sadie Goodenough giungono nella Palude Nera dell'Ohio dopo aver abbandonato la fattoria dei Goodenough nel Connecticut. Il padre di James, un vecchio scorbutico cui Sadie non è mai andata a genio, ha parlato chiaro un giorno: meglio che il suo secondogenito, era sua giovane e troppo prolifica consorte, andassero a cercare  fortuna altrove, all'ovest, magari, dove la terra abbonda.
La Palude Nera è una landa desolata: l'acqua puzza di marcio, il fango scuro si appiccica alla pelle e ai vestiti e la malaria d'estate si porta via sempre qualcuno. Anziché spingersi nella prateria dove la terra è buona e solida sotto i piedi, James Goodenough decide però di costruire la sua casa di legno proprio nella Palude Nera, in riva al fiume Portage.
La legge dell'Ohio prevede che un colono possa fare sua la terra se riesce a piantarvi un frutteto di almeno cinquanta alberi. Una sfida irresistibile per James Goodenough che ama gli alberi più di ogni altra cosa, poiché gli alberi durano e tutte le altre creature invece attraversano il mondo e se ne vanno in fretta. In quella perciò, dove gli acquitrini si alternano alla selva più fitta, James pianta e cura poi con dedizione i suoi meli: un magnifico frutteto di cinque file di alberi col piccolo vivaio in disparte. Un frutteto che diventa la sua ossessione; la prova, ai suoi occhi, che la natura selvaggia della terra, con il suo groviglio di boschi e pantani, si può domare.
La malaria si porta via cinque dei dieci figli dei Goodenough, ma James non piange, scava la fossa e li seppellisce. Si fa invece cupo e silenzioso quando deve buttare giù un albero.
La moglie, Sadie, beve troppa acquavite e diventa troppo ciarliera quando John Chapman, l'uomo che procura i semi delle piante alle fattorie lungo il Portage, si ferma a cena. In quelle occasioni, James la vede con altri occhi: scorge il turgore dei seni sotto il vestito azzurro, i fianchi rotondi e sodi nonostante i dieci figli. Ma poi non se ne cura.
Finché, un giorno, la natura selvaggia non della terra, ma di Sadie esplode e segna irrimediabilmente il destino dei Goodenough nella Palude Nera, in primo luogo quello di Robert, il figlio dagli occhi d'ambra quieti e intelligenti, e della dolce e irresoluta Martha.
Romanzo che si iscrive nella tradizione della grande narrativa americana di frontiera, I frutti del vento è un'opera in ci Tracy Chevalier penetra nel cuore arido, selvaggio e inaccessibile della natura e degli uomini, là dove crescono i frutti più ambiti e più dolci che sia dato cogliere.

AUTORE: Tracy Chevalier
TITOLO ORIGINALE: At the edge of the orchard
TRADUZIONE A CURA DI: Massimo Ortelio
EDITORE: Neri Pozza
DATA DI PUBBLICAZIONE: 28 gennaio 2016
PAGINE: 249

TRAMA: 2  PERSONAGGI: 2  STILE: 3  COPERTINA: 5

2 marzo 2016

Recensione 'La felicità è una pagina bianca' di Elizabeth Egan - Editrice Nord

SINOSSI

Quando qualcosa non va, Alice Pearse si rifugia nella lettura. È sempre stato così; fin dalla più tenera infanzia, per Alice i libri sono isole felici dove potersi rilassare, mondi in cui perdersi, tesori da amare. E, adesso che si è ritrovata di colpo con un marito disoccupato, tre bambini da mantenere e un mutuo da pagare, i libri sono diventati letteralmente la sua ancora di salvezza: è infatti grazie alla sua fama di book blogger che le viene offerto un impiego da Scroll, una promettente start up che sta per inaugurare una catena di «sale di lettura», ovvero raffinati caffè dove sprofondare in comode poltrone, consultare uno sterminato catalogo di e-book e leggere. Nonostante le feroci proteste della sua migliore amica, proprietaria della libreria del quartiere, Alice accetta, tuttavia non le ci vuole molto per rendersi conto che gestire la famiglia con un lavoro a tempo pieno è molto più difficile di quanto non si aspettasse e che, dietro l’apparenza meravigliosa, Scroll nasconde un incubo. Eppure Alice non si scoraggia: in fondo, a volte, per trovare la felicità basta girare pagina. 
Intelligente e attuale, divertente e profondo, questo romanzo racconta con delicata ironia le difficoltà di una donna costretta a dividersi tra famiglia e carriera, sentendosi troppo spesso inadeguata. Almeno fino al momento in cui capisce che non bisogna fare tutto, ma concentrarsi solo su ciò che amiamo davvero. E credere – sempre e comunque – nei libri.

AUTORE: Elizabeth Egan
TITOLO ORIGINALE: A window opens
TRADUZIONE A CURA DI: Elena Cantoni
EDITORE: Nord Editrice
DATA DI PUBBLICAZIONE: 25 febbraio 2016
PAGINE: 396


18 febbraio 2016

Recensione 'I nostri giovedì al parco' di Hilary Boyd - Nord

i nostri giovedì al parcoSINOSSI

Da dieci anni, Jeanie vive in una prigione di silenzio. Da quando, in una fredda sera di autunno, suo marito George è rientrato a casa e ha iniziato a comportarsi come se lei non esistesse. Ancora oggi, lui non la guarda, non le parla, dorme in un’altra stanza. A poco a poco, Jeanie ha imparato ad andare avanti senza di lui, concentrandosi sul suo negozio di alimenti biologici e godendosi i giovedì al parco insieme con la nipotina. Ed è proprio in uno di quei pomeriggi che conosce Ray, anche lui lì per far giocare il nipote. Ray è galante, spiritoso, gentile. Per la prima volta dopo tanto tempo, Jeanie si sente di nuovo apprezzata e, giovedì dopo giovedì, si accorge di provare uno slancio che credeva di avere ormai perduto. Eppure la felicità ha un prezzo. Ben presto, infatti, Jeanie si rende conto che, per abbandonarsi a un nuovo amore, deve liberarsi di ciò che la lega al passato, mettendo così a rischio tutto ciò che ha costruito. Come il rapporto con la figlia, che non capisce cosa stia succedendo alla madre, o la stima delle amiche, che le suggeriscono di non dare peso a un sentimento effimero. Ma, soprattutto, Jeanie deve ricominciare a comunicare col marito, e l’unico modo per farlo è scoprire cosa sia successo in quella notte di dieci anni prima…

Thursdays in the ParkTITOLO: I nostri giovedì al parco
AUTORE: Hilary Boyd
TITOLO ORIGINALE: Thursday in the park
TRADUZIONE A CURA DI: Donatella Rizzati
EDITORE: Editrice Nord
DATA DI PUBBLICAZIONE: 4 settembre 2014
PAGINE: 382

8 febbraio 2016

Recensione IN ANTEPRIMA 'La vita segreta e la strana morte della signorina Milne' di Andrew Nicoll - Sonzogno

la vita segreta e la strana morte della signorina milneSINOSSI

Nulla è come sembra a Broughty Ferry, tranquillo paesino sulla costa scozzese. Jean Milne, ad esempio, è una matura zitella che vive sola in una lussuosa villa di ventitré stanze (quasi tutte chiuse) ed è, per i suoi concittadini, un modello di rispettabilità. Eppure, quando viene trovata brutalmente assassinata nella sua abitazione con i piedi legati e il cranio fracassato, l’immagine pubblica, che così a lungo ha resistito, comincia a incrinarsi. Chi può avere ucciso in maniera tanto feroce una signora così riservata? E perché, di colpo, conoscenti e testimoni diventano elusivi e reticenti? E chi è l’uomo che, su carta violetta, le ha scritto, alla vigilia dell’assassinio, una lettera a dir poco personale? La notizia del crimine si diffonde rapidamente per tutta la Gran Bretagna, suscitando nei lettori delle gazzette una curiosità così morbosa che la polizia si sente subito sotto pressione: bisogna trovare un colpevole e bisogna trovarlo in fretta, anche a costo di qualche procedura non proprio scrupolosa. A indagare, con i più moderni ritrovati della scienza investigativa (siamo nel 1912), viene chiamato da Glasgow l’ispettore Trench, un esperto per i casi più difficili, affiancato dall’attento sergente Frazer, agente della polizia locale. Man mano che i due scavano nella vita della signorina Milne, i segreti della sua esistenza vengono a galla. E alla fine sarà uno shock per tutti. Basato su una storia vera, e ricostruito grazie a una meticolosa ricerca negli archivi della polizia e nei giornali dell’epoca, questo caso viene riaperto con sapiente talento narrativo e tocchi di britannico humour.

TITOLO:
La vita segreta e la strana morte della signorina Milne The Secret Life and Curious Death of Miss Jean Milne
AUTORE: Andrew Nicoll
TITOLO ORIGINALE:
The secret life an curious death of Miss Jean Milne
TRADUZIONE A CURA DI:
Marinella Magrì
EDITORE: Sonzogno
DATA DI PUBBLICAZIONE:
25 febbraio 2016
PAGINE: 352


5 febbraio 2016

Recensione 'L'eredità segreta' di Katherine Webb - Mondadori

l'eredità segretaSINOSSI

Nel freddo inverno del 2009, dopo la morte della nonna Meredith, Erica Calcott e sua sorella beth, entrambe sulla trentina, ritornano dopo molti anni a StortonManor, la magnifica casa di famiglia nel Wiltshire che ha fatto da sfondo alle lunghe estati della loro infanzia.
La nonna, una donna dura e fredda, non aveva in realtà mai mostrato un grande attaccamento nei loro confronti, ma le ha nominate comunque eredi della proprietà a patto che vi si trasferiscano entrambe. Questa richiesta piuttosto insolita è però difficile da accettare, soprattutto perché su Storton Manor incombe l'ombra di un tragico avvenimento: molti anni prima Henry, il cugino, era sparito nel nulla, lasciando la famiglia distrutta. A subirne ancora oggi le conseguenze è soprattutto Beth, rimasta profondamente traumatizzata da quell'evento. per questo motivo Erica, la più forte delle due, decide di scoprire cos'è successo a Henry, in modo da chiudere i conti con il passato e permettere a sua sorella di ritrovare la serenità.
Ed è frugando tra le carte della nonna che, sopraffatta dai ricordi, Erica viene a conoscenza della vera storia della sua famiglia e fa una scoperta sconvolgente sulla sua bisnonna Caroline, un'affascinante ereditiera di New York, che si era trasferita per amore nel selvaggio Oklahoma all'inizio del Novecento, segnando con la sua vita avventurosa il destino dei Calcott.
Ambientato tra l'incontaminato West e la placida e rigogliosa campagna inglese, L'eredità segreta è un'emozionante saga che si snoda in un continuo alternarsi fra passato e presente, seguendo quattro generazioni di donne lungo l'arco di un secolo. Katherine Webb tratteggia con passione e sensibilità una coinvolgente storia di grandi amori, antiche ferite e legami indissolubili che nemmeno il tempo può cancellare.

TITOLO: L'eredità segreta
AUTORE: Katherine Webb
TITOLO ORIGINALE: The legacy
TRADUZIONE A CURA DI: Manuela Faimali
EDITORE: Mondadori
DATA DI PUBBLICAZIONE: 6 settembre 2011
PAGINE: 408

TRAMA 7
PERSONAGGI 7
STILE 7
INCIPIT 8
FINALE 7
COPERTINA 6

25 gennaio 2016

Recensione 'Non avevo capito niente' di Diego De Silva

non avevo capito nienteSINOSSI

Prendete la persona piú simpatica che conoscete. Poi quella piú intelligente. Adesso quella piú stupida e infantile. Piú generosa. Piú matta. Mescolate bene. Ecco, grosso modo, il protagonista di questo libro. Un po' Mr Bean, un po' Holden, un po' semplicemente se stesso, Vincenzo Malinconico è un avvocato semi-disoccupato, un marito semi-divorziato, e soprattutto un grandioso, irresistibile filosofo naturale. Capace di dire cose grosse con l'aria di sparare fesserie, di parlarci di camorra come d'amore con la stessa piroettante, alogica, stralunatissima forza, Malinconico ci conquista nel piú complesso dei modi: facendoci ridere.

TITOLO: Non avevo capito niente
AUTORE: Diego De Silva
EDITORE: Einaudi
DATA DI PUBBLICAZIONE: ottobre 2007
PAGINE: 315

TRAMA 6
PERSONAGGI 8
STILE 8
INCIPIT 6
FINALE 7
COPERTINA 7


5 dicembre 2015

Recensione 'Una ragazza da Tiffany' di Susan Vreeland–Neri Pozza

una ragazza da tiffanySINOSSI

Nel 1892, a Manhattan, un’elaborata insegna in bronzo fa bella mostra di sé. Tiffany Glass & Decorating Company declama la scritta che campeggia sopra una solida porta di vetro molato. Oltre quella porta, si schiude un grande salone con enormi vetrate appese al soffitto e imponenti mosaici poggiati alle pareti. E poi vasi dalle linee morbide, pendole, candelabri Art Nouveau, lampade con paralumi di vetro soffiato in mille splendidi colori.
È il regno di Louis Comfort Tiffany, pittore di quadri orientalisti raffiguranti minareti, moschee e beduini, secondo il gusto del tempo. Gardenia all’occhiello, baffi fluenti, Louis Comfort Tiffany ha creato il suo atelier coltivando un progetto ambizioso: estendere la sua idea dell’arte come «bellezza che non ha bisogno di spiegazioni perché basta a se stessa» alla decorazione del vetro.
La Tiffany Glass & Decorating Company è, tuttavia, anche il regno delle Tiffany girls, le ragazze di Tiffany, come sono chiamate a Manhattan le donne che l’artista ha riunito attorno a sé. Ogni giorno Louis le esorta ad abituarsi a riconoscere la bellezza in ogni momento, a «cogliere la grazia di una forma, l’eccitazione di un colore». Radunate nel laboratorio al quinto piano, le ragazze, però, non hanno bisogno di soverchie esortazioni per tagliare il vetro con estro, e disegnare e dipingere alacremente.
Vi è Wilhelmina, impertinente diciassettenne dall’alta statura, Mary diciottenne dai capelli rossi, Cornelia, riservata e taciturna, Agnes, l’altera, la prima donna cui Tiffany ha accordato l’onore di dipingere i soggetti delle sue vetrate. E, infine, Clara Wolcott Driscoll.
Giovane vedova in un laboratorio dove vige la regola, imposta dal padre di Louis, di impiegare solo fanciulle non maritate, Clara è l’artefice autentica delle creazioni Tiffany. È lei, infatti, a ideare quegli oggetti meravigliosi, i paralumi di vetro soffiato, decorati con uno stile che sembra celebrare la gioia e il mistero di un secolo che deve ancora iniziare.
Una ragazza da Tiffany è, soprattutto, la sua storia. Una storia in cui Susan Vreeland non celebra soltanto un talento misconosciuto, ma illumina anche gli slanci, i desideri e le ambizioni di una giovane donna nella metropoli americana pronta a tuffarsi nella grande avventura del Novecento.

TITOLO: Una ragazza da Tiffany Clara and Mr. Tiffany
AUTORE: Susan Vreeland
TITOLO ORIGINALE: Clara and Mr. Tiffany
TRADUZIONE A CURA DI: Massimo Ortelio
EDITORE: Neri Pozza
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2010
PAGINE: 504

TRAMA 7
PERSONAGGI 6
STILE 8
INCIPIT 6
FINALE 6
COPERTINA 8


13 novembre 2015

Recensione 'Tutto quello che so di noi' di Rowan Coleman–SperlingKupfer

tutto quello che so di noiSINOSSI

Claire è una bella donna che vive con la figlia già grande Caitlin, il marito Greg (di dieci anni più giovane, del quale si è innamorata, ricambiata, quando lui le ha ristrutturato la casa) e la loro figlia Esther di tre anni. Claire, all'improvviso, comincia a perdere la memoria, in una rapida spirale fino alla diagnosi di Alzheimer. Le cure non hanno effetto e Claire sa bene che presto scorderà tutto e tutti. Così decide di scrivere un Libro dei ricordi, la traccia tangibile della sua esistenza, e soprattutto della sua straordinaria storia d'amore con Greg e del profondo sentimento materno che la lega alle figlie.

TITOLO: Tutto quello che so di noi
AUTORE: Rowan Coleman
EDITORE: Sperling&Kupfer
DATA DI PUBBLICAZIONE: 7 aprile 2015
PAGINE: 312
ISBN: 9788820057930

TRAMA 6
PERSONAGGI 6
STILE 6
INCIPIT 6
FINALE 8
COPERTINA 4


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