Lettera ironica agli editori: copertine, errori e amori impossibili coi lettori



Cari editori, accomodatevi. Niente paura, non mordo. O quasi.

Sedetevi, prendete una tazza (ma niente tè pastello, vi prego) e ascoltate.
Questa non è una guerra, è una lettera d'amore un po' stropicciata, piena di ironia e qualche graffio. Perché, vedete, noi lettori vi amiamo - ma ci fate anche un po' arrabbiare. Vi seguiamo, vi sosteniamo, vi riempiamo le tasche e le storie Instagram, ma ogni tanto... ci chiediamo se viviate nello stesso mondo nostro. Quello dove una copertina è importante, ma anche una trama leggibile; dove le bozze andrebbero corrette prima della stampa; e dove non serve un titolo lungo quanto un testamento per attirare l'attenzione.

A chi pubblica solo copertina pastello con tazze di tè: serve uno psicologo (e un grafico sobrio)

Cari editori dell'estetica zuccherosa, possiamo parlare?
Ogni volta che vede una copertina con una ragazza di spalle, un fiore appassito e un font calligrafico color cipria, un lettore muore dentro.
Capisco la necessità di seguire un trend, ma siamo nel 2025: il mondo brucia, la politica delude, la vita costa. Non possiamo affrontare anche l'ennesima copertina beige con una finestra aperta e una tenda che svolazza.
E quei titoli? "La luce che brilla nell'ombra del cuore di mia nonna (che coltivava lavanda in Provenza)" - basta!
Siamo lettori, non collezionisti di bomboniere!

A chi crede che "l'editing" sia un'opinione: vi voglio bene, ma anche no

Un pensiero affettuoso a chi manda in stampa libri con refusi, dialoghi a metà e virgole messe a sentimento.
Vi immagino lì, di venerdì sera, davanti al file, pensando: "Dai, tanto nessuno se ne accorgerà". Spoiler: ce ne accorgiamo.
Soprattutto noi maniaci della punteggiatura, quelli che trovano un errore e lo incorniciano con rabbia.
Lo so, i tempi sono stretti, le scadenze assassine e i correttori di bozze umani. Ma vi prego, fermatevi un attimo prima del "Invia in tipografia". L'odore della carta nuova non copre l'odore di una bozza saltata.

A chi pubblica 42 libri al mese: siete editori o fabbriche di lievito madre?

Ci sono case editrici che producono libri come se fossero muffin: inforni, sforni, metti in vetrina, passa al prossimo.
Un po' di selezione, forse?
Non dico di pubblicare poco, ma di pubblicare bene. Date modo alle storie di respirare, di farsi scoprire, di trovare il loro pubblico.
Il lettore medio non è un aspirapolvere da romanzi, non serve nutrirlo ogni tre giorni.
Ci piace desiderare un libro, attenderlo, parlarne. Non siamo al reparto "frutta e verdura": non serve che il romanzo successivo scada entro una settimana.

A chi confonde la quarta di copertina con un compito in classe

La sinossi è un'arte, non una trappola.
Non serve raccontare TUTTA la trama, dal primo bacio all'ultima lacrima. Non serve nemmeno usare 28 aggettivi per dire che il libro è "potente, struggente, ironico, delicato, commovente e imperdibile".
Se dovete scrivere "imperdibile" su ogni romanzo, vi informo che il concetto di "imperdibile" perde senso.
La quarta di copertina dovrebbe incuriosire, non costringere a un atto di fede.
E se potete, evitate anche la frase "Un romanzo che ti cambierà la vita". Non lo farà. Al massimo mi farà cambiare posizione sul divano.

A chi non sa fare social ma ci prova con coraggio (e hashtag sbagliati)

Cari editori, lo so che volete esserci su Instagram. E apprezzo lo sforzo. Ma se l'obiettivo è conquistare lettori, forse iniziare con post non sgranati e hashtag più sensati di #letturaincredibilmenteemozionante potrebbe aiutare.
E per favore, smettiamola con i "Buongiorno lettori" alle 8 del mattino con foto stock di caffè e romanzi che nessuno ha letto.
Parlateci, non fate finta di farlo.
Noi lettori non siamo target di marketing, siamo persone con un cervello e, a volte, anche un gatto che giudica le vostre caption.

A chi sceglie gli autori come si scelgono le caramelle

C'è chi punta sui volti noti, chi sugli influencer con milioni di follower e zero idee e chi crede ancora nel talento.
A voi, ultimi romantici, dico: resistete!
Il mondo editoriale ha bisogno di scrittori veri, non di testimonial in cerca di promozione. Noi lettori ce ne accorgiamo quando dietro un libro c'è sostanza. E quando non c'è, anche.
Scegliere con criterio è un atto d'amore, non una strategia di marketing.

A chi continua nonostante tutto: vi voglio bene, davvero

Perché sì, dopo tutto questo sfogo, vi voglio bene.
Nonostante le copertine sbagliate, le trame stiracchiate e i refusi che urlano vendetta, l'editoria resta una delle poche magie rimaste.
Senza di voi, non avremmo storie, personaggi, mondi.
Senza di voi, non potremmo arrabbiarci, ridere, sognare o scrivere lettere come questa.
Quindi grazie, anche se a volte vi prenderei a colpi di segnalibro.

Alla fine, tra noi lettori e voi editori, è una storia d'amore complicata: ci facciamo del male, ma non riusciamo a lasciarci.
E, in fondo, non vorremmo mai farlo.


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