Università̀ di Harvard. È una luminosa giornata di luglio di qualche anno fa. Tra le pareti della Houghton Library, qualcuno consulta febbrilmente lo schedario, e d’un tratto rimane col fiato sospeso. I ricercatori Joel Myerson e Daniel Shealy hanno fatto richiesta, soltanto qualche giorno prima, di visionare un carteggio familiare di una delle più̀ importanti scrittrici americane del xix secolo, del quale però scoprono non sia rimasta alcuna traccia. Una scheda di pochi pollici pare spalancare, invece, una possibilità̀ del tutto inaspettata: «Alcott, Louisa May. L’eredità. Manoscritto autografo; 1849».
In preda allo sconcerto e all’entusiasmo, scarabocchiano in fretta il numero di collocazione e consegnano la richiesta di prestito ai bibliotecari. Tra le carte del loro tavolo di lavoro fa capolino, come un magico scrigno venuto dal passato, un taccuino rosso, delle dimensioni di un diario, che reca una scrittura inconfondibile. Sulla parte interna della copertina trovano attaccato un cartoncino con su scritto: «Il mio primo romanzo | scritto a diciassette anni | High St. Boston». Quasi increduli, i due studiosi iniziano a leggere le pagine di un’affascinante storia trascurata fino a quell’istante: protagonista è Edith Adelon, una povera orfana di origini italiane, accolta e allevata dalla nobile famiglia inglese degli Hamilton, presso i quali diviene istitutrice e poi compagna della giovane Lady Amy. Una lunga lettera svelerà̀ alla ragazza l’inverosimile mistero della sua nascita. Scritto sotto l’influenza dei romanzi gotici in voga al tempo, ancora acerbo nello stile eppure originale nella stesura, L’eredità è, dunque, l’incantevole primo esperimento letterario di colei che diventerà̀ la celebre Autrice di Piccole Donne. |
trama 7
personaggi 7
stile 9
incipit 8
finale 7
copertina 8
4 stelle
Piacere Libridinoso
Letto in 2 ore
La primissima cosa che si percepisce leggendo questo romanzo, è la mano abile di Luoisa May Alcott che, seppur ancora grezza, è unica nel suo stile.
Questa storia la Alcott la scrisse quando era appena diciassettenne. E, nonostante ciò, la magica penna di colei che ha accolto tute noi lettrici in erba con le sue Piccole Donne, è riconoscibilissima in ogni parola, in ogni frase, in ogni personaggio.
La Alcott ci racconta la storia di Edith Adelon, bellissima orfana italiana, che ha trovato dimora presso la magione di Lord Hamilton.
Cresciuta con Arthur ed Emily, Edith scoprirà di far parte della famiglia. Intanto, dovrà subire le angherie di Lady Ida che, gelosa della sua bellezza, della sua classe innata e della sua giovinezza, cercherà di metterla in cattiva luce ed allontanarla dalla tenuta.
Cresciuta con Arthur ed Emily, Edith scoprirà di far parte della famiglia. Intanto, dovrà subire le angherie di Lady Ida che, gelosa della sua bellezza, della sua classe innata e della sua giovinezza, cercherà di metterla in cattiva luce ed allontanarla dalla tenuta.
Lo stile, come ho detto, è impeccabile seppur acerbo. La Alcott era già in grado di riuscire a coinvolgere il lettore con le sue parole, con le sue minuziose descrizioni dei luoghi, dei personaggi e, soprattutto, delle emozioni.
Anche questa volta, una menzione speciale va alla Jo March, alla cura e all’attenzione che mettono nella traduzione, nella stampa e nella rilegatura. I loro libri sono belli sotto tutti i punti di vista e questa è la conferma di quanto la passione e l’amore per il proprio lavoro portino a buona risultati!
Ma guarda caso anche io ho questo libro da leggere... Come è piccolo il mondo... XD
RispondiEliminaSputati, sorella!
EliminaRaffaella - La casa vicino al treno
RispondiEliminaAdoro la Alcott ma questo libro non lo conoscevo. Credo che lo leggerò al più presto. Grazie per la bella recensione. Un abbraccio
Ciao, Raffaella. Io ringrazio sempre la Jo March per la cura che mettono nel riuscire a portare in Italia romanzi che, altrimenti, noi non avremmo mai modo di leggere!
EliminaE' bello riuscire a scovare i primi lavori degli scrittori ormai celebri, Rivelano il cambiamento dello stile ma anche le somiglianze con le opere più famose. E' un po' come azionare la macchina del tempo e tornare nel passato.
RispondiEliminaPurtroppo capita anche di incappare in esordi "terrificanti"!
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